Sedentarietà e mal di schiena
È nota da tempo la relazione tra la sedentarietà e il mal di schiena, come anche l’importanza di muoversi e mantenere un buon tono muscolare per contrastare una lombalgia (vedi articolo: Come diminuire il dolore alla schiena? Tirando su grandi pesi!)
Di recente è stato effettuato uno studio per capire la fattibilità di un in un intervento focalizzato a ridurre il dolore di chi soffre di lombalgia cronica (CLBP) e che tende a passare molte ore a una scrivania.
I partecipanti erano 27 con una età media di 52 anni di cui il 78% donne, tutti i partecipanti passavano moltissimo tempo ogni settimana alla scrivania (almeno 20 ore!).
Tutti hanno ricevuto una sorta di “braccialetto elettronico” che serviva per sollecitare l’attività nei soggetti, per evitare quindi una certa sedentarietà stando seduti tutto il tempo senza muoversi. A questo va aggiunto un tutor che regolarmente faceva loro una consulenza sulle migliori strategie d’approccio al mal di schiena.
Dopo circa sei mesi i ricercatori hanno notato come ci fosse una diminuzione nelle ore consecutive trascorse in posizione seduta dai partecipanti con un decremento anche dei parametri che indicano disabilità e dolore.
Per quanto si tratti di un “esperimento” su piccola scala, come detto i partecipanti erano solo 27, esso ha mostrato come una rieducazione di determinati comportamenti in specifici ambiti lavorativi possa contrastare alcuni sintomi del mal di schiena.
Questo esperimento mostra in modo inequivocabile come ci sia una correlazione tra sedentarietà e dolore cronico (in questo caso dovuto a una forma di lombalgia).
Il problema globale della lombalgia cronica: introduzione
Il classico “mal di schiena” è una patologia molto comune che ormai colpisce circa il 9-10% della popolazione mondiale. Si tratta di stime ma che mostrano quanto tale patologia sia rilevante e costosa, sia dal punto di vista della sanità pubblica che privato.
Anche se sono aumentati i costi per contrastare e prevenire la lombalgia cronica (ad esempio negli Stati Uniti si stima che l’incremento in spese mediche sia stato del 100% tra il 1996 e il 2013), è in continuo aumento.
La maggior parte dei malati sperimentano dolore per almeno 12 settimane facendo fatica a lavorare e svolgere le normali attività. A questo va aggiunto che la medicina non riesce a curare la patologia ne tantomeno a ridurne in modo efficacie i fastidi (es. dolore).
Di conseguenza i ricercatori ed esperti della colonna vertebrale hanno compreso come l’approccio debba essere modificato e non soltanto focalizzato a terapie mediche e farmacologiche.
Hanno quindi iniziato a proporre approcci terapeutici non farmacologici che includono:
- Esercizio fisico.
- Dimagrimento
- Terapia cognitivo-comportamentale.
Ad esempio, un recente studio, ha mostrato come gli interventi di terapia cognitivo-comportamentale portino benefici più a lungo termine rispetto ad altre più costose.
Allo stesso tempo si è anche visto come tale terapia da sola non portasse migliorie così grandi da aiutare concretamente il paziente: in pratica la terapia cognitivo-comportamentale da benefici che perdurano ma sono di lieve entità.
Questo suggerisce quindi la necessità di combinare in modo sistemico e sinergico la terapia con altre che diano, invece, risultati più importanti. Quella con l’esercizio fisico sembrerebbe essere la più adatta e complementare.
Spingere le persone a diminuire le ore passate “incatenati” davanti a un monitor e la diminuzione di una vita sedentaria potrebbe essere una strategia di trattamento aggiuntiva.
Ciò che si mira a ottenere è la diminuzione di quello che viene comunemente definito come “comportamento sedentario”: ossia uno stile di vita in cui si passa la maggior parte del tempo seduti o anche sdraiati ed è caratterizzato dalla quasi, o totale, mancanza di esercizio fisico.
