Diastasi addominale: facciamo chiarezza

Diastasi addominale: facciamo chiarezza

Che cosa è la diastasi addominale?

La Diastasi del retto addominale è una condizione piuttosto comune sia nelle donne in gravidanza che in post-partum ed è caratterizzata da una separazione dei due retti dalla linea alba.

La linea alba è la “cucitura centrale” della fascia che ricopre la muscolatura addominale ed è sede inserzionale del retto addominale, obliqui interni esterni e trasverso addominale.

Come e perché si verifica?

La diastasi dei retti si verifica a causa dell’aumento della pressione intra-addominale in cui le forze applicate alla linea alba ne provocano l’allungamento con conseguente allargamento della distanza inter-retto. 

La maggior parte degli studi ha convenuto che la distanza inter-retto minima per designare una diastasi è di 2 cm; è più comune dopo la gravidanza, tuttavia, l’obesità e precedenti interventi addominali possono anche essere la causa.

Normalmente si presenta al secondo trimestre di gravidanza con una incidenza che varia dal 66 al 100%; mentre circa il 53% delle donne lo manifesta subito dopo la nascita del bambino a causa dello stress del parto: rilassamento, progesterone ed ormoni estrogeni, stress meccanici posti sulla parete addominale dal feto e spostamento degli organi addominali per fare spazio al bambino portano a cambiamenti elastici del tessuto connettivo, che a loro volta causano diastasi addominale.

 

Cosa comporta?

Questo cambiamento a livello corporeo della donna fa si che l’integrità, il controllo meccanico e la forza funzionale della parete addominale si riducano e ciò può portare ad alterazione della meccanica del tronco, della stabilità pelvica determinando dolore e instabilità. 

Quindi oltre al disagio estetico, la diastasi comporta disturbi muscolo scheletrici e viscerali di varia natura:

  • Dolore lombare esacerbato con il movimento (flessione e rotazione del tronco);
  • Senso di pesantezza addominale;
  • Dolore a livello addominale;
  • Difficoltà digestive e respiratorie;
  • Possibile presenza di ernia ombelicale

 

La diagnosi di diastasi dei retti si basa sull’anamnesi e sull’esame obiettivo.

La presenza di un rigonfiamento addominale sulla linea mediana dopo la gravidanza è solitamente diagnostica e l’esame obiettivo può confermare la diagnosi sulla base di un rigonfiamento della linea mediana sopra o sotto l’ombelico che viene amplificato facendo sdraiare il paziente ed eseguire un sollevamento della gamba dritta, o un sollevamento della testa con le ginocchia piegate.

La conferma della diastasi del retto può essere effettuata utilizzando la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica o l’ecografia, ma questi test di solito non sono necessari.

Queste modalità di imaging sono utili per misurare la distanza inter-retto prima dell’intervento; tuttavia, possono essere utilizzati anche nel postoperatorio per valutare il successo della riparazione.

La maggior parte delle donne presenta diastasi al di sopra dell’ombelico. E solo una piccola minoranza (11%) al di sotto.

È considerato “normale” se rimane entro 2 cm fino a 1 anno dalla nascita del bambino; sopra i 3 cm risulta essere patologico e può essere di indicazione chirurgica.

 

Come si tratta?

Il trattamento di elezione iniziale è sempre quello conservativo, basato su esercizio terapeutico.

Studi dimostrano che esercizio terapeutico fatto in modalità adeguate possono ristabilire la normale funzionalità del retto addominale e ridurre la diastasi addominale.

Ma quali esercizi? Ci sono tante tipologie di esercizi: ipopressivi, tipo pilates, esercizi isometrici, esercizi isotonici.  Ad oggi non ci sono studi che dimostrano che un esercizio sia migliore di un altro; tuttavia è necessario non creare troppa pressione addominale soprattutto in fase iniziale.

Nel caso in cui il trattamento conservativo fallisce è possibile ipotizzare un intervento chirurgico per poi proseguire successivamente con la fisioterapia.

