Emicrania

Emicrania

CERVICALE ED EMICRANIA 

L’emicrania è una condizione di mal di testa disabilitante che colpisce il 15% della popolazione generale. Si stima che circa il 70% degli individui con emicrania soffra anche di dolore cervicale, spesso ignorati o considerati solo come sintomi dell’emicrania stessa.  Il dolore alla cervicale è considerato un fattore predittivo di disabilità correlata all’emicrania e di riduzione di efficacia del trattamento farmacologico.

Si puntualizza sul fatto che  la cronicità non dipende da quanto tempo (misurata in anni) una persona soffre di emicrania, ma bensì sul numero di attacchi al mese  e alle caratteristiche di questi attacchi.

L’influenza dei disordini muscolo scheletrici del rachide cervicale nell’emicrania è stata discussa in diversi studi che hanno investigato l’associazione tra i disordini muscolo scheletrici al collo con l’emicrania, sebbene abbiamo riportati risultati contrastanti.

Per esempio, alcuni autori hanno trovato restrizioni dell’escursione articolare o alterata postura in individui con emicrania, mentre altri autori non hanno trovato tali differenze.

I disordini muscolo scheletrici a livello del rachide cervicale (superiore) può contribuire all’intensità ed alla frequenza dell’emicrania attraverso una sensibilizzazione del nucleo caudale cervico trigeminale, ovvero quell’area anatomica in cui convergono input nocicettivi afferenti dalle radici cervicali superiori (C1 – C3), prima divisione del nervo trigemino, e dura madre.

Questo clinicamente si manifesta con la presenza di dolore riferito alla testa in soggetti con mal di testa durante la valutazione palpatoria delle articolazioni cervicali superiori sintomatiche.   La frequente coesistenza di cefalea e cervicalgia è attribuita  quindi all’innervazione nocicettiva comune della testa e del collo a livello del corno dorsale C1-2 localizzato a livello di questo complesso cervico trigeminale.

Illustrazione del nucleo cervico trigeminale 

 

 

 

Il rachide cervicale svolge un importante ruolo nel mantenimento della postura e dell’equilibrio. 

L’importante contributo della regione cervicale superiore (C1 – C3) è dovuto dal fatto che la maggior parte dei meccanorecettori e fusi neuromuscolari (recettori di stiramento disposti in parallelo alle fibre muscolari) sono connessi con il sistema simpatico, vestibolare e visivo per fornire una corretta propriocezione.  La cinestesia cervicocefalica è definita come l’abilità di percepire sia il movimento che la posizione della testa nello spazio rispetto al tronco, ed è di solito misurata attraverso il test del JPSE, ovvero test che rileva l’errore della posizione articolare, e sembra che gli individui con disturbi cervicali mostrati alti livelli di JPSE rispetto ai soggetti sani; Tuttavia, studi che hanno investigato i livelli di JPSE in pazienti con emicrania sono scarsi.  

L’obiettivo di uno studio condotto presso il dipartimento di Neuroscienza a San Paolo, in Brasile,  è stato quello di indagare le differenze dei disordini muscolo scheletrici a livello del rachide cervicale superiore inclusa la mobilità cervicale globale e della cervicale superiore, la presenza di sintomi a livello dell’articolazione cervicale,  disturbi propriocettivi con il test di JPSE, e la postura del collo e della testa tra le donne con emicrania episodica, emicrania cronica ed i sani.    

 

Questo studio ha scoperto che le donne con emicrania cronica od episodica presentavamo disturbi muscolo scheletrici a livello del rachide cervicale superiore espressa con una rotazione cervicale limitata, una disfunzione a livello delle prime due vertebre cervicali (C1-C2), valutata con il test di flessione – rotazione, e presenza di articolazioni cervicali superiori sintomatiche alla digito pressione. 

 

Tuttavia, la presenza di disordini muscolo scheletrici a livello cervicale nell’emicrania è controversa. Alcuni studi riportano una correlazione tra emicrania e disordini muscolo scheletrici, altri meno. Infatti, la presenza di una restrizione del movimento del rachide cervicale superiore è una caratteristica della cefalea cervicogenica, e non dell’emicrania.

Si ricorda che la cefalea cervicogenica è una forma di cefalea secondaria causata da una disfunzione cervicale delle prime tre vertebre cervicali (C0-C3) e clinicamente si manifesta con dolore unilaterale provocato dal movimento del collo o da posture prolungate che conseguente sovraccarico di tessuti articolari ed muscolari.

