Le lesioni muscolari nello sportivo

Le lesioni muscolari sono molto frequenti nello sport e la loro incidenza varia fra il 10 ed il 55% di tutti i traumi. La maggior parte possono essere una prevedibile conseguenza dell’allenamento il cui scopo  consiste nel sovraccaricare un muscolo per consentirne l’adattamento a un livello di performance superiore. Quando questo sovraccarico supera livelli organicamente accettabili, si verifica l’infortunio. Possono interessare qualunque muscolo del nostro corpo ,andando di fatto a creare un danno alla struttura della fibra muscolare  con frequente coinvolgimento della parte connettivale ed eventualmente tendinea e delle strutture vascolari.

L’unità funzionale dell’apparato muscolare è rappresentata del muscolo che consta di diverse parti:

  • il ventre muscolare
  • il tendine prossimale e quello distale
  • la giunzione muscolo-tendinea
  • la giunzione osteo-tendinea.

Il ventre muscolare è responsabile della contrattilità, è formato dall’insieme di numerose fibre che rappresentano le unità funzionali del muscolo stesso. Le numerose fibre muscolari si accollano l’una all’altra nel senso della lunghezza per formare una prima serie di fasci.

 

Causa e tipologia (Eziologia e patogenesi delle lesioni)

Possiamo riscontrare dei fattori predisponenti e fattori determinanti .

Per quanto riguarda i fattori predisponenti esistono quelli generali e quelli individuali.

Generali:

  • difetti di allenamento e flessibilità
  • fatica
  • condizioni atmosferiche
  • velocità di movimento

Individuali:

  • fattori psicologici
  • età
  • condizioni patologiche o post infettive
  • fattori articolari
  • squilibri muscolari.

Fattori determinanti :

  • trauma contusivo
  • azione dinamica attiva
  • azione dinamica passiva .

La categoria delle lesioni muscolari acute comprende vari generi di patologie, classificate secondo la gravità del danno muscolare. Molte sono le classificazioni proposte in letteratura, molto simili, ma non del tutto sovrapponibili.

Le lesioni muscolari possono essere causate da un Trauma Diretto più frequente negli sport di contatto (pallacanestro, calcio, rugby) o da un Trauma Indiretto più frequente negli sport individuali (tennis, atletica leggera). Nel trauma diretto, una forza esterna agisce sul muscolo schiacciandolo contro i piani profondi. Nel trauma indiretto, si chiamano in causa forze lesive intrinseche, che si sviluppano nel muscolo stesso o nell’apparato locomotore.

La classificazione delle lesioni muscolari da trauma diretto, si può dividerle in tre gradi, secondo la gravità, indirettamente indicata dall’arco di movimento effettuabile:

  1. lesione muscolare di grado lieve: è consentita oltre la metà del movimento;
  1. lesione muscolare di grado moderato: è concessa meno della metà, ma più di 1/3 del movimento;
  1. lesione muscolare di grado severo: è permesso movimento inferiore ad 1/3.

Le lesioni da trauma indiretto possono distinguersi come:

  • elongazione
  • distrazione
  • stiramento e strappo

Attualmente si preferisce classificarle in base ai livelli anatomo-patologici di gravità:

  • Lesione di I grado: rottura di poche fibre muscolari
  • Lesione di II grado: rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari
  • Lesione di III grado: interruzione quasi totale o totale del ventre .

Oppure come in questa  recente classificazione UKA Grading system (Pollack et. Al,2014):

  • Grado 0 : nessuna lesione o DOMS
  • Grado 1 : lesioni muscolari lievi che coinvolgono <10% CSA
  • Grado 2 : lesioni muscolari moderate che coinvolgono tra il 10-50% CSA
  • Grado 3 : strappo muscolare esteso >50 % CSA
  • Grado 4 : rottura completa
  • (a) lesione oltre la zona mio fasciale
  • (b) lesione al muscolo stesso (comunemente nella giunzione miotendinea)
  • ( c ) lesione estesa all’interno del tendine.

CSA : Cross Sectional  Area – Area sezionale trasversa

Nelle lesioni sia da trauma diretto che indiretto, essendo il tessuto muscolare molto vascolarizzato, si forma un ematoma che può essere di due tipi:

Intramuscolare: l’ematoma è delimitato da una fascia muscolare intatta e clinicamente si manifesta con dolore ed impotenza funzionale.

Intermuscolare: l’ematoma si espande negli spazi interfasciali ed interstiziali se la fascia muscolare è lacerata ed in tal caso non si verifica un aumento di pressione all’interno del muscolo.

