La coxartrosi o artrosi dell’anca è una delle patologie muscolo-scheletriche più comuni che colpisce le persone over 50. E’ una malattia da usura nella quale, la cartilagine presente nell’articolazione si usura e assottiglia gradualmente.

 

Questa patologia ha varie cause, ma generalmente si possono dividere in:

  • primaria: tipica di chi manifesta i sintomi in età avanzata, non legata ad altre problematiche;

  • secondaria: comune nelle persone a cui viene diagnostica in giovane età, spesso legata ad altri problemi presenti nella stessa articolazione (come la lussazione congenita dell’anca) o in articolazioni vicine.

I PAZIENTI AFFLITTI DA COXARTROSI SONO TUTTI UGUALI?

NO! Infatti possono essere più o meno gravi in base a quanto dolore reca la patologia ai pazienti e in base al grado di usura della cartilagine.

I primi sintomi che si manifestano sono:

  • il dolore inguinale, che si può irradiare fino al ginocchio;
  • difficoltà nel muovere l’anca e difficoltà nel cammino, che spesso diventa zoppicante.

E’ una malattia degenerativa, ovvero che peggiora con il passare del tempo, soprattutto se non viene trattata.

HAI CAPITO BENE… SE NON VIENE TRATTATA!!

Nei casi più gravi, la coxartrosi è una malattia invalidante, perché il forte dolore che crea nella persona gli impedisce le attività quotidiane, anche le più semplici.

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QUINDI, COSA FARE?

Nelle situazione più gravi la procedura utilizzata è quella chirurgica, con la Protesi dell’Anca, attraverso la sostituzione dell’articolazione con un nuovo impianto. Ma prima di arrivare a questa soluzione esistono dei trattamenti fisioterapici conservativi, ovvero non chirurgici, che permettono di ridurre e/o far sparire il dolore e le altre problematiche associate alla coxartrosi.

In questi anni si sta diffondendo un nuovo approccio per trattare queste problematiche che offre ottimi risultati: il metodo Mulligan.

LA TERAPIA RIABILITATIVA: IN COSA CONSISTE IL METODO MULLIGAN

Il metodo Mulligan è un tipo di terapia manuale che prende il nome da Brian Mulligan, il fisioterapista neozelandese che ha sviluppato e diffuso questa metodica nel mondo.

Questo approccio si basa sul concetto di “errore di posizione articolare”, cioè che il dolore e i problemi del movimento sono dovute ad una non corretta posizione delle strutture articolari durante il gesto. Questi errori di posizione devono essere valutati e corretti per poter liberare le articolazioni, sbloccando i movimenti e riducendo drasticamente il dolore associato.

L’anca può avere varie errori di posizionamento, la più comune è lo slittamento in avanti della testa del femore rispetto alla sua posizione di base. Lo spostamento è spesso molto piccolo ma sufficiente per creare un conflitto con la volta acetabolare durante i movimenti, in particolare durante il cammino.

Questa tecnica prevede, durante la seduta di riabilitazione, l’utilizzo di movimenti attivi fatti dal paziente, durante i quali il fisioterapista corregge gli errori di posizionamento attraverso l’utilizzo delle mani o di altri aiuti, come cinture o dei pesi. Ogni tecnica deve essere indolore per il paziente, che deve sentire un rapido miglioramento delle sue condizioni.

Vengono frequentemente utilizzati degli ausili nelle manovre di questo distretto corporeo, in particolare nell’approccio dell’anca viene spesso utilizzata una cintura, detta cintura Mulligan. L’utilizzo di questa cintura permette di correggere il movimento in maniera precisa, con poco sforzo e consente al fisioterapista di avere le mani libere da utilizzare per controllare e/o correggere simultaneamente un altro distretto durante la manovra (ad esempio il bacino o il ginocchio) per incrementare ulteriormente il risultato.

Per ottenere degli ottimi risultati ci deve essere una buona collaborazione tra paziente e il fisioterapista, che devono dialogare costantemente durante le manovre. Il fisioterapista che utilizza questa tecnica deve essere abile nel capire quale è l’errore di posizione ed utilizzare il miglior approccio, calibrando la difficoltà della manovra in base alla condizione ed al dolore che gli vengono riferiti.

L’utilizzo di questa metodica è molto apprezzata dai pazienti, che non provocano dolore durante l’esecuzione della tecnica, si sentono parte del trattamento e vedono dei miglioramenti alla fine della seduta.