 

Ciononostante, il risultato di questo studio non supporta completamente questa ipotesi poiché è stato osservato una minore rotazione cervicale anche nel campione di donne con emicrania. 

Il cervical flexion – rotation test, ovvero il test di flessione – rotazione cervicale, è usato per l’identificazione della disfunzione nel segmento C1/C2 in pazienti con cefalea cervicogenica, laddove un’escursione articolare ridotta di 32° rende il test positivo.

 

In questo studio è stato trovato che le donne con emicrania mostravano una ridotta mobilità del rachide cervicale superiore ed almeno l’80% dei pazienti erano postivi al test di flessione – rotazione cervicale.

  

Di conseguenza, il fatto che le donne con emicrania mostrino un ridotto range di movimento cervicale nella rotazione attiva e durante il flexion – rotation test supporta un coinvolgimento del tratto cervicale superiore (C1-C2), poiché questo tratto cervicale è responsabile di buona parte della rotazione della cervicale.

 

E’ stato scoperto che il 50% delle pazienti con emicrania manifestavano sintomi alla digito pressione delle articolazione cervicali superiori.

  

La presenza di dolore riferito alla testa durante una pressione mantenuta sulle articolazioni sintomatiche in disfunzione a livello del rachide cervicale superiore non è una novità nella letteratura sul mal di testa. 

 

Tuttavia, ancora una volta i risultati sono controversi. Alcuni studi riferiscono la presenza di articolazioni cervicali superiori sintomatiche negli individui con emicrania, altri no. 

 

Secondo questo studio

  • il 50% delle donne con emicrania episodica ed il 36% con emicrania cronica presentavano un dolore riferito alla testa prodotto da C0/C1 (articolazione tra l’occipite e la prima vertebra cervicale);
  • ed il 50% delle donne sia con emicrania episodica che cronica lamentavano un dolore riferito alla testa da C1/C2 (prima e seconda vertebra cervicale)

 E’ interessante notare che, i pazienti emicranici positive al test di flessione – rotazione cervicale avevano un alta prevalenza di dolore riferito alla testa a seguito di una pressione sostenuta sulle articolazione cervicali superiori.

 La percentuale di prevalenza osservata in questo studio è stata alta rispetto ad altri studi dove non sono state osservate articolazioni cervicali superiori sintomatiche, ma bassa rispetto alla percentuale ripotata da Watson e Drummonf; una diversa pressione sostenuta, in termini di intensità, può spiegare questa differenza. 

E’ possibile che il dolore riferito alla testa riprodotto dai segmenti cervicali superiori, come riportato dal presente studio, può anche essere  dovuto dalla presenza di trigger point miofasciali presenti a livello del collo e della testa. Pertanto, la presenza di trigger point miofasciali nei muscoli cervicali, e che non sono stati esaminati in questo studio, potrebbe essere associati a questi risultati. 

La presenza di disturbi nel controllo senso – motorio cervicale (disturbo propriocettivo) in questa popolazione può essere correlato al fatto che un’alta percentuale di pazienti con emicrania presentano anche dolore cervicale. Infatti, un recente studio ha dimostrato che le donne con emicrania cronica mostrava un alterata strategia di reclutamento muscolare per stabilizzare la testa ed il collo. 

Tuttavia, la presenza di un alterata postura del collo e della testa nei pazienti con emicrania è controversa. In questi studio non è stata trovata differenza tra i gruppi negli angoli di lordosi cervicale e  cranio cervicali suggerendo che individui con emicrania non presentano una postura alterata.

Per concludere, sebbene non ci siano differenza tra la propriocezione e la postura del collo e del capo in questo studio, è stata osservata un’associazione tra postura della testa e la JPSE nei pazienti con emicrania cronica.  Questo è simile ai risultati riportati da Lee e collaboratori  dove la presenza di una forward head posture, ovvero posizione della testa in avanti, era correlate con un aumento della JPSE in tutti i movimenti. 

Questo studio ha scoperto che le donne con emicrania cronica o ricorrente mostravano una restrizione della mobilità cervicale in rotazione, una disfunzione dell’articolazione C1/C2 con il flexion – rotation test e la presenza di articolazione cervicali superiori sintomatiche alla digitopressione, suggerendo che i disordini muscolo scheletrici a livello cervicale sembrano interessare principalmente il tratto superiore.