Poiché le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale, le cui proprietà elastiche risultano ovviamente inferiori a quelle del normale tessuto muscolare. Ciò significa che dopo una lesione, non ci potrà mai essere una guarigione completa, nel senso di un ritorno alle condizioni anatomiche del muscolo precedenti l’infortuni, motivo per cui sarà fondamentale una diagnosi precisa dell’entità della lesione e soprattutto un trattamento mirato al recupero della capacità di carico e di una migliore elasticità muscolare .

Il sintomo del “dolore” rimane un elemento cardine, talora il solo, nell’evidenziare una patologia nel soggetto che pratica attività sportiva.

Nell’atleta generalmente domina il dolore muscolo-scheletrico, quindi un dolore somatico profondo che ha origine nelle strutture miofasciali, tendinee, capsulari, legamentose, articolari. In particolare, per la necessità di valutare i tempi e i modi di ripresa agonistica, e la migliore strategia terapeutica, occorre che la differenziazione diagnostica sia puntuale rispetto al meccanismo patogenetico operante e alla struttura anatomica/funzionale interessata.

Diagnosi e Gestione degli infortuni

La diagnosi e la conseguente gestione di un infortunio muscolare non sono sempre semplici, soprattutto nei casi di  sport dilettantistico  in cui spesso gli atleti non effettuano indagini di imaging (RM/ECO).

La diagnosi deve fondarsi sull’anamnesi dettagliata sia sul meccanismo dell’infortunio sia sulla storia clinica del paziente insieme ad un attento esame clinico. E’ importante saper individuare   pazienti che necessitano di un possibile  intervento chirurgico (raro) da quelli in cui è possibile procedere in maniera conservativa con piano terapeutico personalizzato.

L’esame fisico comprende l’ispezione e la palpazione dell’area infortunata, test sulla mobilità articolare, sulla funzionalità dei possibili muscoli  infortunati  con  e  senza  resistenza  (test  muscolari) ed  è  importante che i test vengano fatti bilateralmente per avere un paragone su i due lati e inoltre test di provocazione del dolore. L’esame fisico serve a  determinare   la   localizzazione   e   la   gravità dell’infortunio mentre gli esami diagnostici  descrivono la localizzazione ( quale muscolo e tessuto),  la  misura  e  la  natura  (edema/emorragia). La RM è considerato  l’esame  migliore  (gold   standard)   per   valutare   un infortunio  muscolare, però per costi e praticità  viene utilizzata maggiormente  l’ ecografica muscolo tendinea , eseguita dopo 48-72 ore dal momento del trauma.

Riassumendo, una   volta  che   si   sospetta   un   infortunio  muscolare  è necessario   raccogliere  un’anamnesi  dettagliata  riguardo  il  meccanismo d’infortunio  e  la  progressione  del  dolore,  seguito  da  un  attento  esame fisico. Spesso  è possibile che l’infortunio non sia molto evidente e   fare  una  precoce  diagnosi  non  è  facile:  in  questi  casi viene fatta una rivalutazione nelle successivi giorni , per vedere come evolve la situazione.

Trattamento 

Il trattamento avviene subito nelle prime 48 ore dal momento  della lesione o del trauma fino  a che non viene eseguita la valutazione ,ed viene proposto l’utilizzo del  protocollo PEACE & LOVE:

P : protezione della zona lesa

E : elevazione dell’arto leso il più spesso possibile

A : evitare l’assunzione di anti-infiammatori

C : compressione utilizzando bendaggi elastici per ridurre il gonfiore

E : educazione, conoscere il proprio corpo ,evitare trattamenti non necessari e stili di vita  non idonei .

&

L  : load, attendere al graduale  ritorno all’attività , seguendo il dolore come punto di riferimento

O : ottimismo, condizione il tuo cervello per un migliore recupero

V : vascolarizzazione , scegliere le attività che non provocano dolore per incrementare il flusso sanguigni e processi di riparazione del tessuto

E  : recuperare la mobilità, la forza e la propriocezione tramite l’esercizio terapeutico.

 

Il trattamento chirurgico in seguito ad una lesione muscolare non è consigliato , ma viene indicato in alcune possibili situazioni come in caso di :

  • Rottura muscolare completa
  • Distacco tendineo
  • Presenza d’ importante ematoma intramuscolare

l protocollo riabilitativo post-operatorio varia a seconda del tipo di lesione e dal tipo di operazione , in linea generale si esegue:

0-2 settimane:  bendaggio  elastico  senza  immobilizzazione  o tutori; non è concesso il carico.

Settimana  2-6:  inizio  del  carico  che  viene  incrementato  fino  a diventare totale al termine delle 6 settimane; in questa fase si iniziano esercizi  in  acqua  e  nuoto  (dalla  settimana  3-4),  training  su  cyclette (dalla settimana 4) e esercizi per ripristinare la mobilità (ROM) e riprestinare  qualità del tessuto.

