Mal di schiena in gravidanza? Non sai cosa fare per attenuare il dolore? Leggi questo articolo, potrebbe esserti utile

Mal di schiena in gravidanza? Non sai cosa fare per attenuare il dolore? Leggi questo articolo, potrebbe esserti utile

1) Mal di schiena in gravidanza: cosa c’è da sapere

Il mal di schiena in gravidanza è molto comune, si stima che la percentuale di donne che soffrono di questi dolori durante la gestazione sia molto alta.
Il dolore si può manifestare in forma lieve solo durante alcune attività oppure può essere intenso e costante e diventare molto invalidante.

Quando si parla di mal di schiena in gravidanza, è molto importante capire l’origine del dolore per orientarsi e agire di conseguenza. Si fa principalmente riferimento a due quadri clinici:

  • Dolore Lombare (Low Back Pain, LBP), nella parte bassa della schiena: dolore o limitazione funzionale compreso tra il margine inferiore dell’arcata costale e le pieghe glutee inferiori con eventuale irradiazione posteriore alla coscia ma non oltre il ginocchio.

 

  • Dolore pelvico (Pelvic girdle pain, PGP): in gravidanza è più frequente rispetto
    al dolore lombare. È un dolore che si localizza tra la cresta iliaca e piega glutea inferiormente. Può dare una componente di dolore riferito ad inguine e sinfisi pubica e dolore irradiato alla coscia posteriore ma mai oltre il cavo popliteo. Il dolore è del tutto caudale alla quinta vertebra lombare. Quest’ultimo colpisce tra il 56 e l’80% delle donne in gravidanza.

2) Qual è la causa?

Non è ancora certa la motivazione per cui la gestazione influenzi la storia naturale del dolore lombare; le ipotesi sono diverse. Sicuramente la gravidanza aumenta il carico biomeccanico modificando i normali equilibri posturali e di carico sul rachide. Un’ipotesi alternativa potrebbe essere collegata al fatto che durante la gravidanza avviene un aumento di lassità del tessuto collagene. E’ risaputo che il contenuto ematico di relaxina aumenta di 10 volte con un picco massimo tra la trentottesima e la quarantaduesima settimana di gravidanza. Questo influirebbe soprattutto sull’ articolazione sacroiliaca e sulla sinfisi pubica, ma potrebbe influire anche sulla colonna rendendola meno rigida e in carenza di una muscolatura forte; di conseguenza potrebbe causare nuovi disequilibri con dolore. Ad oggi, il ruolo di tutti questi fattori non è ancora certo.

3) Come avviene la diagnosi e perché non è consigliato imaging?

Per capire se si tratta di “Pelvic Girdle Pain” è fondamentale rivolgersi a un professionista, che dopo un’ accurata valutazione e tramite test clinici specifici di provocazione del cingolo pelvico, farà la diagnosi.

Le linee guida dicono di non fare imaging se non ci sono quadri importanti (infiammazione, tumori, traumatismi gravi). Ovviamente non si consiglia la RX alle donne in gravidanza. Non possiamo comunque associare alle bio-immagini la fonte del dolore. L’imaging non da informazioni sul dolore o meno. Attraverso la risonanza magnetica si può osservare edema osseo profondo, solo in questo caso da un’informazione correlata a questi problemi. L’ematoma però dev’essere omogeneo e superiore al centimetro.

4) Quali sono le caratteristiche dei sintomi?

Solitamente nel dolore pelvico, l’insorgenza di dolore avviene dopo circa 30 minuti di cammino o di mantenimento della posizione seduta.

Inoltre, può esserci dolore durante attività quali: girarsi nel letto, igiene intima, infilare il pantalone stando in piedi su una gamba, stare seduti a terra a gambe incrociate, alzarsi dalla sedia.

5) Quando avviene l’esordio?

In presenza di una paziente in gravidanza la sintomatologia si deve essere manifestata o durante la gravidanza (12-24 settimane, aumentando dalla 24-36 settimana) o nel gap temporale che va dal parto alle 3 settimane successive.

6) In cosa consiste il trattamento?

Dagli studi fatti fin’ora, si evince che solo il 50% delle donne con dolore pelvico si rivolge a un professionista per essere trattata e si è visto che tra il 68-87% ha beneficio dal trattamento. L’approccio multimodale è il migliore in questi casi; si è visto, in particolare, in particolare, che attraverso l’educazione, l’esercizio terapeutico e la terapia manuale si hanno dei buoni risultati.

Per prima cosa, le donne andrebbero informate che il problema non è di alcun pericolo né per loro né per il loro bambino e che il decorso è solitamente benigno. Successivamente viene raccomandato l’esercizio per ridurre il dolore e si consiglia di eseguire sotto la supervisione di un professionista esercizi di stabilizzazione, di controllo motorio ed esercizi generici di rinforzo, insieme allo stretching. In letteratura, si è visto che ha una buona evidenza anche il massaggio perineale autoindotto per diminuire i danni da parto. Inoltre, si è constatato che solo per brevi periodi può essere utile l’uso della cintura pelvica. Il training cognitivo-comportamentale può essere di aiuto in caso di dolore cronico.

A cura di:

NOEMI MARINARI, PT, OMPT student

Dolore cervicale? Niente paura 10 consigli per te!

Dolore cervicale? Niente paura 10 consigli per te!

Il dolore cervicale è la seconda causa di dolore, dopo il mal di schiena, per cui le persone di rivolgono a un medico, fisioterapista o chiedono assistenza.

Circa 2/3 della popolazione almeno una volta nella vita soffre di disturbi cervicali con un andamento benigno nella maggior parte dei casi.