 

  1. Chiarello CM, Falzone LA, McCaslin KE, Patel MN, Ulery KR. The effects of an exercise program on diastasis recti abdominis in pregnant women. J Womens Health Phys Therap. 
  2. Lo T, Candido G, Janssen P. Diastasis of the recti abdominis in pregnancy:risk factors and treatment. 
  3. efficacy of deep core stability exercise program in postpartum women with diastasis recti abdominis: a randomised controlled tria

 

A cura della dott. ssa

GIULIA SANGUINETTI, PT, OMPT student 

  • Orthopaedic Manipulative Physical Therapist (OMPT) Student
  • Fisioterapista dei disturbi vascuolo-linfatici
  • Fisioterapista esperta in fisio-pilates

ARTROSI DEL GINOCCHIO

CENNI DI ANATOMIA DEL GINOCCHIO

L’anatomia del ginocchio è formata da:

  • Femore – è l’osso della gamba, situato nella coscia, che costituisce anche parte dell’anca e del ginocchio. È l’osso più lungo e voluminoso del corpo.
  • Tibia – è un osso voluminoso posto nella parte inferiore della gamba.
  • Perone – è un osso lungo e sottile della gamba, situato parallelamente e lateralmente alla tibia, con cui si articola alle estremità superiore e inferiore.
  • Rotula o patella – è situata nella parte anteriore dell’articolazione del ginocchio, davanti al femore e alla tibia. Quando il ginocchio si muove, la rotula scivola all’interno di una scanalatura.

Le ossa sono connesse alle altre ossa dai legamenti. Ci sono quattro legamenti principali nel tuo ginocchio: legamento collaterale mediale, legamento collaterale laterale,il legamento crociato anteriore e posteriore. I legamenti agiscono come delle corde resistenti per mantenere unite insieme le ossa e per rendere il tuo ginocchio stabile. 


COS’È L’ARTROSI AL GINOCCHIO

Per osteoartrosi (OA) s’intende un gruppo eterogeneo di condizioni che porta a segni e sintomi articolari che sono associati a degenerazione della cartilagine, oltre a modifiche dell’osso subcondrale e del margine articolare. Infatti circa il 90% di persone con OA sintomatica e radiografica avanzata, hanno una lesione meniscale.

L’incidenza standardizzata per età e sesso di OA della mano è di 100/100.000 per anno, OA dell’anca è di 88/100.000 per anno e OA del ginocchio è di 240/100.000 per anno.

CAUSE DELL’ARTROSI AL GINOCCHIO

È stata superata la teoria per cui solamente l’usura portasse artrosi, ma quest’ultima è un processo dinamico, metabolicamente attivo, scatenato da differenti insulti, con processi infiammatori recidivanti (sinoviti).
Esistono diversi tipi di cause:

  1. fattori meccanici: traumi, interventi chirurgici, fratture del plafond tibiale, instabilità meccanica di caviglia e la cartilagine matura ha minori capacità di adattamento e subire alterazioni biomeccaniche;
  2. fattori sistemici e congeniti: fattori genetici non sono ancora chiari; obesità correla con OA di anca, ginocchio e mano; associazione tra OA e patologie sistemiche: insulino-resistenza, diabete di tipo II e patologie cardio-vascolari.

I principali fattori di rischio sono:

−  Lesioni articolari al ginocchio che aumentano il rischio di 4 volte;

−  Presenza di varismo o valgismo di ginocchio che aumenta il rischio sul lato maggiormente

sottoposto al carico;

−  Oltre 1 cm di eterometria determina rischio doppio di sviluppare OA alla gamba più corta;

−  Accovacciarsi e inginocchiarsi;

−  Lesione meniscale isolata o lesione del LCA è associata a un incremento di 10 volte di

sviluppo di OA in soggetti sani della stessa età;

−  Deficit di forza del quadricipite può aumentare il rischio di OA al ginocchio.