Settimana  6-16:  in  base  ai  progressi  del  paziente  si  procede  con esercizi di potenziamento muscolare e ritorno all’ attività sportiva.

Il piano di trattamento viene costruito ad hoc per ogni paziente, quindi è importante per una corretta valutazione tenere in considerazione diversi fattori, come :    la biologia    della    lesione    muscolare, meccanismo di infortunio, anatomia e biomeccanica del muscolo coinvolto e fattori di rischio di infortunio (e recidive).

Dal  punto di  vista  biologico,  la  guarigione  di  una  lesione  muscolare  è  il processo  ripartivo  con  la  formazione  di  una  cicatrice;  questo  processo  si divide in 3 fasi:

1.FASE DI DISTRUZIONE (o INFIAMMATORIA):

 2.FASE    RIPARATORIA

3.FASE  DI  RIMODELLAMENTO

Il processo di guarigione  ottimale si ottiene stimolando la rigenerazione e minimizzando  la  riparazione,  in  modo  da  ottenere  la  cicatrice  più  piccola possibile.

Il nostro intervento verterà  con lo scopo finale della corretta guarigione , con l’insegnamento di tecniche di prevenzione, al  ritorno delle normali attività di vita quotidiana e al compimento del gesto atletico.

 

Fase 1

  

Favorire la guarigione

del tessuto

 

 

 

·         Riduzione del dolore 

·         Protezione e stimolazione del processo rigenerazione tissutale 

·         Prevenire atrofia muscolare

 

Trattamento :

·        PEACE & LOVE 

·        Kinesi passiva 

·        Massoterapia per ridurre spasmo  muscolare nei distretti vicini 

·        Terapia manuale a  livello articolare e dei tessuti molli

Progressivamente e rispettando le giuste tempistiche possiamo passare alla Fase 2 e alla 3

 Fase 2 – 3 

 Riprestino della funzione

muscolare in termini di :

Capacità, Forza, Velocità

E del controllo neuromuscolare

 

 ·         Recupero controllo neuromotorio 

·         Ripristino della capacità di carico 

·          Recupero della forza 

·         Sviluppo del controllo              neuromuscolare a livello globale 

·         Incremento della capacità di carico e della forza 

·         Recupero del gesto atletico e assenza di dolore

 

 

Trattamento :

Fase 2 :

·        Massoterapia tessuti vicini sede lesione

·        Terapia Manuale tramite mobilizzazione dei tessuti e articolare

·        Neurodinamica  per mobilizzare tessuto  neurale

·        Kinesi attiva* : contrazioni  muscolari  isometriche Isotoniche concentriche

·        Propriocezione

·        Training areobico* e di coordinazione*   

 

*vengono proposti esercizi ed attività seguendo sempre il dolore e tenendo in considerazione gli aspetti anatomici e biomeccanici

Fase 3

·        Massoterapia  diretta al muscolo lesionato

·        Terapia manuale mobilizzazione /manipolazioni tessuti

·        Neurodinamica

·        Kinesi attiva : contrazioni muscolari isotoniche concentriche  eccentriche

·        Pliometria

·        Training aerobico e di coordinazione con movimenti sport specifici.

  

Il trattamento finale mira non solo al ritorno alla performance dello sportivo, ma consiste anche nell’educarlo nelle norme di prevenzione e nel mantenimento di una corretta integrità fisica, per abbassare il rischio di recidive.

Le tempistiche per il ritorno all’attività sportiva variano a seconda del tipo di lesione e  dalla persona, viene fatta una valutazione finale riscontrata dalla negatività delle immagini strumentali ,in cui si esamina  :

-Assenza di dolore alla palpazione.

-Completa mobilità articolare (ROM) con assenza di dolore.

-Test di forza svolti manualmente o  con un dinamometro.

-Test funzionali positivi.

-Svolgimento da parte dello sportivo di almeno 4 sessioni intere di allenamento  senza dolori e disturbi. 

Un protocollo specifico per la prevenzione agli infortuni non esiste , però seguendo le linee guida generali e l’esperienza clinica educhiamo e raccomandiamo allo sportivo di :

·        Modificare i fattori predisponenti sia generali che individuali

·        Conoscere e saper ascoltare il proprio corpo.

·        Sonno/riposo di almeno 8 h nell’arco delle 24 h per evitare di andare in over stress,

·        Nutrizione: assimilazione di liquidi e nutrienti pre e post allenamento. E’ necessario il giusto reintegro di liquidi.

