ARTROSI CERVICALE SINTOMI E RIMEDI

ARTROSI CERVICALE SINTOMI E RIMEDI

CAUSE ARTROSI CERVICALE

L’artrosi cervicale è una patologia degenerativa che colpisce il tratto cervicale della colonna vertebrale e che quindi si presenta in età avanzata, dai 60 anni in su.

La maggior parte della popolazione affetta da artrosi cervicale non si accorge di averla in quanto spesso non presenta sintomi dolorosi o significativi. Tuttavia quando si manifestano possono portare a:

  • Dolore: presente prevalentemente durante il movimento
  • rigidità: presente prevalentemente al risveglio o dopo un periodo di inattività
  • cefalea
  • vertigini
  • brachialgie: caratterizzate da dolore irradiato agli arti superiori che può essere o meno associato disestesie (bruciore, ipersensibilità, dolore), ipoestesia (riduzione della sensibilità), parestesie (formicolio)

L’artrosi cervicale nella maggior parte dei casi si manifesta in seguito ad una degenerazione della cartilagine delle vertebre cervicali.

Le cause possono essere molteplici:

  • Lesioni pregresse o usura: movimenti ripetitivi dovuti a una particolare occupazione o ad un’attività ripetitiva possono provocare un’usura precoce. Inoltre aver subito danni a livello cervicale (ad esempio lesioni legamentose in seguito a un colpo di frusta in auto), può accelerare il processo di invecchiamento.
  • Formazione di osteofiti: che possono determinare rigidità e in alcuni casi creare compressione del circolo sanguigno
  • Ernia cervicale
  • Disidratazione del disco
  • Rigidità legamentosa: I legamenti sono cordoni fibrosi che collegano tra loro le ossa vertebrali. Possono irrigidirsi nel tempo, influenzando il movimento del collo e rendendolo meno mobile.

I fattori di rischio per artrosi cervicale sono molteplici, alcuni di questi modificabili da uno stile di vita sano altri invece innati; vediamo quali sono:

  • Età
  • Lesioni pregresse a livello cervicale
  • Attività lavorative che prevedono il trasporto di carichi pesanti e movimenti ripetuti nel tempo.
  • Alcune tipologie di sport: ginnastica, arti marziali, pugilato ecc.
  • Fattori genetici (storia familiare)
  • Fumo
  • Essere in sovrappeso
  • Vita sedentaria

 

ARTROSI CERVICALE E SINTOMI NEUROLOGICI:

Tra le varie sintomatologie provocate dall’artrosi cervicale ci sono i sintomi neurologici

Il dolore neurogenico è un dolore che si irradia verso gli arti superiori ed è percepito nella regione innervata dal nervo che in quel momento risulta essere l’origine della fonte del dolore.

La causa è la stimolazione del nervo stesso o della radice nervosa a livello cervicale.

Il dolore può determinare la così chiamata brachialgia con dolore radicolare a livello degli arti superiori; si manifesta con:

  • dolore lancinante
  • fitta dolorosa
  • dolore superficiale e profondo
  • generalmente avvertito lungo una striscia ristretta.

Associato a questo è spesso presente una riduzione di forza di quei muscoli innervati dal nervo in questione e/o associato a riduzione o alterazione della sensibilità nell’area di innervazione nervosa.

Quali cure per il dolore da artrosi cervicale?

Terapia manuale, esercizio terapeutico e prevenzione ed educazione sono i migliori candidati che possono aiutarti a combattere il dolore da artrosi cervicale.

 

Studi dimostrano che l’esercizio terapeutico aiuta i pazienti con artrosi cervicale sia a breve che a lungo termine.

Il trattamento dovrebbe iniziare il prima possibile (infatti l’alterazione della funzione muscolare inizia generalmente in maniera precoce in seguito all’insorgenza del dolore);

L’esercizio terapeutico proposto è libero dal dolore e ha una intensità e dosaggio variabile in base al tipo di dolore e al paziente in questione.

 

Ricorda però: l’esercizio da una risposta se fatto per almeno 12 settimane consecutive; si parla quindi di circa 3- 4 mesi almeno

 

E la terapia manuale a cosa serve? Gli effetti della terapia manuale sul dolore cervicale sono molteplici e riassumibili in:

  • aumenta la soglia del dolore e agisce sui meccanismi centrali del dolore (iperalgesia secondaria)
  • migliora la mobilità della colonna cervicale

ARTROSI CERVICALE E VERTIGINI

Non Raramente chi soffre di dolore da artrosi cervicale sperimenta una sensazione di disequilibrio, giramento di testa, definito vertigine;

La vertigine cervicogenica è un disturbo piuttosto comune (prevalenza che varia dal 2% al 30-40%).

Circa il 30% delle persone sopra i 65 anni sperimenta questo sintomo e il 39% di queste ha cadute accidentali per tale causa.

Ma che cosa è la vertigine cervicogenica? Viene definita come una sensazione non specifica di alterato orientamento nello spazio, disequilibrio ed instabilità dovute ad anormali input afferenziali ai nuclei vestibolari provenienti da recettori articolari o muscolari danneggiati nel rachide cervicale superiore

Come viene diagnosticata? Attraverso test specifici, sintomi riferiti e storia clinica del paziente, il fisioterapista può escludere patologie più gravi e arrivare alla diagnosi fisioterapica di vertigine cervicogenica.

Una volta raggiunta tale diagnosi il trattamento che ne segue è basato sull’esercizio terapeutico specifico associato a un trattamento di terapia manuale a livello cervicale.

 

ARTROSI CERVICALE E MAL DI TESTA.