Nonostante una forte associazione con questi fattori, molti soggetti con alterazioni biomeccaniche non svilupperanno artrosi, questo dipende dalla suscettibilità del soggetto:

  • Sesso Femminile
  • età
  • fattori genetici ma non determinanti;
  • Obesità aumenta il rischio di OA, più di 3 volte, ne accelera la progressione non solo per il carico ma per le adipochine infiammatorie 


CLASSIFICAZIONE

La diagnosi di osteoartrosi (OA) è generalmente basata sulla combinazione di caratteristiche cliniche e, dove necessario, di una conferma radiografica (riferita ad una OA sintomatica) che porta alla compilazione della “Kellegren-Lawrence grading scale”, la quale suddivide in 4 stadi la progressione dell’artrosi.

 

Però nella pratica clinica l’esame radiografico non è sensibile nell’identificazione delle alterazioni artrosiche strutturali indipendentemente dal dolore. Inoltre la RM permette di identificare segni artrosici degenerativi precoci rispetto all’RX: il 90% dei soggetti con età > 50 aa, pur avendo una Kellgren-Lawrence al grado 0, mostra nel 74% dei casi la presenza di osteofiti. La diagnosi solo radiografica evidenzia un 50% di pazienti asintomatici e senza disabilità. Quindi la rilevanza clinica delle alterazioni radiografiche non è chiara, può essere utile nell’identificare popolazioni a rischio.

Si può parlare quindi di:

−  artrosi radiografica: dove si ha una prevalenza correlata all’età osservabile tramite RX o RMN. Molte volte osservata negli esami strumentali in quadri asintomatici, non determina sempre dolore o disabilità.

−  artrosi clinicamente rilevante: associata a dolore e disabilità, può essere molto invalidante, limita la qualità della vita e in fase avanzata la sintomatologia è presente a riposo e notturna. 


DIFFERENZA TRA ARTROSI E ARTRITE

L’artrite si manifesta con l’infiammazione articolare caratterizzata da gonfiore, tumefazione, arrossamento, rigidità, aumento della temperatura nell’area colpita e dolori che comportano anche la perdita della capacità motoria delle articolazioni interessate. Le forme più severe possono deformare le articolazioni, compromettendo la capacità di svolgere anche i più semplici compiti quotidiani. Possono esserne colpite persone di ogni età e con il passare degli anni l’infiammazione tende a peggiorare se non riconosciuta e curata adeguatamente. Esistono diversi tipi di artrite, tra cui l’artrite reumatoide (anche nella forma giovanile), la gotta, e l’artrite nell’ambito di malattie del connettivo quali il lupus eritematoso sistemico.

L‘artrosi, a differenza dell’artrite, non è una malattia infiammatoria, ma una forma degenerativa cronica. Colpisce soprattutto le persone più avanti con gli anni perché è connessa all’usura delle articolazioni.


LA DIAGNOSI E I SINTOMI DELL’ARTROSI AL GINOCCHIO

I criteri diagnostici per osteoartrosi di ginocchio sono dolore al ginocchio e almeno 3 su 6 delle seguenti

−  Età > 50 anni;

−  Rigidità mattutina;

−  Crepitii al movimento;

−  Dolenzia alla palpazione ossea;

−  Allargamento osseo;

−  Assenza di calore alla palpazione.


TRATTAMENTO DELL’ARTROSI AL GINOCCHIO

L’esercizio, l’educazione del paziente e la perdita di peso rappresentano il trattamento di prima scelta raccomandato nelle linee guida per il trattamento dell’artrosi. Tuttavia, se l’educazione del paziente e l’esercizio terapeutico non riuscissero a migliorare il dolore e la funzione di questa articolazione, il fisioterapista piò offrire trattamenti supplementari come la terapia manuale.  

La Terapia Manuale (manipolazioni, mobilizzazioni, tecniche sui tessuti molli e sui trigger points) riduce il dolore e aumenta il ROM (range di mobilità articolare) solo nel breve termine ed è consigliata in artrosi da lieve a moderata con ROM ridotto e presenza di dolore. L’esercizio terapeutico è il trattamento non chirurgico più importante nella gestione dell’artrosi del ginocchio. Sulla base delle evidenze attuali in letteratura, l’esercizio combinato con altri trattamenti di tipo conservativo è efficace e può posticipare l’intervento chirurgico per un gran numero di pazienti con artrosi. Tuttavia, se un paziente alla fine decide di richiedere una sostituzione totale del ginocchio, il solo aver partecipato a un precedente programma di esercizi comporterà un recupero postoperatorio più rapido.