·         Mantenimento di una corretta mobilità articolare e flessibilità a livello muscolare

·        Durante un allenamento eseguire: riscaldamento, training , defaticamento

·        Allenamento di tipo eccentrico in modo da garantire i giusti stimoli per produrre gli adattamenti necessari

·        Propriocezione(esercizi di instabilità e equilibrio) ha effetti postivi non solo per la prevenzione alle lesioni muscolari ma anche per altre tipologie di infortuni.  

 

A cura di:

 Luigi Lanfranchi

  • Fisioterapista

Artrosi al ginocchio? Non allarmarti!

ARTROSI AL GINOCCHIO? NON ALLARMARTI! 

NON RIESCI PIÙ A CAMMINARE COME UNA VOLTA?

SALIRE E SCENDERE LE SCALE E’ ORAMAI DIVENTATO UN PROBLEMA?

L’ARTROSI AL GINOCCHIO NOI LO TRATTIAMO QUOTIDIANAMENTE.

O MEGLIO: TRATTATIAMO QUOTIDIANAMENTE PAZIENTI CON DOLORE ARTICOLARE ALLE GINOCCHIA.

Cos’è l’artrosi? 

L’artrosi  (OA – osteoartrosi) è la più comune malattia degenerativa delle articolazioni che si manifesta già a partire dalla maggiore età.   E’ la risultato di un complesso sistema di interazioni meccaniche, biologiche, biochimiche, molecolari ed enzimatiche che hanno come risultato finale il deterioramento del tessuto articolare. 

E’ un disordine dell’articolazione sinoviale caratterizzato da aree di distruzione focale della cartilagine articolare (che radiologicamente s’esprime con l’assottigliamento della cartilagine), da rimodellamento dell’osso sub condrale (che si esprime con la sclerosi, la formazione delle cisti e degli osteofiti), dall’infiammazione cronica della sinovia e dalla retrazione fibrotica della capsula articolare.

Poiché l’articolazione del ginocchio è una struttura complessa che comprende oltre ai tessuti articolari veri e propri (capsula, sinovia, menischi e legamenti) anche tessuti non articolari (l’osso adiacente, la cartilagine, i legamenti, le borse mucose ed i vasi), quello che sul piano clinico chiamiamo DOLORE ARTICOLARE è patogeneticamente un dolore che origina dalle varie strutture assemblate a formare l’articolazione 

Le problematiche che colpiscono il ginocchio hanno come risultato un aumento degli oneri economici in termini di utilizzo di farmaci, come FANS o analgesici oppioidi,  e di iniezioni intra articolari o  trapianti di cartilagine. 

La fisioterapia si è conquistata nel corso degli anni un ruolo di protagonista nella gestione delle problematiche di natura muscolo scheletriche a livello del ginocchio, per conferire sollievo dal dolore e per il ripristino della funzionalità articolare. Questa fisioterapia comprende esercizi terapeutici a carico graduale progressivo (con contrazioni isometriche ed isotoniche), esercizi di flessibilità ed esercizi aerobici.

Una mano al vostro ginocchio: con la TERAPIA MANUALE 

La terapia manuale è una comune tipologia di trattamento in aumento e molti paesi la includono nelle linee guida nazionali per il trattamento dei disordini muscolo – scheletrici. 

Tutte le nostre tecniche manuali vengono utilizzate secondo un ragionamento clinico, inserite in un contesto di evidence – based – practice. 

La terapia manuale a livello del ginocchio,  che  include tecniche pratiche di mobilizzazione dei tessuti molli e dei tessuti articolari, è in grado di modulare il dolore attraverso i suoi effetti neurofisiologici,  migliorare l’estensibilità dei tessuti e il movimento articolare, fisiologico ed accessorio.

L’uso delle varie tecniche di terapia manuale nel campo delle lesioni osteo-muscolo-articolari  sta diventando popolare nel campo della terapia manuale nei paesi anglosassoni.

 

In che cosa consiste?

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Secondo Mulligan due solo le  cause alla base dell’insorgenza del dolore e della perdita di movimento articolare:

  1. Un errore posizionale delle superfici articolari che causa la comparsa dei sintomi
  2. Un errore di traiettorie per cui durante il movimento le superfici articolari non scorrono nel corretto e normale solco.

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Consistono nell’applicazione di una mobilizzazione passiva mantenuta costantemente dal fisioterapista sulla componente accessoria del movimento articolare, mentre il paziente esegue il movimento attivo precedentemente alterato.

La mobilizzazione viene direzionata secondo l’asse di movimento fisiologico dell’articolazione. Il fisioterapista dovrà selezionare in maniera specifica la direzione e la quantità di forza necessaria a correggere il movimento articolare alterato. Una delle componenti chiave delle MWM e del Mulligan Concept è far si che il dolore venga sempre ridotto e / o eliminato durante l’intera esecuzione della mobilizzazione. 

