Covid ed esercizio fisico

Covid ed esercizio fisico

La diffusione pandemica del coronavirus (Covid – 19) è diventato un argomento discusso nel mondo della sanità gettando tutti in un gran panico e nella preoccupazione sociale, rappresentando una minaccia per la salute di portata sconosciuta a livello globale.

 

Pur contenendo il virus il più rapidamente possibile per l’urgente priorità della salute pubblica, ad oggi poche sono le linee guida per il pubblico su ciò che le persone possano o non debbano fare in termini di mantenimento del loro esercizio quotidiano o delle loro attività fisiche.

Probabilmente, rimanere a casa, sebbene sia una misura sicura, può portare a conseguenze negative non intenzionali, poiché gli sforzi per evitare la trasmissione del virus da uomo a uomo possono portare ad una drastica riduzione dell’attività fisica e della fitness in generale.

È probabile che un soggiorno prolungato a casa possa comportare un aumento dei comportamenti sedentari, come passare troppo tempo seduto davanti alla tv e/o videogame e non seguire più una dieta equilibrata.  La riduzione di un’attività fisica regolare, o addirittura evitare di muoversi, può comportare un elevato rischio in termini di peggioramento delle condizioni di salute.

Pertanto, guidata da una forte motivazione di salute, è fondamentale continuare l’attività fisica in casa per mantenersi sani e mantenere una buona funzione del sistema immunitario.

 

Si ricorda che l’organizzazione mondiale della sanità RACCOMANDA 75 minuti di attività aerobica intensa e 2 sessioni di rinforzo muscolare a SETTIMANA

Svolgere quindi esercizi a casa che siano sicuri, semplici e facilmente implementabili sono adatti per evitare il coronavirus aereo e mantenere i livelli di fitness.

Tali forme di esercizio possono includere, senza limitazioni, esercizi di forza, attività di equilibrio, esercizi di stretching od una combinazione di questi.

 

Esempi di esercizi a casa includono il sollevamento di qualsiasi genere alimentare (una cassa di 6 bottiglie di acqua per esempio), degli affondi sulle gambe, salire e scendere le scale, alzarsi e sedersi da una sedia o semplici flessioni in posizione facilitate. Inoltre, dovrebbero essere considerati i tradizionali esercizi di Tai Ji Quan, Qigong, e yoga poiché non richiedono attrezzature specifica, tanto spazio e possono essere praticati in qualsiasi momento.

 

Le misure ufficiali che limitano i movimenti delle persone in presenza della crisi del coronavirus non significano necessariamente che l’attività fisica debba essere limitata addirittura interrotta. È stato dimostrato che l’esercizio fisico offre chiari benefici sia nella popolazione sana e sia nella popolazione con patologie croniche.

 

L’obiettivo dovrebbe essere quello di intraprendere almeno 30 minuti di attività fisica moderata ogni giorno e / o almeno 20 minuti di vigorosa attività fisica a giorni alterni, sebbene una combinazione di entrambe le intensità siano preferibili in aggiunta alla pratica di attività volta alla produzione della forza.

Data la preoccupante crescita della diffusione del coronavirus, è indispensabile rispettare  il controllo delle infezioni e prendere le dovute precauzioni di sicurezza. Il soggiorno a casa è un passo fondamentale per la sicurezza in grado di limitare la diffusione del virus. Ciononostante, i soggiorni prolungati a casa potrebbero aumentare quei comportamenti che portano all’inattività contribuendo allo sviluppo dell’ansia, della depressione e dei disturbi dell’umore.

Mantenere un’attività fisica regolare tramite l’esercizio fisico in un ambiente domestico sicuro è una strategia importante per una vita sana durante la crisi del coronavirus.

 

 

A cura di:

GIONATA PROSPERI, FT, SPT, SM, VRS.

  • Certificazione In Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania;
  • Sport Physical Therapy;
  • Master in Terapia Manuale Osteopatica – Spagna
  • Student Master od Advanced Studies in Fisioterapia Muscolo Scheletrica Supsi – Svizzera
  • Certification in Spinal Manipulative Therapy Student – USA;
  • Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare;
  • Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari – American Muscoloskeletal Institute;
  • C.E.O. della Fisioterapia Vertebrale di Massa;

 

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE (STC)

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE (STC)

Le compressioni dei nervi periferici dell’arto superiore possono interessare molti nervi a livello del loro passaggio in un canale anatomico, ma anche in un qualunque tratto del suo decorso, come al di sotto di un muscolo o tra due tendini.