ARTROSI CERVICALE SINTOMI E RIMEDI

ARTROSI CERVICALE SINTOMI E RIMEDI

CAUSE ARTROSI CERVICALE

L’artrosi cervicale è una patologia degenerativa che colpisce il tratto cervicale della colonna vertebrale e che quindi si presenta in età avanzata, dai 60 anni in su.

La maggior parte della popolazione affetta da artrosi cervicale non si accorge di averla in quanto spesso non presenta sintomi dolorosi o significativi. Tuttavia quando si manifestano possono portare a:

  • Dolore: presente prevalentemente durante il movimento
  • rigidità: presente prevalentemente al risveglio o dopo un periodo di inattività
  • cefalea
  • vertigini
  • brachialgie: caratterizzate da dolore irradiato agli arti superiori che può essere o meno associato disestesie (bruciore, ipersensibilità, dolore), ipoestesia (riduzione della sensibilità), parestesie (formicolio)

L’artrosi cervicale nella maggior parte dei casi si manifesta in seguito ad una degenerazione della cartilagine delle vertebre cervicali.

Le cause possono essere molteplici:

  • Lesioni pregresse o usura: movimenti ripetitivi dovuti a una particolare occupazione o ad un’attività ripetitiva possono provocare un’usura precoce. Inoltre aver subito danni a livello cervicale (ad esempio lesioni legamentose in seguito a un colpo di frusta in auto), può accelerare il processo di invecchiamento.
  • Formazione di osteofiti: che possono determinare rigidità e in alcuni casi creare compressione del circolo sanguigno
  • Ernia cervicale
  • Disidratazione del disco
  • Rigidità legamentosa: I legamenti sono cordoni fibrosi che collegano tra loro le ossa vertebrali. Possono irrigidirsi nel tempo, influenzando il movimento del collo e rendendolo meno mobile.

I fattori di rischio per artrosi cervicale sono molteplici, alcuni di questi modificabili da uno stile di vita sano altri invece innati; vediamo quali sono:

  • Età
  • Lesioni pregresse a livello cervicale
  • Attività lavorative che prevedono il trasporto di carichi pesanti e movimenti ripetuti nel tempo.
  • Alcune tipologie di sport: ginnastica, arti marziali, pugilato ecc.
  • Fattori genetici (storia familiare)
  • Fumo
  • Essere in sovrappeso
  • Vita sedentaria

 

ARTROSI CERVICALE E SINTOMI NEUROLOGICI:

Tra le varie sintomatologie provocate dall’artrosi cervicale ci sono i sintomi neurologici

Il dolore neurogenico è un dolore che si irradia verso gli arti superiori ed è percepito nella regione innervata dal nervo che in quel momento risulta essere l’origine della fonte del dolore.

La causa è la stimolazione del nervo stesso o della radice nervosa a livello cervicale.

Il dolore può determinare la così chiamata brachialgia con dolore radicolare a livello degli arti superiori; si manifesta con:

  • dolore lancinante
  • fitta dolorosa
  • dolore superficiale e profondo
  • generalmente avvertito lungo una striscia ristretta.

Associato a questo è spesso presente una riduzione di forza di quei muscoli innervati dal nervo in questione e/o associato a riduzione o alterazione della sensibilità nell’area di innervazione nervosa.

Quali cure per il dolore da artrosi cervicale?

Terapia manuale, esercizio terapeutico e prevenzione ed educazione sono i migliori candidati che possono aiutarti a combattere il dolore da artrosi cervicale.

 

Studi dimostrano che l’esercizio terapeutico aiuta i pazienti con artrosi cervicale sia a breve che a lungo termine.

Il trattamento dovrebbe iniziare il prima possibile (infatti l’alterazione della funzione muscolare inizia generalmente in maniera precoce in seguito all’insorgenza del dolore);

L’esercizio terapeutico proposto è libero dal dolore e ha una intensità e dosaggio variabile in base al tipo di dolore e al paziente in questione.