In alcuni cani artrosi cervicale può comportare anche mal di testa.

Esistono diverse tipologie di mal di testa e quella provocata da artrosi cervicale viene definita come cefalea cervicogenica. 

Per cefalea cervicogenica infatti si intende infatti un dolore causato da patologie del rachide cervicale (tessuto osseo, disco e /o tessuti molli), solitamente, ma non necessariamente accompagnato da dolore cervicale

Questo tipo di mal di testa è accompagnato da una ridotta motilità del collo soprattutto in flessione e rotazione, posizione protratta del capo, disfunzioni di movimento e compromissione della funzione neuro-muscolare.

La cefalea cervicogenica è caratterizzata da dolore di natura non pulsante, non lancinante, ma di intensità moderata;

solitamente ha una durata che varia da ore ad alcune settimane e tende a cronicizzarsi nel tempo;

 

 

Cosa può fare il fisioterapista?

Dopo un’attenta valutazione del paziente il trattamento sarà diretto a ciò che emerge ma comunque basato su terapia manuale ed esercizio terapeutico specifico che sono considerati i trattamenti d’eccellenza per questo tipo di problematiche.

 

Come forse hai capito leggendo l’articolo la fisioterapia può aiutarti a prevenire e curare il tuo dolore cervicale attraverso valutazioni trattamenti manuali ed esercizio specifico per la tua problematica.

Dolore cervicale? Niente paura 10 consigli per te!

Dolore cervicale? Niente paura 10 consigli per te!

Il dolore cervicale è la seconda causa di dolore, dopo il mal di schiena, per cui le persone di rivolgono a un medico, fisioterapista o chiedono assistenza.

Circa 2/3 della popolazione almeno una volta nella vita soffre di disturbi cervicali con un andamento benigno nella maggior parte dei casi.

Questa condizione colpisce maggiormente le donne intorno ai 40- 50 anni di età e in una piccola percentuale (10%) tende a cronicizzare nel tempo (cote et al. 2004)

Difficilmente la causa scatenante di dolore cervicale è una sola, ma insorge quasi sempre per un insieme di fattori diversi legate allo stile di vita e ad alterazioni strutturali della colonna e del controllo muscolare.

Ma sappi che sono, per la maggior parte, tutti fattori modificabili

 e migliorabili con l’aiuto della fisioterapia!

 

Alcuni esempi di Fattori legati allo stile di vita sono appunto;

  • lavoro sedentario (ufficio, computer…);
  • lavoro in smart working con postazioni non ergonomiche (tavoli e sedie della cucina diventano sempre di più il nostro ufficio);
  • lavoro di forza e/o con movimenti ripetuti delle braccia sopra la testa;
  • mancanza di attività fisica;
  • eccesso di attività fisica;
  • mantenimento di “posture scorrette” durante il giorno e la notte;
  • Stress e disturbi del sonno.

 

Quindi ecco per te 10 consigli per gestire al meglio il tuo dolore al collo.

  1. Se il tuo dolore è comparso spontaneamente, senza traumi, incidenti stradali, e senza comparsa di altri sintomi (svenimenti, vertigini, disturbi della visione, associato primo episodio di mal di testa, ecc..) stai tranquillo, molto probabilmente si tratta di un semplice dolore cervicale e molto probabilmente risolvibile.

I dati dicono infatti che nel 90% dei casi si tratta di un disturbo non specifico o dolore meccanico (Blinder 2008), ed essendo tale, trattabile e risolvibile con la fisioterapia.

 

  1. Il riposo a letto e l’utilizzo di un collare, vengono considerati un trattamento inadeguato per favorire la risoluzione di un quadro doloroso rallentando la ripresa e aumentando la rigidità articolare e muscolare. Piuttosto, le evidenze sempre di più supportano una serie di programmi di esercizi come trattamento e prevenzione per il tuo dolore al collo. Per cui non aver paura a muoverti e cerca di riprendere le tue attività giornaliere per quanto sia possibile

 

  1. Non farti prendere dal panico!!

Un numero crescente di prove suggerisce che fattori, come il catastrofismo e kinesiofobia, possano portare ad esiti negativi, specialmente nei casi di dolore alla schiena e al collo.

Ricordati che le prime 48/72 ore da quando si scatena il dolore sono le peggiori. L’infiammazione è un processo fisiologico del corpo che necessita del suo tempo (48/72 ore) per ridursi spontaneamente.

 

  1. Evita di fare, se non sotto consiglio medico/ fisioterapico, esami diagnostici come radiografie e risonanze magnetiche. Spesso infatti risultano inutili o ancora peggio dannose.

Gli esami diagnostici infatti se effettuati senza ragione specifica possono aumentare il livello di disabilità portando a preoccupazioni da parte del paziente sull’esito del referto. Spesso infatti emergono, dagli esami, “anomalie” (ad esempio protrusioni discali, bulging osteofiti…) che sono presenti anche in soggetti senza dolore e che alimentano solamente paura e panico.

 

  1. Molto spesso il dolore cervicale è associato ad altri disturbi:

cefalea cervicogenica (Mal di testa). Dolore alla mandibola, dolore alle spalle, dolore al dorso.

Non ti spaventare se ti capita di avere associati due o più di questi sintomi. Sono spesso riscontrabili in un neck pain e soprattutto trattabili e risolvibili nella maggior parte dei casi.

 

 

  1. Se la cervicale è il “tuo tallone d’Achille”, forse è opportuno per te iniziare a fare un po’ di esercizio. In seguito a insorgenza di dolore o presenza di un trauma, alterazioni della funzione muscolare iniziano precocemente.