Diversi studi affermano che sia le mobilizzazioni di Mulligan e sia le mobilizzazioni di Maitland a livello del ginocchio possano contribuire nella riduzione del dolore e nel miglioramento della mobilità funzionale.  Questi interventi sono basati sugli stessi meccanismi fisiologici che hanno come risultato finale una riduzione del dolore.

 

Lesione legamento crociato anteriore e ritorno allo sport

Lesione legamento crociato anteriore e ritorno allo sport

Lesione del Legamento Crociato Anteriore e retourn to sport 

Cosa è e come si lesiona ? 

Il legamento crociato anteriore ( LCA)  è  una struttura fibrosa dal decorso obliquo che collega il femore alla tibia.

Ha il ruolo fondamentale di opporsi all’eccessiva rotazione interna, estensione e traslazione anteriore della tibia rispetto al femore.

 

Negli ultimi anni sono aumentate in modo particolare le lesioni al Legamento Crociato Anteriore (LCA), spesso associate a traumi avvenuti durante lo svolgimento di attività sportive.

La meccanica lesionale del LCA è caratterizzata da movimento improvviso e combinato di flessione valgismo e rotazione interna, come ad esempio in un repentino movimento di cambio di direzione.

Si stima che:

  • circa il 63% delle lesioni legamentose del ginocchio siano a carico del LCA , talvolta in maniera isolata ed altre volte associate ad altre lesioni meniscali o legamentose.
  • Le donne hanno un rischio di lesione circa 2 volte maggiore rispetto gli uomini a causa della loro struttura anatomica.
  • Circa il 15% degli atleti professionisti subisce una lesione al LCA ogni anno e circa il 3% di quelli non amatoriali .

 

Un rumore di tipo “Crack”, la presenza di dolore, cedimento, deficit di estensione e flessione e versamento più o meno marcato, sono i segni tipici di una lesione al LCA.

 

Quando posso tornare a fare sport dopo un intervento chirurgico ? 

L’intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore è in genere eseguito per facilitare la ripresa delle attività sportive.

La revisione di Arden et al. del 2014 ha mostrato che solamente il 60% degli atleti amatoriali riprende le attività sportive allo stesso livello praticato precedentemente l’infortunio.

Le differenze fisiche, psicologiche e sociali potrebbero determinare delle differenze nella percentuale del ritorno allo sport tra gli atleti amatoriali e gli atleti professionisti.

 

Le linee guida internazionali indicano il ritorno allo sport non prima dei 9 mesi anche in assenza di qualsiasi deficit (Grindem, 2016) , tuttavia la riabilitazione dopo ricostruzione del LCA rappresenta un processo complicato e il tempo trascorso dall’intervento non dovrebbe rappresentare l’unico fattore utilizzato per determinare il ritorno allo sport. I dati per stabilire se il tempo necessario per il ritorno allo sport differisce tra gli atleti professionisti e gli atleti amatoriali sono insufficienti.

 

Come Valutare il ritorno allo sport? 

  • I fattori contestuali non modificabili che possono influenzare il ritorno allo sport dopo ricostruzione del LCA sono molteplici e includono la scelta del trapianto, l’età, il sesso e il livello di attività sportiva prima dell’infortunio.
  • Per quanto riguarda i fattori contestuali modificabili, le evidenze mostrano l’importanza dei fattori psicologici nella ripresa dell’attività sportiva ai livelli pre-lesionali. Le risposte psicologiche, compreso la motivazione, la confidenza, l’ottimismo e la scarsa paura, sono associate con una probabilità maggiore di riprendere le attività sportive al livello pre-lesionale.

La paura di un nuovo infortunio è una delle ragioni più riferita dagli atleti per giustificare il non ritorno al livello sportivo pre-lesionale. 

Alcuni criteri clinici suggeriscono che il paziente per il return to sport dovrebbe avere :

  • Un rom completo sia in flessione che estensione con un deficit massimo del 5%;
  • Un dolore pari a meno di 2 nella scala Vas;
  • Forza isometrica del quadricipite pari ad almeno il 70% dell’arto controlaterale;
  • Hop test pari a circa il 70 % dell’arto controlaterale; 

Oltre a ciò è necessario valutare il controllo motorio e la qualità del movimento soprattutto in movimenti sport specifici.

A cura di:

GIULIA SANGUINETTI, PT, OMPT student 

  • Orthopaedic Manipulative Physical Therapist (OMPT) Student
  • Fisioterapista dei disturbi vascuolo-linfatici
  • Fisioterapista esperta in pilates
legamento crociato anteriore, quando ritornare a correre?

legamento crociato anteriore, quando ritornare a correre?