 

Ricorda però: l’esercizio da una risposta se fatto per almeno 12 settimane consecutive; si parla quindi di circa 3- 4 mesi almeno

 

E la terapia manuale a cosa serve? Gli effetti della terapia manuale sul dolore cervicale sono molteplici e riassumibili in:

  • aumenta la soglia del dolore e agisce sui meccanismi centrali del dolore (iperalgesia secondaria)
  • migliora la mobilità della colonna cervicale

ARTROSI CERVICALE E VERTIGINI

Non Raramente chi soffre di dolore da artrosi cervicale sperimenta una sensazione di disequilibrio, giramento di testa, definito vertigine;

La vertigine cervicogenica è un disturbo piuttosto comune (prevalenza che varia dal 2% al 30-40%).

Circa il 30% delle persone sopra i 65 anni sperimenta questo sintomo e il 39% di queste ha cadute accidentali per tale causa.

Ma che cosa è la vertigine cervicogenica? Viene definita come una sensazione non specifica di alterato orientamento nello spazio, disequilibrio ed instabilità dovute ad anormali input afferenziali ai nuclei vestibolari provenienti da recettori articolari o muscolari danneggiati nel rachide cervicale superiore

Come viene diagnosticata? Attraverso test specifici, sintomi riferiti e storia clinica del paziente, il fisioterapista può escludere patologie più gravi e arrivare alla diagnosi fisioterapica di vertigine cervicogenica.

Una volta raggiunta tale diagnosi il trattamento che ne segue è basato sull’esercizio terapeutico specifico associato a un trattamento di terapia manuale a livello cervicale.

 

ARTROSI CERVICALE E MAL DI TESTA.

In alcuni cani artrosi cervicale può comportare anche mal di testa.

Esistono diverse tipologie di mal di testa e quella provocata da artrosi cervicale viene definita come cefalea cervicogenica. 

Per cefalea cervicogenica infatti si intende infatti un dolore causato da patologie del rachide cervicale (tessuto osseo, disco e /o tessuti molli), solitamente, ma non necessariamente accompagnato da dolore cervicale

Questo tipo di mal di testa è accompagnato da una ridotta motilità del collo soprattutto in flessione e rotazione, posizione protratta del capo, disfunzioni di movimento e compromissione della funzione neuro-muscolare.

La cefalea cervicogenica è caratterizzata da dolore di natura non pulsante, non lancinante, ma di intensità moderata;

solitamente ha una durata che varia da ore ad alcune settimane e tende a cronicizzarsi nel tempo;

 

 

Cosa può fare il fisioterapista?

Dopo un’attenta valutazione del paziente il trattamento sarà diretto a ciò che emerge ma comunque basato su terapia manuale ed esercizio terapeutico specifico che sono considerati i trattamenti d’eccellenza per questo tipo di problematiche.

 

Come forse hai capito leggendo l’articolo la fisioterapia può aiutarti a prevenire e curare il tuo dolore cervicale attraverso valutazioni trattamenti manuali ed esercizio specifico per la tua problematica.

ARTROSI DELLE MANI

ARTROSI DELLE MANI

CHE COSA È L’ARTROSI?

L’artrosi (OA- Osteoartrosi) è una delle più comuni malattie degenerative che colpisce le articolazioni.

È una malattia articolare conseguente ad una perdita di integrità della cartilagine in associazione ad una correlata modificazione del tessuto osseo sub-condrale e delle strutture articolari adiacenti (sinovia, capsula, legamenti, menischi).

Normalmente la funzione articolare dipende da vari fattori

  • Geometria dei capi articolari;
  • Caratteristiche biomeccaniche
  • Anatomia dell’apparato capsulo legamentoso.

Se per qualche motivo, uno di questi elementi non “funziona” correttamente, l’articolazione può andare incontro al processo artrosico determinando quindi Osteoartrosi.

Oltre a ciò ci sono poi fattori di rischio modificabili e non che possono ulteriormente innescare questo processo ad esempio: ereditarietà, età, obesità, sesso femminile, ipermobilità articolare, fumo, traumi, patologie articolari pre-esistenti.

CHE COSA È L’ARTROSI DELLA MANO?