Un programma di esercizio inizialmente a basso carico, dei muscoli profondi del collo, è efficace nel ridurre il dolore e prevenire un nuovo episodio in futuro. 

Ma attenzione: Per esercizi non si intende il classico stretching che di vede sempre in televisione, bensì semplici esercizi di RINFORZO muscolare, mirati al rinforzo di quei muscoli profondi del collo che in seguito a dolore si “disattivano” immediatamente.

  1. Se hai dolore da molto tempo (mesi, anni) o hai un dolore che si ripresenta costantemente senza essere mai trattato, non pensare di poterlo trattare e eliminare in poco tempo.

Spesso servono mesi per uscirne del tutto. Ma stai tranquillo è del tutto normale!

8. Ecco qua un esempio molto semplice di esercizio da poter eseguire a casa con un semplice elastico.

 9. Se hai un lavoro in smart working, e hai cervicalgia, cerca di trovare una posizione comoda, ma anche ergonomica. La postura che si assume durante il giorno, durante il lavoro, non è dannosa di per sé, ma lo diventa se tale postura viene mantenuta per molto tempo durante il giorno.

Cerca quindi durante il giorno di cambiare posizione, non stare tutto il giorno fermo davanti al pc, ogni tanto alzati e cammina, muoviti.

 10. Se il tuo dolore cervicale non si riduce rivolgiti ad un fisioterapista che inseguito ad un’accurata valutazione saprà suggerirti la terapia migliore per te.

Ad oggi terapia manuale, esercizio terapeutico e trattamento miofasciale sono strategie maggiormente utilizzate con risultati migliori.

A cura di:

GIULIA SANGUINETTI, PT, OMPT student

  • Orthopeadic Manipulative Physical Therapist (OMPT) student
  • Fisioterapista dei disturbi vascuolo-linfatici
  • Fisioterapista esperta in fisio-pilates
Colpo di frusta

Colpo di frusta

Il Colpo di frusta o Whiplash è una lesione che si verifica al collo di una persona a seguito di un’improvvisa forza di accelerazione-decelerazione che causa un movimento  rapido in avanti e all’indietro della testa e del collo, più comunemente casuato da incidenti automobilistici.

Il trauma può dar luogo a lesioni articolari o dei tessuti molli che a loro volta possono dar luogo a varie manifestazioni cliniche,quali : dolore e rigidità cervicali, cefalea, vertigini, parestesie, e difficoltà cognitive come la perdita di memoria. L’insieme di queste manifestazioni va sotto il nome di “disordini associati al colpo di frusta” (whiplash associated disorders – WAD). 

Un po’ di dati :

  • Il colpo di frusta è una conseguenza frequente dei tamponamenti d’auto; tale trauma è ritenuto motivo di oltre 300 su 100.000 richieste di prestazioni di pronto soccorso ogni anno.
  • Recenti stime suggeriscono che l’incidenza sia in aumento.
  • Una percentuale significativa (fino al 60%) di coloro che hanno subito un colpo di frusta sviluppano sintomi persistenti che vanno dal dolore lieve al dolore intenso ed alla disabilità.

Come avviene il whiplash?

 Durante un incidente con un impatto importante , il nostro collo subisce una deformita denominata S-shape ( sigmoide);

Nei primi 60 millisecondi post impatto la cervicale passa da una posizione neutra a una posizione in cui le vertebre cervicali alte sono in iperflessione e le vertebre cervicali basse sono in iperestensione, per poi tornare in posizione neutra con un aumento di stress capsulare .

Questo movimento anormale può provocare danni ai tessuti molli e/o articolari a livello cervicale 

Quali sono i sintomi di un whiplash?

Le sintomatolgie possono essere più svariate

  • dolore e rigidità a livello cervicale, spalle e torace
  • parestesie agli arti superiori
  • mal di testa
  • vertigini
  • disturbi visivi

meno comunemente ma comunque possibili :

  • disturbi del sonno
  • disturbi cognitivi ( deficit di attenzione e concentrazione)
  • ronzio nelle orecchie ( tinnitus)
  • disturbi dell’equilibrio 

Nella maggior parte dei quadri clinici si assiste sempre a:

  • riduzione della mobilita di movimento attivo a livello cervicale e a livello toracico
  • alterato controllo motorio ( soprattutto dei muscoli sotto-occipitali, multifidi, flessori cranio-cervicali ) 

Nei casi più gravi e “cronici” di WAD  sintomi possono includere:

  • Depressione;
  • Rabbia;
  • Frustrazione;
  • ansia;
  • sindrome da stress post-traumatico;
  • disturbi del sonno (insonnia).

Ecco perchè è di fondamentale importanza iniziare il trattamento il prima possibile.

Inoltre…

Secondo uno studio di Sterling & al. Esistono 3 modalità di recupero diverse a cui una persona che ha subito whiplash può andare incontro:

  • una fase iniziale post-trauma con disabilità lieve/moderato, dolore e buon recupero immediatamente ( circa il 45% )
  • una fase iniziale post-trauma con disabilità moderato/severa, dolore, recupero moderato con fastidi che permangono dopo 12 mesi ( circa il 39%)
  • una fase iniziale post-trauma con disabilitàì severa, dolore, recupero moderato con problematiche, anche importanti, che permangono dopo 12 mesi ( circa il 16%)

Come avviene la diagnosi? 

Non esiste un test diagnostico specifico per il colpo di frusta.

La diagnosi viene effettuata in base ai sintomi riferiti dal paziente.