Lavoro e mal di schiena
Stare seduti per troppo a lungo potrebbe contribuire ad acuire la lombalgia cronica, nonché i sintomi ad essa associati, causando:
- Diminuzione della circolazione sanguigna.
- Peggioramento del tono muscolare della schiena e anche delle gambe.
- Postura scorretta.
- Incremento del dolore e della rigidità.
Inoltre, coloro che soffrono di lombalgia cronica e provano molto dolore, potrebbero aver paura di effettuare determinati movimenti spingendoli ancora di più a una staticità che provocherebbe ulteriori danni.
Chi lavora alla scrivania ha una maggiore probabilità di soffrire di mal di schiena, si stima infatti che un numero dal 30% al 50% di loro, durante l’anno, ne soffra per periodi prolungati.
Gli studi hanno mostrato come gli interventi mirati a diminuire questi comportamenti “sedentari” sul posto di lavoro abbiano avuto due effetti precisi:
- Diminuire i casi di mal di schiena o la durata degli attacchi.
- Hanno mantenuto costante il livello di produttività.
Considerando la difficoltà a implementare nuovi standard comportamentali all’interno di un ufficio, aver mantenuto la stessa produttività, indica come un approccio su larga scala potrebbe addirittura incrementarla.
Si avrà anche, di conseguenza, una diminuzione delle assenza sul posto di lavoro per i disturbi causati dal mal di schiena.
Va aggiunto che questi studi sono stati effettuati per periodi brevi (circa 3 mesi) andando a modificare solo il comportamento sedentario dei lavoratori, senza quindi includere modifiche strutturali come ad esempio l’implementazione di postazioni utilizzabili anche in piedi e simili.
Lo studio precedentemente menzionato (su 27 pazienti) e durato sei mesi, serviva proprio a mettere a sistema una serie componenti che portassero a una analisi più precisa.
Oltre quindi alla suddetta terapia cognitivo-comportamentale sono stati aggiunti anche altri elementi come strutture, desk e postazioni ergonomiche che diminuissero il “bisogno” di stare seduti permettendo di lavorare anche in piedi.
Sono state implementate più pause nelle quali i soggetti dovevano muoversi.
Sedentarietà e dolore cronico, che relazione e c’è cosa fare
Le persone coinvolte nella ricerca hanno dichiarato di avere una discreta soddisfazione/benefici dovuti all’utilizzo di nuove terapie e metodiche atte a diminuire la sedentarietà sul posto di lavoro.
Nel tempo si è notato un miglioramento della lombalgia cronica, sia per quanto riguarda il dolore che la mobilità stessa, con una riduzione significativa della disabilità correlata alla CLBP
Lo studio non è di certo sufficiente a dare una risposta precisa e univoca sulla validità di questi nuovi metodi e approcci terapeutici. Sarà necessario effettuarne di nuovi, su scala maggiore, che mettano in luce la veridicità delle ipotesi riscontrate.
Di sicuro, anche se lo studio non è in grado di prevedere diminuzioni statisticamente significative del dolore auto-valutato e della funzionalità fisica, dimostra come muoversi di più porti benefici piccoli o moderati che potrebbero portare a miglioramenti molto maggiori se applicati su scala più ampia.
Si tratta di un nuovo approccio globale per la cura della lombalgia cronica proprio attraverso una serie di metodiche messe a sistema di carattere medico, terapeutico, cognitivo-comportamentale.
Quindi se si vuole avere benefici certi e duraturi diviene necessario modificare il proprio stile di vita, perché sedentarietà e dolore cronico, da quanto emerge, sono strettamente correlati.
GIONATA PROSPERI, FT, SPT, SM.
- Esperto In Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania
- Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare
- Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari
- C.E.O. del Centro della Colonna vertebrale di Massa
- Fisioterapia ecoguidata