Una delle articolazioni maggiormente colpite dall’artrosi è la mano.

Nota come osteoartrite delle mani, l’artrosi alla mano è una delle malattie più frequenti, soprattutto tra persone di età avanzata e di sesso femminile.

CENNI DI ANATOMIA DELLA MANO

La mano è costituita da 27 ossa articolate tra loro, che permettono un numero svariato di movimenti che normalmente tutti noi facciamo durante le nostre giornate.

Le ossa della mano possono essere suddivise in tre categorie

  • Ossa carpali (ossia del carpo), che comprendono due fila di ossa: scafoide, semilunare, piramidale, pisiforme, trapezio, trapezoide, capitato, uncinato
  • Ossa metacarpali che sono i 5 metacarpi che si articolano con il carpo e con le falangi
  • Falangi: dalla prima alla quinta suddivise in falange prossimale, media e distale.

QUALI SONO LE ARTICOLAZIONI PIU’ A RISCHIO?

L’artrosi delle mani colpisce con maggior frequenza alcune articolazioni rispetto ad altre:

  • L’articolazione Radio-Carpica (a livello del polso)
  • L’articolazione Carpo metacarpo (a livello del primo dito)
  • Le articolazioni interfalangee prossimali
  • Le articolazioni interfalangee distali

COSA SI INTENDE PER RIZOARTROSI?

La rizoartrosi è la più comune patologia ossea che colpisce la mano; rappresenta circa il 10% delle localizzazioni artrosiche e colpisce prevalentemente le donne.

Interessa l’articolazione Trapezio-Metacarpica a livello del primo dito.

QUALI SONO I SINTOMI?

Determina:

  • Dolore in corrispondenza dell’articolazione,
  • articolazione gonfia, tumefatta;
  • riduzione della mobilità articolare sia attivo che passivo
  • crepitio (rumori articolari)
  • riduzione della forza
  • incapacità di eseguire gesti semplici con/senza dolore ad esempio: aprire/chiudere barattoli , avvicinare il primo dito al secondo creando un movimento di pinza.

QUALI SONO LE CAUSE DI RIZOARTROSI?

L’eziopatogenesi, è multifattoriale e ad oggi ci sono numerose teorie che possono essere riassunte in:

Teoria dello stress ripetitivo: per cui movimenti ripetitivi che possono determinare un aumento di forze di taglio sull’articolazione e portare a uno squilibrio articolare

Teoria Muscolare: per cui alcuni muscoli che dovrebbero attivarsi per far lavorare correttamente l’articolazione non si attivano oppure sono troppo deboli e altri che invece non dovrebbero attivarsi, sono iperattivi.

In ogni caso sappiamo che esistono vari stadi di rizoartrosi, ovviamente non ci si sveglia dal giorno alla notte con articolazione rigida, gonfia e dolente.

Esistono diversi stadi della patologia; secondo la classificazione di EATON la patologia si evolve in 4 fasi

  • 1 stadio secondo eaton: reperti radiografici normali o presenza di aumentato spazio articolare aumentato per sinovite; dal punto di bista clinico è presente dolore solo al movimento, nessuna deformazione e presenza di lassità articolare.
  • 2 stadio secondo eaton: presenza di restringimento dello spazio cartilagineo e/o presenza di osteofiti; dal punto di vista clinico è presente dolore.
  • 3 stadio secondo eaton: presenza di restringimento dello spazio casrtilagineo, presenza di osteofiti e modificazione della struttura ossea dell’articolazione trapezio-scafoidea. Dal punto di vista clinico è presente dolore e inizio di deformazione
  • 4 stadio secondo eaton: presenza di artrosi, deformazione articolare e dolore sia nel movimento che da fermo.

 

QUALI SONO I RIMEDI E COSA PUO’ FARE LA FISIOTERAPIA?

La Rizoartrosi è una patologia degenerativa che non è possibile arrestare, bensì rallentare attraverso un buon programma di fisioterapia.