Le indagini radiografiche ed altre tecniche di imaging non sono utili nella maggioranza dei casi per identificare una lesione strutturali ( molto spesso si presentano con falsi positivi o falsi negativi)

 

 Le linee guida cliniche attuali raccomandano che le tecniche di imaging vengano utilizzate soltanto nei casi sospetti di frattura o dislocazione.

 

Molto spesso medici prescrivono un collare

MA: il collare serve davvero ?

Secondo le ultime ricerche sembrerebbe che sia utile e importante solo in presenza di microfratture o lesioni. In assenza di ciò la sua utilità sembra non essere di importanza, se non quella di dare “sicurezza” al paziente ( in questo ultimo caso il collare dovrebbe essere utilizzato per massimo 1 settimana ).

l’utilizzo prolungatto potrebbe addirittura ritardare il recupero

 

Come si tratta il colpo di frusta? 

NB: importante iniziare il trattamento il prima possibile !

il dolore modifica immediatamente la funzione muscolare.

La disfunzione muscolare inizia all’insorgere del disturbo.

Più tardi si inizia e più probabilmente si presenteranno problemi secondari con modifiche strutturali quali: alterazione del controllo motorio, atrofia, infiltrazioni di grasso muscolare)

 

Secondo le ultime linee Guida dell’Apta  il trattamento può essere suddiviso in tre fasi

  1. In fase acuta:

trattamento farmacologico ( steroideo ) per ridurre dolore

esercizi di mobilizzazione e posturali in assenza di dolore

Rassicurazione del paziente, informazione ed istruzioni specifiche per mantenere i livelli di attività

  1. in fase sub-acuta:

continuare con esercizi di mobilizzazione aggiungendo il rinforzo muscolare a livello cervicale e toracico.

inizio di esercizi di rinforzo muscolare e controllo motorio

  1. in fase cronica:

esercizio aerobico

gestione dello stress post- traumatico ( eventualmente con aiuto di uno psicologo)

 

Ci sono fattori di rischio che influenzano negativamente il trattamento?

 

  • Presenza di Neck pain già in precedenza all’incidente;
  • dolore inziale e disabilità severa;
  • stress post- traumatico;
  • precoce presenza di iperalgesia al freddo
  • kinesiofobia ( paura di muoversi)
  • credenze, aspettative e coping basso
  • catastrofizzazione 

altri fattori meno influenti sono: età, sesso femminile.  

Quindi, se hai avuto un incidente, con o senza tamponamento, se hai sintomi di dolore al collo, rigidità ecc.

Non aspettare, fatti valutare da un fisioterapista esperto e inizia subito il trattamento in modo da non andare in contro a sintomi più gravi e/o al cronicizzarsi della sintomatologia

 

 

 

A cura di:

GIULIA SANGUINETTI, PT, OMPT student

  • Orthopaedic Manipulative Physical Therapist (OMPT) Student
  • Fisioterapista dei disturbi vascuolo-linfatici
  • Fisioterapista esperta in fisio-pilates

Le lesioni muscolari nello sportivo

Le lesioni muscolari sono molto frequenti nello sport e la loro incidenza varia fra il 10 ed il 55% di tutti i traumi. La maggior parte possono essere una prevedibile conseguenza dell’allenamento il cui scopo  consiste nel sovraccaricare un muscolo per consentirne l’adattamento a un livello di performance superiore. Quando questo sovraccarico supera livelli organicamente accettabili, si verifica l’infortunio. Possono interessare qualunque muscolo del nostro corpo ,andando di fatto a creare un danno alla struttura della fibra muscolare  con frequente coinvolgimento della parte connettivale ed eventualmente tendinea e delle strutture vascolari.

L’unità funzionale dell’apparato muscolare è rappresentata del muscolo che consta di diverse parti:

  • il ventre muscolare
  • il tendine prossimale e quello distale
  • la giunzione muscolo-tendinea
  • la giunzione osteo-tendinea.

Il ventre muscolare è responsabile della contrattilità, è formato dall’insieme di numerose fibre che rappresentano le unità funzionali del muscolo stesso. Le numerose fibre muscolari si accollano l’una all’altra nel senso della lunghezza per formare una prima serie di fasci.

 

Causa e tipologia (Eziologia e patogenesi delle lesioni)

Possiamo riscontrare dei fattori predisponenti e fattori determinanti .

Per quanto riguarda i fattori predisponenti esistono quelli generali e quelli individuali.

Generali:

  • difetti di allenamento e flessibilità
  • fatica
  • condizioni atmosferiche
  • velocità di movimento

Individuali:

  • fattori psicologici
  • età
  • condizioni patologiche o post infettive
  • fattori articolari
  • squilibri muscolari.

Fattori determinanti :

  • trauma contusivo
  • azione dinamica attiva
  • azione dinamica passiva .

La categoria delle lesioni muscolari acute comprende vari generi di patologie, classificate secondo la gravità del danno muscolare. Molte sono le classificazioni proposte in letteratura, molto simili, ma non del tutto sovrapponibili.

Le lesioni muscolari possono essere causate da un Trauma Diretto più frequente negli sport di contatto (pallacanestro, calcio, rugby) o da un Trauma Indiretto più frequente negli sport individuali (tennis, atletica leggera). Nel trauma diretto, una forza esterna agisce sul muscolo schiacciandolo contro i piani profondi. Nel trauma indiretto, si chiamano in causa forze lesive intrinseche, che si sviluppano nel muscolo stesso o nell’apparato locomotore.