Dopo un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA), un traguardo importante è rappresentato dalla corsa. La corsa è una chiave importante per permettere all’atleta di fare ritorno alla pratica sportiva.

La corsa pone il ginocchio ad un carico relativamente modesto. Tuttavia, una sua ripresa richiede delle capacità da parte del ginocchio che stanno alla base di una riabilitazione sia prococe, con esercizi di range of motion attivi per esempio o esercizi di contrazione isometrica, che di una riabilitazione più avanzata, rappresentata da esercizi funzionali e sport specifici (sprint, pivot, cutting).

QUANDO POSSO TORNARE A CORRERE?

Vi è una mancanza di informazioni riguardo a tale argomento, ovvero quando l’atleta, sottoposto ad intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore, possa ritornare a correre.  Una riabilitazione di alta qualità influenza gli outcome funzionali ma allo stesso tempo un ritorno prematuro allo sport aumenta il rischio di re infortunio.

Come riporta anche il collega Samuele Passigli, un recente studio di Ebert et al. (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28916871) ha evidenziato come molti atleti ricevono una riabilitazione insufficiente (troppo breve o inadeguata) dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA). Solo il 5% degli atleti amatoriali riceve una riabilitazione che segue le linee guida basate sull’evidenze scientifiche (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27539507): almeno 6 mesi di riabilitazione che comprenda anche esercizi di agilità e di atterraggio dal salto e un ritorno allo sport (RTS) strutturato.

TI SEI APPENA OPERATO AL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE E PRATICHI SPORT AD ALTO LIVELLO?

Recentemente è stata pubblicato una linea guida di criteri clinici che possano aiutare fisioterapisti ed altre figure professionali a stabilire quando un atleta possa riprendere a correre.

Ecco i risultati:

  • il tempo medio di ritorno alla corsa è stato di 12 settimane post intervento. Studi precedenti o datati mostravano un tempo di ritorno superiore alla media a dimostrazione del fatto che con il tempo gli approcci riabilitativi sono cambiati.
  • ROM completo, sia in flessione che in estensione, o deficit massimo del 5% rispetto al contro laterale.
  • Dolore inferiore a 2 nella scala VAS.
  • Prove di isometric quadriceps limb symmetry index, TEST LSI > 70 rispetto al contro laterale
  • isokinetic quadriceps and hamstring strength LSI>70%;
  • Test hop test LSI>70% rispetto al controlaterale

 

Oltre a questi test che valutano alcuni dei requisiti fisici per la corsa altri test funzionali, come l’Y-balance test, oppure il  modified Star Excursion Balance, lo squat a 45 ° di flessione del ginocchio, eseguiti senza perdita di equilibrio e senza ginocchio dinamico valgo, o step-up-and holds,

possono essere test appropriati per valutare la qualità del movimento e per determinare se il paziente è pronto a ritornare a correre.

 

TI SEI APPENA OPERATO AL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE E PRATICHI SPORT AD ALTO LIVELLO?

NON RIFIUTARTI DI LEGGERE QUANTO SCRITTO QUA SOTTO!
LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: LO SAPEVI CHE…
  1. Le lesioni del legamento crociato anteriore (LCA) sono un infortunio frequente nella popolazione attiva e negli USA sono stimate circa 200.000 ricostruzioni chirurgiche ogni anno? Secondo i dati del Ministero della Salute nel 2005 sono state eseguite 21.621 interventi chirurgici.
  2. La ricostruzione del legamento crociato anteriore è un comune trattamento per tutti gli atleti che si infortunano a livello del ginocchio? L’incidenza di un infortunio al legamento crociato anteriore in assenza di un trauma diretto sembra essere maggiore negli atleti di età compresa tra i 15 ed i 40 anni e che praticano sport in cui richiedono rotazioni di ginocchio continue, come calcio, pallacanestro, sci e pallavolo.
  3. Ogni anno, circa il 3% degli atleti amatoriali si infortuna al legamento crociato anteriore? e che questa percentuale sale al 15% se si alza il livello a professionistico?
  4. Che il sesso femminile ha più del doppio la probabilità di subire un infortunio rispetto al sesso maschile?

Le raccomandazioni di Physiotherapy

GIONATA PROSPERI FT, SPT, SM            

  • Sport Physiotherapist
  • Certificazione In Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania
  • Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare
  • Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari
  • C.E.O. del Centro della Colonna vertebrale di Massa
  • Fisioterapia ecoguidata
Artrosi al ginocchio: trattarlo come un disturbo articolare

Artrosi al ginocchio: trattarlo come un disturbo articolare

ARTROSI AL GINOCCHIO? NON ALLARMARTI!

