TUTTI LA CHIAMANO TENDINITE D’ACHILLE .
Vediamo perchè in realtà non si chiama così e soprattutto che cosa è!
Il tendine d’Achille è una spessa banda di tessuto connettivo fibroso, estremamente flessibile ed elastica, che riunisce le porzioni terminali dei muscoli del polpaccio gastrocnemi e soleo, e si estende fino a una prominenza ossea del calcagno, conosciuta come e tuberosità calcaneare, dove stabilisce una robusta interazione.
Ha un ruolo fondamentale per quanto concerne la meccanica della locomozione dell’essere umano; collegando gastrocnemio e soleo al calcagno, infatti, permette a questi muscoli l’esecuzione di movimenti di planta-flessione del piede, per questo è l’attore principale durante la fase di spinta del passo, in cui il calcagno si solleva da terra.
In realtà, è attivo anche nella altre fasi del passo con un ruolo di modulatore dell’azione degli altri muscoli antagonisti.
Il tendine d’achille è il più largo e forte tendine del corpo umano;
supporta carichi che possono variare circa da 2000 a 7000 N.
( per chi non conoscesse la fisica , si traduce in 200 e 700 kg )
inoltre, viene stimolato continuamente durante la vita quotidiana; ad esempio:
durante il cammino, corsa, nei salti oltre che ovviamente in attività sportiva.
Ma cosa si intende per Tendinopatia Achillea?
Sicuramente non è un’infiammazione!
Il termine tendinite infatti è un termine impropriamente usato in quanto non esiste nessuna infiammazione al tendine.
Si intende perciò una condizione clinica dolorosa da Overuse con insorgenza graduale del dolore (SueckiD, Bretchter J, 2010) rigidità mattutina e dolore alla palpazione
“Dolorabilità, rigidità e impotenza funzionale” del tendine d’Achille sono di facile riscontro nella popolazione generale.
Nel 2011 “de Jonge et al” attraverso uno studio di coorte basato su 57.725 pazienti, evidenzia un tasso d’incidenza del 2,35% in persone con una fascia d’età compresa tra i 21 e i 60 anni.
E solo il 35% di essi è però in relazione con attività sportive.
Nella popolazione sportiva invece è possibile riscontrare problematiche di tendinopatia achillea sia in atleti amatoriali che professionisti di diverse discipline.
Essa rappresenta il 2,5% di tutti gli infortuni dei calciatori che hanno partecipato alla UEFA Champions League dal 2001 al 2012 con un tasso di recidiva del 27% .
È abbastanza diffusa anche tra i podisti con un tasso di incidenza tra il 9.1% e il 10.9% con un picco del 18,5% negli ultramaratoneti
Quali sono i segni della Tendinopatia Achillea ?
- Dolore localizzato ( massimo 2 dita) sul tendine achilleo
- Il Dolore è in relazione al carico ( più cammino, salto o corro e più da dolore )
- Peggio il giorno dopo alti carichi
- Possibile Rigidità Achilleo
I fattori di rischio di svuluppo di Tendinopatia Achillea possono essere molteplici;
secondo O’Neill et al, 2016 e Martin et al, 2018, questi sono :
- Riduzione della potenza/forza muscolare generica e in particolare muscoli gastrocnemio soleo;
- Ridotta mobilità della caviglia, in particolare riduzione della dorsiflessione;
- Alterato Allineamento del Piede, ad esempio pronazione;
- Precedenti Tendinopatie dell’arto inferiore e/o traumi recenti;
- Uso di corticosteroidi, e soprattutto inniezioni di corticosteroidi ( come conferma uno studio retrospectivo del 2016 – the clinical effect of tendon repair for tendon spontaneous rupture after corticosteroid injection;
- Cambiamento del Carico ( ad esempio riprendere, dopo un periodo di pausa, attività sportiva alla solita intensità precedente);
- Errori di allenamento ;
- Calzature inadatte;
- Superflici di allenamento inadatte ( ad esempio : troppo soffici o dure);
- Altre: diabete mellito, ipercolesterolemia, obesità, stress, donne post-menopausa, artrite reumatoide ecc.