La classificazione delle lesioni muscolari da trauma diretto, si può dividerle in tre gradi, secondo la gravità, indirettamente indicata dall’arco di movimento effettuabile:

  1. lesione muscolare di grado lieve: è consentita oltre la metà del movimento;
  1. lesione muscolare di grado moderato: è concessa meno della metà, ma più di 1/3 del movimento;
  1. lesione muscolare di grado severo: è permesso movimento inferiore ad 1/3.

Le lesioni da trauma indiretto possono distinguersi come:

  • elongazione
  • distrazione
  • stiramento e strappo

Attualmente si preferisce classificarle in base ai livelli anatomo-patologici di gravità:

  • Lesione di I grado: rottura di poche fibre muscolari
  • Lesione di II grado: rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari
  • Lesione di III grado: interruzione quasi totale o totale del ventre .

Oppure come in questa  recente classificazione UKA Grading system (Pollack et. Al,2014):

  • Grado 0 : nessuna lesione o DOMS
  • Grado 1 : lesioni muscolari lievi che coinvolgono <10% CSA
  • Grado 2 : lesioni muscolari moderate che coinvolgono tra il 10-50% CSA
  • Grado 3 : strappo muscolare esteso >50 % CSA
  • Grado 4 : rottura completa
  • (a) lesione oltre la zona mio fasciale
  • (b) lesione al muscolo stesso (comunemente nella giunzione miotendinea)
  • ( c ) lesione estesa all’interno del tendine.

CSA : Cross Sectional  Area – Area sezionale trasversa

Nelle lesioni sia da trauma diretto che indiretto, essendo il tessuto muscolare molto vascolarizzato, si forma un ematoma che può essere di due tipi:

Intramuscolare: l’ematoma è delimitato da una fascia muscolare intatta e clinicamente si manifesta con dolore ed impotenza funzionale.

Intermuscolare: l’ematoma si espande negli spazi interfasciali ed interstiziali se la fascia muscolare è lacerata ed in tal caso non si verifica un aumento di pressione all’interno del muscolo.

Poiché le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale, le cui proprietà elastiche risultano ovviamente inferiori a quelle del normale tessuto muscolare. Ciò significa che dopo una lesione, non ci potrà mai essere una guarigione completa, nel senso di un ritorno alle condizioni anatomiche del muscolo precedenti l’infortuni, motivo per cui sarà fondamentale una diagnosi precisa dell’entità della lesione e soprattutto un trattamento mirato al recupero della capacità di carico e di una migliore elasticità muscolare .

Il sintomo del “dolore” rimane un elemento cardine, talora il solo, nell’evidenziare una patologia nel soggetto che pratica attività sportiva.

Nell’atleta generalmente domina il dolore muscolo-scheletrico, quindi un dolore somatico profondo che ha origine nelle strutture miofasciali, tendinee, capsulari, legamentose, articolari. In particolare, per la necessità di valutare i tempi e i modi di ripresa agonistica, e la migliore strategia terapeutica, occorre che la differenziazione diagnostica sia puntuale rispetto al meccanismo patogenetico operante e alla struttura anatomica/funzionale interessata.

Diagnosi e Gestione degli infortuni

La diagnosi e la conseguente gestione di un infortunio muscolare non sono sempre semplici, soprattutto nei casi di  sport dilettantistico  in cui spesso gli atleti non effettuano indagini di imaging (RM/ECO).

La diagnosi deve fondarsi sull’anamnesi dettagliata sia sul meccanismo dell’infortunio sia sulla storia clinica del paziente insieme ad un attento esame clinico. E’ importante saper individuare   pazienti che necessitano di un possibile  intervento chirurgico (raro) da quelli in cui è possibile procedere in maniera conservativa con piano terapeutico personalizzato.

L’esame fisico comprende l’ispezione e la palpazione dell’area infortunata, test sulla mobilità articolare, sulla funzionalità dei possibili muscoli  infortunati  con  e  senza  resistenza  (test  muscolari) ed  è  importante che i test vengano fatti bilateralmente per avere un paragone su i due lati e inoltre test di provocazione del dolore. L’esame fisico serve a  determinare   la   localizzazione   e   la   gravità dell’infortunio mentre gli esami diagnostici  descrivono la localizzazione ( quale muscolo e tessuto),  la  misura  e  la  natura  (edema/emorragia). La RM è considerato  l’esame  migliore  (gold   standard)   per   valutare   un infortunio  muscolare, però per costi e praticità  viene utilizzata maggiormente  l’ ecografica muscolo tendinea , eseguita dopo 48-72 ore dal momento del trauma.

Riassumendo, una   volta  che   si   sospetta   un   infortunio  muscolare  è necessario   raccogliere  un’anamnesi  dettagliata  riguardo  il  meccanismo d’infortunio  e  la  progressione  del  dolore,  seguito  da  un  attento  esame fisico. Spesso  è possibile che l’infortunio non sia molto evidente e   fare  una  precoce  diagnosi  non  è  facile:  in  questi  casi viene fatta una rivalutazione nelle successivi giorni , per vedere come evolve la situazione.

Trattamento 

Il trattamento avviene subito nelle prime 48 ore dal momento  della lesione o del trauma fino  a che non viene eseguita la valutazione ,ed viene proposto l’utilizzo del  protocollo PEACE & LOVE:

P : protezione della zona lesa

E : elevazione dell’arto leso il più spesso possibile

A : evitare l’assunzione di anti-infiammatori

C : compressione utilizzando bendaggi elastici per ridurre il gonfiore

E : educazione, conoscere il proprio corpo ,evitare trattamenti non necessari e stili di vita  non idonei .