 

 

 

 

A cura di

GIONATA PROSPERI FT, SPT, SM, cert. VRS          

  • Fisioterapista Sportivo  e Scienze Motorie
  • OMPT Student – SUPSI switzerland
  • Fisioterapista esperto in Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania
  • Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare
  • Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari
  • Fisioterapista specializzato nella Spalla dolorosa
RACHIDE CERVICALE E MANDIBOLA: COME FAVORISCONO IL MAL DI TESTA

RACHIDE CERVICALE E MANDIBOLA: COME FAVORISCONO IL MAL DI TESTA

Oggi sappiamo che le cefalee primarie sono processi neurologici al cui sviluppo ed evoluzione contribuiscono vari fattori: suscettibilità genetica, lo stress psico-fisico, la stanchezza, stress emotivi o psicologici, l’abuso o uso improprio di medicinali, gli alimenti, la sedentarietà, il fumo, la pressione, la respirazione, il sonno, e dulcis in fundo i problemi e dolori del rachide cervicale o della mandibola nonchè della vista. Tutte queste cose possono in varia misura e da soggetto a soggetto influenzare negativamente cioè irritare e sensitizzare (sensibilizzare)  il tuo sistema nervoso, favorendo il terreno per l’insorgenza del mal di testa.

La ricerca scientifica ha dimostrato un fatto anatomico-funzionale indiscutibile: i muscoli e le articolazioni del rachide cervicale o della mandibola possono inviare stimoli nocicettivi (irritativi) e sensitizzare (sensibilizzare) il tuo sistema nervoso causando forme specifiche di cefalea secondaria (la cefalea cervicogenica e la cefalea da disordine temporomandibolare). Possono altresì agire da fattori trigger, o più precisamente, da fattori di rischio in grado di peggiorare gli attacchi nonché favorire la cronicizzazione della cefalea tensiva e dell’emicrania.

 

I tessuti articolari e neuro-muscolari cervicali e temporo-mandibolari quando funzionano male sono infatti FONTI di NOCICEZIONE PERIFERICAprovocano e facilitano esperienze dolorose e disabilità di vario genere.

Il sistema nervoso dei cefalgici tensivi e emicranici tende  “di base” a un adattamento e sviluppo in questo senso (pro-nocicettivo) per cui tutto ciò che facilita l’irritazione e la sensibilizzazione nervosa promuove “esperienze spiacevoli” e peggiora le condizioni.

Se ti è stata fatta una diagnosi di Emicrania senz’aura o Cefalea Tensiva o entrambe, è fondamentale, nonché logico e ragionevole, che tu riceva anche un’accurata valutazione manuale (https://www.clinicadelmalditesta.it/prima-visita/) della funzionalità muscolare e della mobilità articolare del rachide cervicale o delle articolazioni temporo-mandibolari, soprattutto “prima” di qualsiasi intervento medico o odontoiatrico che preveda una lunga medicazione a base di farmaci.

E’ necessario un esame specifico manuale (test palpatori e di movimento) invece di inutili e dispendiose radiografie o risonanze che vanno indicate solo in casi rarissimi (post trauma, sintomi nuovi improvvisi e severi, deficit neurologici significativi) o a completamento dell’analisi manuale! Per approfondire https://www.clinicadelmalditesta.it/prima-visita/.

I dolori e le disfunzioni cervicali o mandibolari sono un FATTORE di RISCHIO: favoriscono l’aumento della frequenza, durata, intensità e disabilità globale dei tuoi attacchi, facilitando dunque la cronicizzazione e la resistenza alle cure mediche! Occorre indagare la loro presenza e intervenire il prima possibile.

Ti aspettiamo per ricevere una con valutazione manuale specifica cervicale o mandibolare e scoprire subito quali disturbi sono presenti e come risolverli, manualmente, senza farmaci, subito!

Testo tratto dal portale della CLINICA DEL MAL DI TESTA

La clinica del Mal di Testa è anche a Massa

La clinica del Mal di Testa è anche a Massa

Il mal di testa o cefalea è una condizione clinica frequentemente riscontrata nella pratica clinica medica e fisioterapica. Questo disturbo è molto comune perché interessa più della metà della popolazione mondiale e in base alle forme, ha un notevole impatto socio – economico negativo perché comporta disabilità, assenze lavorative, riduzione della produttività, spese mediche, cure varie e soprattutto alterazioni dello stile di vita e della sfera psico-emotiva.