NON RIESCI PIU’ A CAMMINARE COME UNA VOLTA?
SALIRE E SCENDERE LE SCALE E’ ORAMAI DIVENTATO UN PROBLEMA?

 

L’ARTROSI AL GINOCCHIO NOI LO TRATTIAMO QUOTIDIANAMENTE.

O MEGLIO: TRATTATIAMO QUOTIDIANAMENTE PAZIENTI CON DOLORE ARTICOLARE ALLE GINOCCHIA.

 

ECCO COME!

L’artrosi  (OA – osteoartrosi) è la più comune malattia degenerativa delle articolazioni che si manifesta già a partire dalla maggiore età.   E’ la risultato di un complesso sistema di interazioni meccaniche, biologiche, biochimiche, molecolari ed enzimatiche che hanno come risultato finale il deterioramento del tessuto articolare.

 E’ un disordine dell’articolazione sinoviale caratterizzato da aree di distruzione focale della cartilagine articolare (che radiologicamente s’esprime con l’assottigliamento della cartilagine), da rimodellamento dell’osso sub condrale (che si esprime con la sclerosi, la formazione delle cisti e degli osteofiti), dall’infiammazione cronica della sinovia e dalla retrazione fibrotica della capsula articolare.

Poiché l’articolazione del ginocchio è una struttura complessa che comprende oltre ai tessuti articolari veri e propri (capsula, sinovia, menischi e legamenti) anche tessuti non articolari (l’osso adiacente, la cartilagine, i legamenti, le borse mucose ed i vasi), quello che sul piano clinico chiamiamo DOLORE ARTICOLARE è patogeneticamente un dolore che origina dalle varie strutture assemblate a formare l’articolazione

Le problematiche che colpiscono il ginocchio hanno come risultato un aumento degli oneri economici in termini di utilizzo di farmaci, come FANS o analgesici oppioidi,  e di iniezioni intra articolari o  trapianti di cartilagine.

La fisioterapia si è conquistata nel corso degli anni un ruolo di protagonista nella gestione delle problematiche di natura muscolo scheletriche a livello del ginocchio, per conferire sollievo dal dolore e per il ripristino della funzionalità articolare. Questa fisioterapia comprende esercizi terapeutici a carico graduale progressivo (con contrazioni isometriche ed isotoniche), esercizi di flessibilità ed esercizi aerobici.

Una mano al vostro ginocchio: con la TERAPIA MANUALE

La terapia manuale è una comune tipologia di trattamento in aumento e molti paesi la includono nelle linee guida nazionali per il trattamento dei disordini muscolo – scheletrici.

Tutte le nostre tecniche manuali vengono utilizzate secondo un ragionamento clinico, inserite in un contesto di evidence – based – practice.

La terapia manuale a livello del ginocchio,  che  include tecniche pratiche di mobilizzazione dei tessuti molli e dei tessuti articolari, è in grado di modulare il dolore attraverso i suoi effetti neurofisiologici,  migliorare l’estensibilità dei tessuti e il movimento articolare, fisiologico ed accessorio.

L’uso della tecnica di terapia manuale di Mulligan nel campo delle lesioni osteo-muscolo-articolari  sta diventando popolare nel campo della terapia manuale nei paesi anglosassoni.

 

In che cosa consiste?

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Secondo Mulligan due solo le  cause alla base dell’insorgenza del dolore e della perdita di movimento articolare:

  1. Un errore posizionale delle superfici articolari che causa la comparsa dei sintomi
  2. Un errore di traiettorie per cui durante il movimento le superfici articolari non scorrono nel corretto e normale solco.

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Consistono nell’applicazione di una mobilizzazione passiva mantenuta costantemente dal fisioterapista sulla componente accessoria del movimento articolare, mentre il paziente esegue il movimento attivo precedentemente alterato.

La mobilizzazione viene direzionata secondo l’asse di movimento fisiologico dell’articolazione. Il fisioterapista dovrà selezionare in maniera specifica la direzione e la quantità di forza necessaria a correggere il movimento articolare alterato. Una delle componenti chiave delle MWM e del Mulligan Concept è far si che il dolore venga sempre ridotto e / o eliminato durante l’intera esecuzione della mobilizzazione.

Diversi studi affermano che sia le mobilizzazioni di Mulligan e sia le mobilizzazioni di Maitland a livello del ginocchio possano contribuire nella riduzione del dolore e nel miglioramento della mobilità funzionale.  Questi interventi sono basati sugli stessi meccanismi fisiologici che hanno come risultato finale una riduzione del dolore.