&

L  : load, attendere al graduale  ritorno all’attività , seguendo il dolore come punto di riferimento

O : ottimismo, condizione il tuo cervello per un migliore recupero

V : vascolarizzazione , scegliere le attività che non provocano dolore per incrementare il flusso sanguigni e processi di riparazione del tessuto

E  : recuperare la mobilità, la forza e la propriocezione tramite l’esercizio terapeutico.

 

Il trattamento chirurgico in seguito ad una lesione muscolare non è consigliato , ma viene indicato in alcune possibili situazioni come in caso di :

  • Rottura muscolare completa
  • Distacco tendineo
  • Presenza d’ importante ematoma intramuscolare

l protocollo riabilitativo post-operatorio varia a seconda del tipo di lesione e dal tipo di operazione , in linea generale si esegue:

0-2 settimane:  bendaggio  elastico  senza  immobilizzazione  o tutori; non è concesso il carico.

Settimana  2-6:  inizio  del  carico  che  viene  incrementato  fino  a diventare totale al termine delle 6 settimane; in questa fase si iniziano esercizi  in  acqua  e  nuoto  (dalla  settimana  3-4),  training  su  cyclette (dalla settimana 4) e esercizi per ripristinare la mobilità (ROM) e riprestinare  qualità del tessuto.

Settimana  6-16:  in  base  ai  progressi  del  paziente  si  procede  con esercizi di potenziamento muscolare e ritorno all’ attività sportiva.

Il piano di trattamento viene costruito ad hoc per ogni paziente, quindi è importante per una corretta valutazione tenere in considerazione diversi fattori, come :    la biologia    della    lesione    muscolare, meccanismo di infortunio, anatomia e biomeccanica del muscolo coinvolto e fattori di rischio di infortunio (e recidive).

Dal  punto di  vista  biologico,  la  guarigione  di  una  lesione  muscolare  è  il processo  ripartivo  con  la  formazione  di  una  cicatrice;  questo  processo  si divide in 3 fasi:

1.FASE DI DISTRUZIONE (o INFIAMMATORIA):

 2.FASE    RIPARATORIA

3.FASE  DI  RIMODELLAMENTO

Il processo di guarigione  ottimale si ottiene stimolando la rigenerazione e minimizzando  la  riparazione,  in  modo  da  ottenere  la  cicatrice  più  piccola possibile.

Il nostro intervento verterà  con lo scopo finale della corretta guarigione , con l’insegnamento di tecniche di prevenzione, al  ritorno delle normali attività di vita quotidiana e al compimento del gesto atletico.

 

Fase 1

  

Favorire la guarigione

del tessuto

 

 

 

·         Riduzione del dolore 

·         Protezione e stimolazione del processo rigenerazione tissutale 

·         Prevenire atrofia muscolare

 

Trattamento :

·        PEACE & LOVE 

·        Kinesi passiva 

·        Massoterapia per ridurre spasmo  muscolare nei distretti vicini 

·        Terapia manuale a  livello articolare e dei tessuti molli

Progressivamente e rispettando le giuste tempistiche possiamo passare alla Fase 2 e alla 3

 Fase 2 – 3 

 Riprestino della funzione

muscolare in termini di :

Capacità, Forza, Velocità

E del controllo neuromuscolare

 

 ·         Recupero controllo neuromotorio 

·         Ripristino della capacità di carico 

·          Recupero della forza 

·         Sviluppo del controllo              neuromuscolare a livello globale 

·         Incremento della capacità di carico e della forza 

·         Recupero del gesto atletico e assenza di dolore

 

 

Trattamento :

Fase 2 :

·        Massoterapia tessuti vicini sede lesione

·        Terapia Manuale tramite mobilizzazione dei tessuti e articolare

·        Neurodinamica  per mobilizzare tessuto  neurale

·        Kinesi attiva* : contrazioni  muscolari  isometriche Isotoniche concentriche

·        Propriocezione

·        Training areobico* e di coordinazione*   

 

*vengono proposti esercizi ed attività seguendo sempre il dolore e tenendo in considerazione gli aspetti anatomici e biomeccanici

Fase 3

·        Massoterapia  diretta al muscolo lesionato

·        Terapia manuale mobilizzazione /manipolazioni tessuti

·        Neurodinamica

·        Kinesi attiva : contrazioni muscolari isotoniche concentriche  eccentriche

·        Pliometria

·        Training aerobico e di coordinazione con movimenti sport specifici.

  

Il trattamento finale mira non solo al ritorno alla performance dello sportivo, ma consiste anche nell’educarlo nelle norme di prevenzione e nel mantenimento di una corretta integrità fisica, per abbassare il rischio di recidive.

Le tempistiche per il ritorno all’attività sportiva variano a seconda del tipo di lesione e  dalla persona, viene fatta una valutazione finale riscontrata dalla negatività delle immagini strumentali ,in cui si esamina  :

-Assenza di dolore alla palpazione.

-Completa mobilità articolare (ROM) con assenza di dolore.

-Test di forza svolti manualmente o  con un dinamometro.

-Test funzionali positivi.

-Svolgimento da parte dello sportivo di almeno 4 sessioni intere di allenamento  senza dolori e disturbi. 

Un protocollo specifico per la prevenzione agli infortuni non esiste , però seguendo le linee guida generali e l’esperienza clinica educhiamo e raccomandiamo allo sportivo di :

·        Modificare i fattori predisponenti sia generali che individuali

·        Conoscere e saper ascoltare il proprio corpo.

·        Sonno/riposo di almeno 8 h nell’arco delle 24 h per evitare di andare in over stress,

·        Nutrizione: assimilazione di liquidi e nutrienti pre e post allenamento. E’ necessario il giusto reintegro di liquidi.