Qual è il tuo Mal di Testa?

Esistono varie tipologie: tra le cefalee primarie – cosidette perché le cause restano sconosicute – le più importanti e diffuse sono l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo.
L’emicrania è un disordine sistemico, neuro vascolare, comune e multifattoriale. Si caratterizza per un dolore unilaterale, pulsante, che si aggrava con l’attività fisica di routine e sotto l’influenza di vari fattori provocativi. Quando diviene cronica (oltre 15 attacchi al mese per 3 mesi) i sintomi diventano bilaterali. Nausea e vomito sono spesso presenti e sono accompagnati da un’iper-sensibilità alla luce, o ai rumori o odori. I sintomi possono durare ore o giorni interi anche se trattati con farmaci.

Nella cefalea di tipo tensivo invece la descrizione tipica dei sintomi è quella di una “morsa che stringe” o “cerchio alla testa” (qualità costrittiva), dolore bilaterale non di tipo pulsante ma gravativo (senso di “peso sulla testa o sulla fronte). L’ intensità varia da lieve a moderata. Gli attacchi in questo caso non sono invece aggravati dalle attività fisiche di routine tipo il camminare o salire le scale. Nelle forme croniche può essere presente una leggera nausea. Anche questa cefalea è un disordine comune, multifattoriale e psico – neuromuscolare. Il dis-stress psicologico e i dolori miofasciali hanno un ruolo chiave.

Entrambe le forme, l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo, sono condizioni neurologiche che richiedono oggi un approccio multidisciplinare come indicato dalle linee guida internazionali con la partecipazioni di diverse figure professionali specializzate: il neurologo, il fisioterapista, lo psicologo ed il nutrizionista.

Quale aiuto offre un Fisioterapista specializzato?

Numerosi fattori possono attivare quei processi di irritazione e neuro-infiammazione che sono comuni a tutte le forme di mal di testa, quali: i disturbi del sonno e della sfera psicologica, l’ alimentazione o nutrizione scorretta, la presenza di altre patologie e soprattutto i disordini e dolori cervicali o mandibolari che son quelli meno considerati o proprio ignorati.
I dolori sono la sirena d’allarme che ti avverte che l’incendio è divampato. Cosa lo ha acceso?

La clinica del mal di testa, si occupa proprio di questo. Attraverso figure professionali analizziamo lo stato nutrizionale, i disturbi del sonno, dell’umore e della sfera psico – emotiva.

Gli aspetti da valutare sempre, grazie alla partecipazione attiva dei nostri collaboratori sono:
• Aspetti del sistema nervoso e la valutazione di co-morbidità di altre patologie
• Il dolore cervicale, disordini dell’articolazione tempo – mandibolare, disfunzioni respiratorie e disabilità funzionali
• Regime nutrizionale
• Disturbi del sonno, dell’umore e della sfera socio – psicologica. La psicologia, con un approccio cognitivo-comportamentale, può dare benefici con i pazienti con cefalea, non come trattamento unico ma in associazione con esercizi e terapia manuale.

Cosa devi fare subito?
• Stabilire, attraverso una visita specialistica neurologica, se siamo di fronte ad un quadro clinico di cefalea prima o secondaria, o forma mista, e stabilire la migliore scelta terapeutica farmacologica o complementare o alternativa.
• Una valutazione neuro – muscolo scheletrica con fisioterapista esperto in terapia manuale per cefalea. Studi recenti hanno dimostrato infatti l’efficacia della terapia manuale a discapito anche di quella farmacologica, sia nel breve che nel lungo periodo, nel ridurre la frequenza di attacchi sia di cefalea di tipo emicrania e sia di tipo tensivo, ma anche nel ridurre l’intensità del dolore e la durata. I disturbi muscolari e deficit di mobilità articolare sono spesso associati all’emicrania e alla cefalea di tipo tensivo contribuendo al loro scatenamento o peggioramento.