 

L’approccio terapeutico è così formato

      Terapia farmacologica

                              eduzione del paziente

                                          fisioterapia (terapia manuale ed esercizi)

                                                      Tutori                      

                                                                  Chirurgia (se l’approccio conservativo fallisce)                                         

 

Le linee guida europee confermano che i trattamenti conservativi garantiscono una soddisfacente efficacia in termini di riduzione del dolore, incremento della forza e funzionalità della mano, entro sei settimane.

L’assenza di qualsiasi miglioramento clinico dopo sei settimane di trattamento, potrebbe far prendere in considerazione altre strategie, in ultimo la chirurgia.

L’approccio fisioterapico è basato su mobilizzazioni passive/ attive o attive assistite dell’articolazione trapezio-meta-carpica eventualmente associato a mobilizzazione del nervo (radiale). Oltre a ciò, il trattamento prosegue con esercizi funzionali attivi mirati al rinforzo di quei muscoli che “proteggono” l’articolazione e, in particolare parliamo di muscolo opponente del pollice, abduttore breve del pollice, primo interosseo dorsale.

ARTROSI DELL’ANCA

ARTROSI DELL’ANCA

CENNI DI ANATOMIA DELL’ANCA

L’articolazione dell’anca è formata dall’unione tra le ossa pelviche e il femore. Nella porzione del femore che incontra il bacino, il femore ha la forma di una sfera che prende il nome di testa del femore. Questa sfera del femore si inserisce in un foro che esiste nel bacino, in modo tale da formare un ingranaggio perfetto che consente all’anca di muoversi in diverse direzioni.

Sia la testa del femore che la cavità acetabolare (il bacino) in cui è articolato sono ricoperti di cartilagine, che è il tessuto che facilita il movimento tra le ossa e impedisce loro di sfregare direttamente osso contro osso.

 

COS’E’ L’ARTROSI D’ANCA?

Nel corso degli anni, a causa della progressiva usura di questa cartilagine, essa perde spessore e consistenza e addirittura scompare.. Questo dà luogo alla perdita dell’ingranaggio corretto tra testa del femore e bacino, che è proprio ciò che produce i sintomi dell’artrosi dell’anca.

L’artrosi dell’anca è una patologia comune che comporta forme di disabilità e necessità di cure che influiscono sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, e in generale dell’intera società. 

Va considerato come tale patologia degenerativa articolare sia in aumento al crescere dell’aspettativa di vita e dei traumi muscoloscheletrici, quest’ultimi responsabili di forme secondarie di artrosi. 

L’artrosi dell’anca, chiamata anche coxartrosi, è una malattia dell’articolazione dell’anca. 

Il materiale cartilagineo protettivo si deteriora sia a livello della testa del femore e sia a livello della cavità acetabolare. Le conseguenze sono chiare, ovvero si manifestano inizialmente come lievi restrizioni di movimento, che possono successivamente peggiorare e causare forti dolori.

Le cause dell’artrosi dell’anca sono estremamente diverse e di solito sono dovute a una combinazione di diversi fattori . Tuttavia, il fattore comune è un disturbo metabolico nella cartilagine. I processi di degradazione della cartilagine predominano e portano gradualmente a un’esposizione dell’osso. Se un osso sfrega contro un altro, il corpo reagisce producendo materiale osseo per contrastare la rottura. Ciò causa deformità ossea e conseguenti limitazioni nella mobilità e dolore.

I seguenti fattori possono favorire lo sviluppo dell’artrosi dell’anca o sono la causa dell’artrosi dell’anca:

  • Predisposizione genetica
  • Usura legata all’età
  • Problemi di allineamento dell’anca
  • Malattie dell’anca
  • Obesità grave
  • Sforzo fisico pesante
  • Sport
  • Lesioni
  • Conflitto dell’anca

QUALI SONO I SINTOMI DELL’ARTROSI D’ANCA?

Nella maggior parte dei casi, l’artrosi dell’anca provoca dolore e limitazione nei movimenti,  con perdita graduale dell’intra-rotazione. Nelle prime fasi della malattia, tuttavia, potrebbero non esserci sintomi evidenti. Le persone colpite di solito sentono solo un leggero dolore quando camminano o si alzano da una posizione seduta. Questi disturbi spesso scompaiono da soli dopo poco tempo. Con il progredire della malattia, il dolore si diffonde, a volte fino alle ginocchia, e movimenti come piegarsi in avanti, allacciarsi le scarpe o semplicemente salire le scale diventano più difficili per via del dolore. 