·         Mantenimento di una corretta mobilità articolare e flessibilità a livello muscolare

·        Durante un allenamento eseguire: riscaldamento, training , defaticamento

·        Allenamento di tipo eccentrico in modo da garantire i giusti stimoli per produrre gli adattamenti necessari

·        Propriocezione(esercizi di instabilità e equilibrio) ha effetti postivi non solo per la prevenzione alle lesioni muscolari ma anche per altre tipologie di infortuni.  

 

A cura di:

 Luigi Lanfranchi

  • Fisioterapista

Soffri di mal di testa?

Se per il tuo mal di testa ti han sempre e solo proposto un trattamento di tipo farmacologico, dovresti continuare a leggere quanto scritto qua sotto. Soprattutto se i farmaci che prendi fanno sempre meno effetto (o non fanno più effetto).

COS’È IL MAL DI TESTA?

Il mal di testa o cefalea è una condizione clinica frequentemente riscontrata nella pratica clinica medica e fisioterapica. Questo disturbo è molto comune perché interessa più della metà della popolazione mondiale e in base alle forme, ha un notevole impatto socio – economico negativo perché comporta disabilità, assenze lavorative, riduzione della produttività, spese mediche, cure varie e soprattutto alterazioni dello stile di vita e della sfera psico-emotiva.

 

PERCHÉ HO MAL DI TESTA?

Numerosi fattori possono attivare quei processi di irritazione e neuro-infiammazione che sono comuni a tutte le forme di mal di testa, quali: i disturbi del sonno e della sfera psicologica, l’ alimentazione o nutrizione scorretta, la presenza di altre patologie e soprattutto i disordini e dolori cervicali o mandibolari che son quelli meno considerati o proprio ignorati.

 

MAL DI TESTA E CERVICALE

E’ fondamentale che chi soffre di mal di testa valutare,  attraverso un Fisioterapista specializzato in disordini cranio-cervicali e cefalee, la presenza di disturbi cervicali (presenti in quasi il 90% dei soggetti e spesso asintomatici).

Recenti studi sul mal di testa hanno dimostrato infatti come un disturbo a livello della cervicale possa essere una causa diretta di molte forme di mal di testa e/o come tale disturbo possa contribuire al perpetuarsi degli episodi, con un aumento della frequenza e dell’intensità del mal di testa. Tali problematiche a livello cervicale andrebbero ulteriormente ad irritare un sistema nervoso già troppo sensibile in quelle persone che già soffrono di mal di testa.

Secondo diversi studi scientifici moli sono i fattori che possono contribuire all’insorgenza di diverse forme di cefalea: i disturbi del sonno, lo stress e l’ansia, e SOPRATTUTTO le problematiche a carico del rachide cervicale e/o della mandibola.

Lo sapevi che i disturbi a livello della caervicolare e/o mandibola sono presenti in 9 casi su 10 (in coloro che soffrono di mal di testa)?

Avevi mai pensato che tale disturbo possono essere la vera causa di mal di testa? O comunque potesse contribuire in moto importante al perpetuarsi degli attacchi?

 

CHE COSA SUCCEDE AL TUO MAL DI TESTA UNA VOLTA TRATTATE LE PROBLEMATICHE CERVICALI O MANDIBOLARI?

In oltre l’85-90% dei pazienti trattati la risoluzione di queste problematiche permette di:

• ridurre la frequenza, l’intensità e la durata dei tuoi attacchi di mal di testa (emicrania compresa!);
• ridurre l’uso di farmaci o migliorare la tua risposta ai farmaci (o alle altre terapie non-farmacologiche);
• migliorare la qualità della tua vita.

 

Se soffri di una qualsiasi forma di mal di testa il consiglio che ti possiamo dare è quello di rivolgerti presso una fisioterapista specializzato nei disordini cranio – cervico – mandibolari e cefalea.  Saprà valutare l’entità del tuo problema e la probabile relazione con il tuo mal di testa. Attraverso un percorso presso la nostra clinica del mal di testa potrai tu stesso verificare i  risultati in termini di riduzione della frequenza, della durata e dell’intensità del tuo mal di testa.

Dolore alla collo, un ottimo programma multimodale

Dolore alla collo, un ottimo programma multimodale

Dolore al collo: epidemiologia ed eziologia

Il dolore al collo è la seconda ragione per cui le persone si rivolgono a cure mediche specialistiche nei centri di assistenza primaria in tutto il mondo, con un impatto sociale ed economico considerevole.

Questa condizione colpisce con più frequenza le donne rispetto agli uomini, tendendo a ripresentarsi nel tempo o a diventare cronica.

L’eziologia del dolore al collo è spesso sconosciuta, quindi questa condizione è spesso classificata come dolore al collo non specifico o dolore meccanico al collo (Binder, 2008).

Un nuovo approccio: Educare il paziente verso la comprensione dei meccanismi che stanno alla base del dolore

L’educazione alla neurofisiologia del dolore, come accade anche a livello della LOMBARE, si è dimostrata efficace nel trattamento dei disturbi muscolo-scheletrici cronici

L’educazione alla neuroscienza del dolore è un approccio cognitivo che ha dimostrato di ridurre l’intensità del dolore, disabilità e fattori psicologici nei disturbi muscoloscheletrici cronici

D’altra parte, i trattamenti bio-comportamentali che utilizzano questi approcci educatici hanno dimostrato di migliorare la lombalgia cronica (intensità del dolore, ritorno al lavoro o stato funzionale generico) (Ostelo et al., 2005).