Chi ha avuto almeno una volta nella vita una tendinopatia Achillea, sa quanto questa sia insidiosa.
Ha un notevole impatto sulla vita quotidiana, in quanto interessa le normali attività giornalierre , come camminare, scendere, salire le scale, ecc. , l’attività sportiva, come running o tutti gli sport che richiedono corsa e salti.
È una patologia che richiede tempo a guarire e velocemente può aggravarsi.
Solo il 65% guarisce e permane senza sintomi dopo 5 anni (Sibernagel et al 2010) ;
15% ha una recidiva dei sintomi
20% continua con sintomi e deficit di forza;
Una corretta diagnosi clinica può essere effettuata attraverso anamnesi ed esame obbiettivo.
Ulteriori esami strumentali come ecografia o Risonanza magnetica, possono solo confermare l’ipotesi che ci siamo fatti.
Una volta diagnosticato il problema il trattamento che ne segue è multimodale
- esercizio terapeutico
- modulazione dei carichi di lavoro ( soprattutto per gli sportivi)
Ricordiamoci che livello del tendine è tanto dannoso sia il sovraccarico quanto il sottocarico
- terapie manuali (per migliorare la mobilità della caviglia e ridurre tensioni muscolari a livello di gastrocnemio e soleo, flessori delle dita , tibiale anteriore e posteriore)
- terapie fisiche ( onda d’urto ): le onde d’urto hanno dimostrato essere efficaci nel ridurre il dolore nel medio termine quando associate a riabilitazione attiva ( esercizi), grazie al loro effetto biostimolante locale.
- Chirurgia : Il trattamento chirurgico è consigliato per quelle poche persone in cui il trattamento conservativo fallisce e il dolore permane per più di 3/9 mesi . Rappresentano per fortuna una piccola percentuale.
Ma quindi quali esercizi fare ?
Più studi confermano che un training di sei settimane siano in grado di portare notevoli miglioramenti alla patologia in termini di dolore e funzionalità, sempre se eseguiti correttamente. A livello visivo, un corretto allenamento ha dimostrato essere efficace anche nella riduzione della tumefazione tendinea, ed all’esame ecografico ed alla risonanza magnetica sono stati rilevati netti miglioramenti a livello strutturali.
Lo scopo principale di questi esercizi è riportare il tendine a sopportare carichi adeguati e ridurre il dolore :
- esericizi isometrici ( hanno lo scopo di ridurre il dolore ): squat su pedana inclinata, tenuta isometrica hell raise da seduto, tenuta isometrica su leg press ecc.
- esercizi isotonici concentrici ed eccentrici ( scopo: migliorare forza, capacità di carico): hell raise da seduto, hell, raise su leg press, squat su pedana inclinata ecc.
L’esercizio eccentrico modifica lo stato patologico del tendine sia a breve che lungo termine.
Va infatti ad influire sulla produzione del collagene di tipo 1 ed, in assenza di ulteriori eventi lesivi , può aumentare il volume tendineo ed incrementarne la forza.
Inoltre, la ripetizioni di continui carichi in allungamento aumenta la capacità di carico del tendine stesso rendendolo più funzionale e meno
dolorante sotto sforzo.
- Esercizi pliometrici : aumentare velocità e aggiungere rimbalzi veloci, corsetta sul posto, salti bi-podalici e poi monopodalici, skipping ecc.
- una volta tollerato il carico si passa poi a lavorare su eventuali performance sportive
Una volta terminato il percorso riabilitativo è necessario mantenere il risultato, continuando con il lavoro di rinforzo e gradualmente ritornare all’attività sportiva.
È importante capire ( soprattutto per gli sportivi) che il carico di lavoro dovrà aumentare gradualmente e non pretendere di riuscire a correre, saltare ecc, immediatamente come prima dell’infortunio.
Questo avverrà solo allenando il tendine a carichi graduali fino carico precedente.