La lesione nervosa, in queste sindromi, è dovuta al conflitto tra contenente e contenuto di canali osteofibrosi o arcate fibrose o muscolari, col risultato di compressioni croniche o ripetute. Tutto ciò provoca un aumento della pressione intraneurale che, se prolungato, provoca edema e ulteriore irritazione meccanica, che diventa poi infiammatoria con squilibrio osmotico ed elettrolitico e successivo maggiore edema che a sua volta comprime i vasi intratronculari, soprattutto i venosi con stasi e nuovo ulteriore aumento dell’edema. A distanza di tempo la conseguenza inevitabile dell’edema è la fibrosi.

La causa della compressione può essere esterna come nel caso di una neuropatia ulnare dovuta a una particolare abitudine di poggiare il gomito, in alternativa la causa può essere interna ovvero per una compressione o uno stiramento dei tessuti adiacenti, come calli ossei, ispessimenti sinoviali, tumori, lamine fibrotiche, muscoli normali o atipici. Le sindromi da intrappolamento sono neuropatie da compressione che si instaurano in siti ove i nervi decorrono attraverso passaggi anatomici angusti e per questo particolarmente suscettibili di costrizione compressiva.

In generale per quanto riguarda i fattori eziologici, i sintomi e il trattamento delle compressioni nervose a livello del gomito, dell’avambraccio e della mano, possiamo distinguere tre categorie di lesioni, la prima delle quali rappresentata dalle lesioni frequenti o molto frequenti, la seconda dalle infrequenti o rare, la terza dalle rarissime. Tra le compressioni frequenti abbiamo appunto la sindrome del tunnel carpale, oggetto di quest’articolo.

 

DEFINIZIONE
La compressione del nervo mediano entro il tunnel carpale è la neuropatia da intrappolamento pùi ̀ comune; il canale carpale, o tunnel, è un canale osteofibroso situato nel polso e delimitato in profondità da un pavimento osseo costituito dalle ossa del carpo, chiuso verso la superficie cutanea da un robusto legamento fibroso, detto retinacolo dei flessori o legamento trasverso anteriore del carpo.

EPIDEMIOLOGIA

La patologia colpisce il 3% della popolazione ed è più frequente nel sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di 1/4. Si presenta raramente nei giovani, il picco di incidenza si registra infatti tra i 45-60 anni, ed è bilaterale in 1/3 dei casi. La sindrome si manifesta soprattutto nei soggetti anziani, nei pazienti sovrappeso e nelle persone sedentarie.

EZIOLOGIA

Il meccanismo patogenetico non è ancora ben conosciuto. È molto probabile che la compressione periferica del nervo associata ad una riduzione dell’apporto ematico, possano portare ad un aumento della pressione all’interno del canale con successivi danni nervosi e alterazioni nella conducibilità elettrica.
Nei casi in cui si ha un aumento del contenuto, la causa pùi ̀ frequente è l’ispessimento delle guaine sinoviali di origine idiopatica per una tenosinovite cronica aspecifica (non infiammatoria), con edema e fibrosi delle guaine sinoviali, in cui hanno un ruolo importante due elementi costituiti dalla diminuzione del tasso di estrogeni e dai micro-traumatismi quotidiani, soprattutto nelle attività lavorative che comportino prese di forza ripetitive.

Il micro-traumatismo rappresenta un innegabile fattore addizionale, ma raramente è responsabile da solo di STC, come conferma il raro interessamento nel maschio rispetto alla donna, bnehcé ́ l’uomo svolga maggiormente lavori manuali pesanti. L’origine ormonale è confermata anche dai casi che si verificano nelle donne sia al primo trimestre di gravidanza sia dopo il parto sia nel corso di trattamento anticoncezionale o durante la fase premestruale.

Altre cause di aumento del contenuto sono le tenosinoviti specifiche, di cui la più importante è quella reumatoide, dove la sofferenza nervosa è spesso la prima manifestazione della malattia. Anche anomalie muscolari, cisti sinoviali della parete posteriore del carpo, tumori intra-carpali possono determinare la compressione del mediano al carpo. Tra le cause da restringimento del contenitore ci sono le fratture del polso e, in misura minore, le patologie traumatiche del carpo (lussazioni).