Sia l’educazione alla neuroscienza del dolore che il trattamento bio-comportamentale mirano a modificare le credenze dei pazienti sul proprio dolore, ma in aggiunta, l’intervento bio-comportamentale cerca di modificare i fattori psicologici e fisici aumentando l’attività fisica e le capacità di coping, ovvero la capacità di far fronte agli eventi stressanti della vita quotidiana.

Pertanto, ipotizziamo che un approccio bio – comportamentale possa rappresentare una valida soluzione terapeutica nella gestione clinica del mal di collo cronico

L’esercizio terapeutico, la terapia manuale ortopedica, il massaggio ed altre modalità fisiche ( come la stimolazione elettrica transcutanea), assieme all’educazione della neurofisiologia del dolore sono i trattamenti fisioterapici più comunemente utilizzati nei pazienti che presentano un mal di collo persistente.

In una revisione della letteratura, queste tecniche hanno dimostrato di ridurre il dolore quando applicate singolarmente, in particolare la terapia manuale e l’esercizio terapeutico, sebbene gli studi abbiano anche dimostrato che queste terapie sono più efficaci se usate in combinazione (Gross et al., 2007, Leaver, Refshauge, Maher e McAuley, 2010).

La durata del trattamento degli interventi combinati, tuttavia, è solitamente più lunga di quella dei singoli interventi, a volte anche il doppio

Dolore al collo e fattori psicologici

Un numero crescente di prove suggerisce che i fattori psicologici, come per esempio la mancanza di sonno, sono associati al dolore muscolo-scheletrico e che fattori come il catastrofismo possono prevedere esiti negativi, specialmente nei casi di dolore alla schiena e al collo. In un precedente articolo d’altronde, abbiamo appreso come comprendere il problema legato alle nostre ernie e protrusioni.

Infatti, il dolore catastrofico  è stato anche associato all’aumento dell’intensità del dolore evocato durante il test neurodinamico dell’arto superiore (e una risposta più intensa a questo test è stata proposta come un segno di sensibilizzazione centrale in pazienti con dolore (Nijs, Van Houdenhove, e Oostendorp, 2010).

L’educazione alla neurofisiologia del dolore, basato su un approccio cognitivo, si è dimostrato efficace proprio nel migliorare questo dolore catastrofico , anche se l’efficacia di questo l’intervento sui test di provocazione neurale rimane tutt’oggi ignoto.

Uno studio sul dolore cronico al collo

E’ stato realizzato uno studio sui pazienti con dolore cronico al collo, con lo scopo di determinare se un intervento di educazione alla neurofisiologia del dolore (comprendente un approccio bio-comportamentale) combinato con la terapia manuale fosse più efficace della sola terapia manuale, in termini di riduzione del dolore a 4 mesi di follow-up.

L’obiettivo secondario di questo studio è stato anche quello di esaminare se questi 3 interventi (educazione alla neurofisiologia del dolore, terapia manuale ed esercizio terapeutico) fosse più efficace di migliorare i risultati di meccano-sensibilità psicologica e neurale.

Sebbene numerosi studi si siano concentrati su vari interventi di trattamento per il dolore al collo, la nostra opinione è che questo è stato il primo studio per determinare l’efficacia dell’aggiunta di un programma basato sull’educazione che include un approccio bio-comportamentale ad un protocollo di terapia manuale per ridurre l’intensità del dolore, nonché per migliorare gli esiti di meccano-sensibilità psicologica e neurale in pazienti con dolore cronico.

Inoltre, crediamo anche che questo sia il primo studio che utilizza un trattamento multimodale che combina sia la terapia manuale che l’esercizio terapeutico ASSIEME ad un approccio bio-comportamentale.

Conclusioni dello studio

Forti evidenze scientifiche dimostrano che questo tipo di trattamento è efficace nei pazienti con lombalgia cronica (Hall et al., 2018); tuttavia, ci sono ancora prove insufficienti nei pazienti con dolore cronico al collo.

Il modello di educazione terapeutica che è stato adottato combina l’insegnamento di aspetti correlati alla neurofisiologia del dolore e aspetti relativi ad un approccio bio-comportamentale che include metodi cognitivi e di coping per modulare le risposte fisiologiche e produrre cambiamenti adattativi nel comportamento dei pazienti con dolore al collo cronico.

Altri studi hanno recentemente dimostrato che l’educazione terapeutica combinata con l’esercizio terapeutico è più efficace rispetto a quando confrontata con solo educazione terapeutica in nel dolore cronico al collo.

Inoltre, recenti ricerche su altri tipi di dolore al collo (es. Colpo di frusta cervicale e radiculopatia) hanno dimostrato che i trattamenti di fisioterapia con un approccio bio-comportamentale sono efficaci nel ridurre la disabilità, la funzione e il dolore.

Questo RCT ha dimostrato che un approccio bio-comportamentale associato alla terapia manuale ed all’esercizio non era più efficace del gruppo di controllo (ovvero solo la terapia manuale) per ridurre l’intensità del dolore al post-trattamento a 4 mesi di follow-up nei pazienti con CNSNP.

Tuttavia, il primo approccio ha ottenuto miglioramenti significativi rispetto al gruppo di controllo in termini di riduzione del dolore catastrofico e percezione del dolore.

Il trattamento multimodale (Terapia manuale, esercizio terapeutico e l’educazione alla neurofisiologia del dolore) si è dimostrato più efficace, rispetto al gruppo di controllo.

GIONATA PROSPERI, FT, SPT, SM.

  • Esperto In Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania
  • Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare
  • Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari
  • C.E.O. del Centro della Colonna vertebrale di Massa
  • Fisioterapia ecoguidata