Noi fisioterapisti della Clinica del Mal di Testa utilizziamo una sistema di valutazione speciale: il sistema AMS Accensione-Modulazione-Spegnimento, e siamo in grado di dimostrarti subito, attraverso test manuali, il ruolo provocativo della tua cervicale nei confronti del

Terapia manuale e cefalea miotensiva

Terapia manuale e cefalea miotensiva

Il mal di testa rappresenta un sintomo molto frequente nella nostra pratica clinica,. Fra tutte le tipologie di mal di testa, la cefalea mio tensiva o tension-type è la più frequente (TTH), anche se la patogenesi è tutt’oggi ancora incerta.

Si caratterizza per:

* mal di testa bilaterale
* mal di testa di origine muscolare
* mal di testa di tipo costrittivo

I muscoli giocano un ruolo chiave sempre più confermato dalla ricerca scientifica. La presenza di  trigger points miofasciali in alcuni muscoli va indagata accuratamente sempre: un trigger point mio fasciale viene definito come “spot”, cioè aree iper-irritabile all’interno dei muscolo scheletrico, associato a banda tesa, lungo la quale sono palpabili aree ipersensibili. Il muscolo in cui sono presenti questi trigger non è interamente “duro”, “contratto” o dolente, ma la dolorabilità è limitata all’area delle bande tese. Sono infatti dolorosi alla compressione ed allo stretching e possono produrre dolore locale e riferito (lontano dal punto di palpazione) o altri sintomi, nonché fenomeni autonomici (sudorazione localizzata, vasocostrizione, vasodilatazione, attività pilomotoria).

Per quanto riguarda la cefalea mio tensiva, i muscoli sub occipitali, a livello del rachide cervicale superiore, possono sviluppare questi trigger point miofasciali, i quali alla compressione o stiramento provocano la cefalea propria dei nostri pazienti.  Il dolore partirà dalla regione sub occipitale fino a riferire nella regione temporale e temporale. Questo dolore riferito può diffondersi su entrambi i lati, essendo percepito come un mal di testa bilaterale.

 

QUAL’E’ IL TUO MAL DI TESTA?

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Alcuni autori suggeriscono che alterazioni posturali della cervicale alta potrebbero essere responsabili dell’attivazione di trigger point miofasciali di questi muscoli.

Una frequente alterazione posturale rilevata  è rappresentata da un’eccessiva anteposizione del collo (FORWARD HEAD POSITION, o FORWARD HEAD POSTURE FHP):  Un’iperestensione della cervicale alta od un incremento della lordosi cervicale è una comune conseguenza di questa postura, e di solito si presenta con accorciamento dei muscoli posteriore estensori della cervicale (muscoli suboccipitali, semispinali, splenio e trapezio superiore) così come un accorciamento del muscolo sternocleidomastoideo.

Di conseguenza, oltre alla presenza di trigger point miofasciali anche  la presenza di alterazioni posturali specifici del rachide cervicale potrebbe essere implicata nella genesi e/o nel mantenimento della CEFALEA MIOTENSIVA.

Infatti, in uno studio scientifico di pazienti con cefalea mio tensiva cronica tutti i pazienti presentavano trigger point attivi o latenti a livello dei muscoli sub occipitali. I muscoli sub occipitali che si estendono dal collo fino alla giunzione atlante occipitale  (muscolo retto posteriore maggiore e minore ed il muscolo retto obliquo) non sono palpabili direttamente. In aggiunta,  è stato dimostrato che un alterazione posturale del rachide cervicale  era molto comune nei pazienti con cefalea mio tensiva cronica.

Inoltre, input nocicettivi dei trigger point a livello dei muscoli sub occipitali  possono produrre un continuo bombardamento afferente  del nucleo caudale del nervo trigemino, producendo una sensibilizzazione del sistema nervoso centrale.

 

Per quanto riguarda il trattamento i risultati di una recente meta-analisi (Mesa-Jiménez et al, 2015) “suggeriscono che l’utilizzo della terapia manuale sembri maggiormente efficace nel breve termine della gestione farmacologica nella riduzione della frequenza, intensità e durata degli episodi acuti nei soggetti con con cefalea mio tensiva (TTH). “Tuttavia, non si osservano differenze nel lungo termine (24 settimane) nell’intensità della cefalea”.
Le implicazioni cliniche che si possono desumere da questo articolo sono importanti: l’utilizzo della terapia manuale come integrazione alla gestione farmacologica, può portare nuove sinergie tra il fisioterapista e il medico nella presa in carico dei soggetti con cefalea mio-tensiva.