L’artrosi dell’anca in rapida progressione significa che tutto il materiale cartilagineo si deteriorerà nel prossimo futuro. Le estremità ossee non protette si sfregheranno l’una contro l’altra. Questo di solito causa gravi limitazioni del movimento e forte dolore.

La rottura del materiale cartilagineo dovuta all’artrosi non può essere fermata. Tuttavia, la riduzione del peso corporeo ed il seguire uno stile di vita attivo può aiutare a rinforzare i muscoli ed evitare l’instaurarsi di ulteriori restrizioni di movimento.

I principali sintomi dell’artrosi d’anca sono:

  • Dolore inguinale;
  • Dolore che si irradia anteriormente alla coscia;
  • Dolore lateralmente all’anca, nella zona del gran trocantere;
  • Limitazione dei movimenti;
  • Difficoltà a flettere l’anca;
  • Dolore durante le attività;

QUAL’ È IL DECORSO DI QUESTA PATOLOGIA?

Particolare attenzione è rivolta alle dimensioni dello spazio articolare.

 Più piccolo è lo spazio articolare, più avanzata è l’artrosi dell’anca. Le radiografie possono anche rilevare una deformazione (osteofiti) nelle superfici articolari. In rari casi, per una diagnosi più precisa può essere utilizzata la TAC e la RMN.

Le analisi del sangue possono inoltre aiutare a distinguere tra artrosi ed artrite.

L’artrosi può essere classificata mediante esami diagnostici radiologici e suddivisa in 5 gradi secondo Kellgren e Lawrence.

Grado 0: nessun segno di artrosi

Grado 1: restringimento minore dello spazio articolare

Grado 2: minore restringimento dello spazio articolare e leggere irregolarità nella superficie articolare

Grado 3: restringimento pronunciato dello spazio articolare e irregolarità sostanziali nella superficie articolare

Grado 4: restringimento pronunciato dello spazio articolare e deformazione/necrosi (morte delle cellule ossee) nelle parti articolari.

 

IN CHE COSA CONSISTE IL TRATTAMENTO FISIOTERAPICO PER L’ARTROSI D’ANCA?

Inizialmente, il trattamento dell’artrosi dell’anca è solitamente di tipo conservativo, a seconda dello stadio della malattia. Questo trattamento conservativo prevede principalmente la fisioterapia e l’esercizio terapeutico per rinforzare i muscoli dell’articolazione dell’anca. Esercizi mirati possono anche migliorare la mobilità e l’equilibrio, e quindi rallentare il progresso dell’artrosi e alleviare il dolore. 

Il trattamento farmacologico con antidolorifici antinfiammatori può essere utilizzato anche per alleviare il dolore.

Gli sport non dovrebbero essere evitati per paura del deterioramento. L’attività fisica regolare favorisce la circolazione sanguigna e migliora la mobilità articolare, contribuendo così al miglioramento del paziente. Tuttavia, è necessario fare attenzione a scegliere gli sport che non espongano l’articolazione dell’anca a uno stress eccessivo. 

Tuttavia, se la quantità di cartilagine dell’articolazione dell’anca è già diminuita in modo significativo, l’ intervento chirurgico è un altro modo per rallentare la progressione dell’artrosi dell’anca e per contrastarne efficacemente i sintomi. L’ intervento di protesi d’anca  è una procedura seria e dovrebbe essere presa in considerazione solo se la terapia conservativa non ha avuto successo e il dolore è persistente e molto grave. Gli interventi chirurgici sotto forma di procedure minimamente invasive, come l’artroscopia dell’anca, possono aiutare a risolvere i sintomi già in una fase iniziale dell’artrosi dell’anca.

 

La terapia chirurgica con sostituzione protesica è, tuttavia, una scelta da condividere con il paziente basata sul dolore e sulla limitazione funzionale, tenendo sempre presente la migliore tecnologia e la possibilità di un accesso chirurgico meno invasivo.