 

Se la pratica clinica non segue le linee guida basate sull’evidenze, non offriamo il meglio ai nostri atleti. PHYSIOTHERAPY segue sempre queste linee guida!

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Artrosi e danno cartilagineo al ginocchio

Artrosi e danno cartilagineo al ginocchio

ARTROSI – OSTEOARTROSI 

L’artrosi  (OA – osteoartrosi) è la più comune malattia degenerativa delle articolazioni e colpisce più del 25% della popolazione oltre i 18 anni.  L’osteoartrosi è la conseguenza di un complesso sistema di interazioni meccaniche, biologiche, biochimiche, molecolari ed enzimatiche che hanno come risultato finale il deterioramento del tessuto articolare.

I cambiamenti fisiopatologici articolari comprendono una  perdita progressiva e distruzione della cartilagine articolare, ispessimento dell’osso subcondrale, formazione di osteofiti, gradi variabili di infiammazione della sinovia, degenerazione dei legamenti e dei menischi del ginocchio ed ipertrofia della capsula articolare.

L’eziologia dell’artrosi è multifattoriale ed include infortuni, obesità, età, eredità e stile di vita.

L’osteoartrosi con conseguenza danno alla cartilagine rappresenta la malattia articolare più diffusa associata al dolore e alla disabilità. È stato previsto che il 25% della popolazione adulta sarà affetta da questa malattia entro il 2020 e che l’OA sarà una delle principali cause di morbilità e limitazione funzionale tra gli individui di età superiore ai 40 anni.

I principali segni e sintomi clinici includono dolore durante le attività quotidiane, come camminare o salire e scendere le scale, instabilità articolare, rigidità e restringimento dello spazio articolare radiografico.

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Sebbene l’osteoartrosi colpisca principalmente gli anziani, le lesioni traumatiche legate allo sport possono portare a lesioni post-traumatiche, e quindi osteoartrosi precoce.

DANNO ARTICOLARE DELLA CARTILAGINE DEL GINOCCHIO

La cartilagine articolare è una tessuto connettivo che copre le superfici articolari delle ossa lunghe ed è specializzato nel fornire supporto strutturale, ammortizzare gli urti ed offrire il minor attrito possibile.

Nel corpo umano, ne esistono due tipi principali: fibrocartilagine (presente nei menischi, nelle inserzioni legamentose e tendinee) e cartilagine ialina, che ricopre le superfici articolari.

Quest’ultima è il tessuto bersaglio dei processi patologici determinanti l’artrosi; fenomeni quali stress meccanico e invecchiamento, oltre a fattori genetici, sono responsabili delle modificazioni che provocano la malattia in termini di funzionalità della matrice extracellulare e dei condrociti.

La cartilagine è un composto poroso, visco-elastico che si basa su una complessa interazione e organizzazione dei suoi componenti per fornire la capacità di lubrificazione, e di dissipatrice di forze. In pratica favorisce l’assorbimento delle forze su tutta la superficie articolare, riducendone l’attrito e fungendo da cuscinotto tra le articolazioni quando camminiamo, ci pieghiamo o quando corriamo.

IL CARICO: UN AIUTO ALLA CARTILAGINE

Il carico a livello della cartilagine articolare è essenziale per il suo mantenimento. Una riduzione del carico infatti porta ad una atrofia e degenerazione cartilaginea, motivo per cui i pazienti con lesioni nervose mostrano una progressiva perdita della cartilagine a livello del ginocchio.

I condrociti articolari, le cellule del tessuto cartilagineo, sono meccano sensibili e rispondono in maniera positiva o negativa a seconda del carico, tuttavia, l’esatto meccanismo di come lo scarico influisce negativamente sulla cartilagine articolare non è stata ancora chiarita: sembrerebbe che lo scarico articolare porti ad una perdita del fattore TGF-b ed ad una riduzione della cartilagine.

Uno studio condotto nel laboratorio di ricerca ortopedica olandese ribadisce il concetto che il  fattore di crescita trasformante beta (o TGF-β), una proteina della famiglia delle citochine, giocherebbe un ruolo importante nel mantenimento della salute della cartilagine articolare.

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IL PARERE DI PHYSIOTHERAPY

Il carico è un bene per le nostre articolazioni. Il nostro consiglio è quello che di fronte ad un ginocchio artrosico ma soprattutto doloroso l’esercizio terapeutico, con somministrazione di carico graduale monitorando costantemente il dolore, possa rappresentare la migliore strategia terapeutica per sedentari e non, evitando complicazioni che spesso portano ad un intervento chirurgico.

Se la pratica clinica non segue le linee guida basate sull’evidenze, non offriamo il meglio ai nostri atleti. PHYSIOTHERAPY segue sempre queste linee guida!

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