Questa condizione colpisce maggiormente le donne intorno ai 40- 50 anni di età e in una piccola percentuale (10%) tende a cronicizzare nel tempo (cote et al. 2004)

Difficilmente la causa scatenante di dolore cervicale è una sola, ma insorge quasi sempre per un insieme di fattori diversi legate allo stile di vita e ad alterazioni strutturali della colonna e del controllo muscolare.

Ma sappi che sono, per la maggior parte, tutti fattori modificabili

 e migliorabili con l’aiuto della fisioterapia!

 

Alcuni esempi di Fattori legati allo stile di vita sono appunto;

  • lavoro sedentario (ufficio, computer…);
  • lavoro in smart working con postazioni non ergonomiche (tavoli e sedie della cucina diventano sempre di più il nostro ufficio);
  • lavoro di forza e/o con movimenti ripetuti delle braccia sopra la testa;
  • mancanza di attività fisica;
  • eccesso di attività fisica;
  • mantenimento di “posture scorrette” durante il giorno e la notte;
  • Stress e disturbi del sonno.

 

Quindi ecco per te 10 consigli per gestire al meglio il tuo dolore al collo.

  1. Se il tuo dolore è comparso spontaneamente, senza traumi, incidenti stradali, e senza comparsa di altri sintomi (svenimenti, vertigini, disturbi della visione, associato primo episodio di mal di testa, ecc..) stai tranquillo, molto probabilmente si tratta di un semplice dolore cervicale e molto probabilmente risolvibile.

I dati dicono infatti che nel 90% dei casi si tratta di un disturbo non specifico o dolore meccanico (Blinder 2008), ed essendo tale, trattabile e risolvibile con la fisioterapia.

 

  1. Il riposo a letto e l’utilizzo di un collare, vengono considerati un trattamento inadeguato per favorire la risoluzione di un quadro doloroso rallentando la ripresa e aumentando la rigidità articolare e muscolare. Piuttosto, le evidenze sempre di più supportano una serie di programmi di esercizi come trattamento e prevenzione per il tuo dolore al collo. Per cui non aver paura a muoverti e cerca di riprendere le tue attività giornaliere per quanto sia possibile

 

  1. Non farti prendere dal panico!!

Un numero crescente di prove suggerisce che fattori, come il catastrofismo e kinesiofobia, possano portare ad esiti negativi, specialmente nei casi di dolore alla schiena e al collo.

Ricordati che le prime 48/72 ore da quando si scatena il dolore sono le peggiori. L’infiammazione è un processo fisiologico del corpo che necessita del suo tempo (48/72 ore) per ridursi spontaneamente.

 

  1. Evita di fare, se non sotto consiglio medico/ fisioterapico, esami diagnostici come radiografie e risonanze magnetiche. Spesso infatti risultano inutili o ancora peggio dannose.

Gli esami diagnostici infatti se effettuati senza ragione specifica possono aumentare il livello di disabilità portando a preoccupazioni da parte del paziente sull’esito del referto. Spesso infatti emergono, dagli esami, “anomalie” (ad esempio protrusioni discali, bulging osteofiti…) che sono presenti anche in soggetti senza dolore e che alimentano solamente paura e panico.

 

  1. Molto spesso il dolore cervicale è associato ad altri disturbi:

cefalea cervicogenica (Mal di testa). Dolore alla mandibola, dolore alle spalle, dolore al dorso.

Non ti spaventare se ti capita di avere associati due o più di questi sintomi. Sono spesso riscontrabili in un neck pain e soprattutto trattabili e risolvibili nella maggior parte dei casi.

 

 

  1. Se la cervicale è il “tuo tallone d’Achille”, forse è opportuno per te iniziare a fare un po’ di esercizio. In seguito a insorgenza di dolore o presenza di un trauma, alterazioni della funzione muscolare iniziano precocemente.

Un programma di esercizio inizialmente a basso carico, dei muscoli profondi del collo, è efficace nel ridurre il dolore e prevenire un nuovo episodio in futuro. 

Ma attenzione: Per esercizi non si intende il classico stretching che di vede sempre in televisione, bensì semplici esercizi di RINFORZO muscolare, mirati al rinforzo di quei muscoli profondi del collo che in seguito a dolore si “disattivano” immediatamente.

  1. Se hai dolore da molto tempo (mesi, anni) o hai un dolore che si ripresenta costantemente senza essere mai trattato, non pensare di poterlo trattare e eliminare in poco tempo.

Spesso servono mesi per uscirne del tutto. Ma stai tranquillo è del tutto normale!

8. Ecco qua un esempio molto semplice di esercizio da poter eseguire a casa con un semplice elastico.

 9. Se hai un lavoro in smart working, e hai cervicalgia, cerca di trovare una posizione comoda, ma anche ergonomica. La postura che si assume durante il giorno, durante il lavoro, non è dannosa di per sé, ma lo diventa se tale postura viene mantenuta per molto tempo durante il giorno.

Cerca quindi durante il giorno di cambiare posizione, non stare tutto il giorno fermo davanti al pc, ogni tanto alzati e cammina, muoviti.

 10. Se il tuo dolore cervicale non si riduce rivolgiti ad un fisioterapista che inseguito ad un’accurata valutazione saprà suggerirti la terapia migliore per te.

Ad oggi terapia manuale, esercizio terapeutico e trattamento miofasciale sono strategie maggiormente utilizzate con risultati migliori.

A cura di:

GIULIA SANGUINETTI, PT, OMPT student

  • Orthopeadic Manipulative Physical Therapist (OMPT) student
  • Fisioterapista dei disturbi vascuolo-linfatici
  • Fisioterapista esperta in fisio-pilates