E’ stato dimostrato che la terapia manuale (tecniche di manipolazione, tecniche miofasciali e esercizi specifici) può:

– ridurre la frequenza degli attacchi dal 50% al 100%;

– ridurre del 60% il consumo di medicinali (prendere farmaci 4 volte invece di 10 non è male);

– ridurre l’intensità dei sintomi, migliorare la capacità di movimento e la disabilità, nonché ridurre il livello di alcuni parametri psicologici: l’ansia e la depressione.

 

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Cefalea ed esercizio terapeutico

Cefalea ed esercizio terapeutico

Il mal di testa è frequentemente riscontrato nella pratica clinica del fisioterapista: è un disturbo comune che colpisce fino al 66% della popolazione con una prevalenza stimata del 96%.

Il mal di testa cervicogenico(CGH), come suggerisce la diagnosi, si riferisce ad un mal di testa d’origine cervicale.L’International Headache Society (HIS) definisce questo disturbo come “mal di testa’causato da un problema del rachide cervicale e la sua componente ossea, discale e/o dei tessuti molli, di solito, ma non sempre, accompagnata da dolore al collo.

Ci sono 2 categorie basiche di mal di testa,primaria e secondaria.

  1. I mal di testa primari includono quelli di origine vascolare (grappolo e emicrania), così come quelli di origine muscolare (cefalea);
  2. I mal di testa secondari, o cefalea cervicogenica, rappresentano il 20% di tutti i mal di testa cronici e la fascia di età più colpita e’ tra 20 ed I 40 anni. La sua eziologia rimane ancora oggi poco chiara; Numerosi studi hanno dimostrato l’influenza articolare nella generazione del dolore alla testa in particolar modo dell’articolazione C1-C2. Norlander e collaboratori hanno riportato nei loro studi un’associazione tra riduzione della mobilità nella giunzione cervico – toracica e la presenza di neck pain. Nel 2004 Hall & Robinson hanno appurato nei loro studi che nell’80% dei pazienti con mal di testa il generatore di dolore era localizzato nell’articolazione C1-C2.

La “CERVICOGENIC INTERNATIONAL STUDY GROUP” (CHISG) ha formulato una classificazione per diagnosticare questo disturbo e prevede:

  • unilateralità del dolore
  • Riproduzionedellacefalea con posizioni del colloprolungate
  • Riproduzione del dolorealladigitopressione a livello del rachidecervicalesuperiore
  • Deficit di mobilità
  • Dolorediffusochepuòarrivareallaspalla
  • Dolore diffuso che può arrivare al braccio
  • Dolore che origina posteriormente e finisce anteriormente.

 

ESERCIZIO TERAPEUTICO

Jill e i suoi colleghi hanno utilizzato un esercizio specifico, la ‘flessione craniocervicale ‘(CCF), ovvero un esercizio per l’attivazione dei muscoli flessori profondi del collo in pazienti con dolore cervicale cronico. Nel loro studio su 200 pazienti con CGH, Jill e colleghi hanno scoperto che 6 settimane di esercizio CCF sono risultati essere efficaci quanto una manipolazione vertebrale cervicale nel ridurre la frequenza e l’intensità della cefalea,così come il dolore cervicale fino a 1 anno.Durante l’esercizio CCF, un bracciale in grado di valutare variazioni di pressione (vedo foto) è stato posto dietro il collo mentre il paziente giaceva in posizione supina come descritto in precedenza per il Test CCF. Il bracciale veniva gonfiato a 20 mm Hg e il paziente è stato istruito a flettere molto lentamente la colonna vertebrale cervicale superiore con un movimento delicato, rimanendo fermo per 10 secondi senza l’attivazione della SCM (sterno-cleido-mastoideo). L’esercizio progredisce aumentando il gonfiaggio della cuffia da 10 mm Hg verso un obiettivo di 40 mm Hg.Rispetto alla flessione normale della cervicale, il CCF ha bassa attivazione del SCM,che può essere desiderabile in pazienti con squilibrio muscolare.Mentre questo biofeedback che usa il manometro può essere efficace, esercizi simili possono essere effettuati a casa utilizzando un asciugamano arrotolato L’esercizio inizia in posizione supina e procede per la combinazione con entrambe le braccia alzate bilateralmente.