SINTOMATOLOGIA

Il quadro sintomatologico è dominato da parestesie, riferite come un formicolio prevalentemente notturno, da disestesie e da dolore variabile in tutto il territorio di distribuzione del nervo mediano con una diminuzione della forza prensile e della funzione della mano colpita. Tali sintomi tendono ad aumentare durante le ore notturne. Il paziente è svegliato dal disturbo parestetico e/o dal dolore ed è costretto a muovere e a scuotere le mani (segno dello scuotimento), per cercare di ridurre l’intensità del sintomo. Nella maggior parte dei casi il disturbo è annunciato da una crescente sensazione d’intorpidimento di pollice, indice, medio e metà dell’anulare,
ovvero le dita innervate dal nervo mediano. Generalmente la gravità della neuropatia è proporzionale all’intensità dei sintomi, per cui moderate parestesie soprattutto al risveglio mattutino sono espressione di una forma iniziale o più mite rispetto a quelle associate a frequenti risvegli notturni con dolore vivace post- intorpidimento.

ESAME OBIETTIVO

I segni clinici della sindrome del tunnel carpale sono prevalentemente legati alla perdita della sensibilità del 2° e del 3° dito della mano, con riduzione della forza di presa e di pinza tra pollice ed indice per riduzione del tono e del trofismo del muscolo abduttore breve del pollice, del flessore breve e degli opponenti del pollice. Nei casi più avanzati si può osservare una ipotrofia ed eccezionalmente una atrofia dell’eminenza tenar. Eccezionalmente si può assistere alla mano benedicente paretica. Abbastanza comune è invece la tumefazione molle della superficie volare del carpo “a salsicciotto”, una tumefazione visibile e palpabile. La STC può essere dunque classificata, in base a segni e sintomi, in 3 stadi:

· Stadio 1: Pazienti che hanno frequenti risvegli notturni con sensazioni di mano gonfia ed insensibile. Essi riferiscono dolore severo irradiante dal polso alla spalla e un fastidioso prurito alle mani e alle dita .Il segno di scuotimento attenua i sintomi. Nel corso della mattinata solitamente persiste una sensazione di rigidità manuale.

· Stadio 2: I sintomi sono presenti anche durante il giorno, soprattutto quando i pazienti rimangono nella stessa posizione per un tempo prolungato, o ripetono movimenti con la mano e il polso. Quando appare il deficit motorio, il paziente riferisce che gli oggetti spesso gli cadono dalle mani a causa del fatto che non sono più in grado di sentire le proprie dita.

· Stadio 3: E’ lo stadio finale nel quale l’atrofia dell’eminenza tenar è evidente e il nervo mediano solitamente risponde scarsamente alla decompressione chirurgica. In questa fase i sintomi sensoriali possono diminuire. Inoltre l’eminenza tenar fa male e nel caso di una compressione severa, vi è debolezza e atrofia per i muscoli adduttore breve del pollice e opponente.

 

 

 

TEST PER LA DIAGNOSI DI SINDROME DEL TUNNEL CARPALE

Per il riconoscimento della STC si utilizzano una serie di test cosi classificati: sensitivi, motori, provocativi e clinici. I test sensitivi vengono utilizzati per valutare la riduzione della sensibilità che può essere indagata con il test dell’ipoalgesia del mediano, il test della puntura di spillo ed il test della discriminazione tra due punti (vibrometria).
I test di funzionalità motoria comprendono l’abduzione del pollice, un test di valutazione del muscolo abduttore breve del pollice, che tra i muscoli dell’eminenza tenar è quello che meno frequentemente riceve una innervazione anomala dell’ulnare. Tra i test di provocazione, i più comuni e di facile applicazione sono: a) la compressione del canale carpale, che si effettua con una pressione diretta di un dito, possibilmente il pollice, in corrispondenza del nervo mediano sul tunnel carpale per circa trenta secondi. Si considera positivo quando compaiono le tipiche parestesie; b) il segno di Tinel è probabilmente il più usato nella pratica clinica, in quanto di facile applicazione. Consiste nel percuotere delicatamente il polso con un martelletto, esercitando una lieve pressione sul carpo dal lato volare. Tale manovra, comprimendo il nervo mediano, evoca un dolore tipo “scossa elettrica” di breve durata nel territorio sensitivo; c) il segno di Phalen consiste nell’invitare il paziente a porre il polso in flessione forzata per circa 60 secondi. Il test viene considerato positivo se entro tale tempo si produce la comparsa delle caratteristiche parestesie. Come diagnosi strumentali può essere richiesta elettromiografia ed ecografia

TRATTAMENTO CONSERVATIVO

Il trattamento conservativo è indicato nelle forme recenti, in presenza di disturbi lievi come parestesie passeggere e datanti da pochi mesi, in assoluta assenza di segni neurologici importanti e con elettromiografia indicativa di una compressione nervosa leggera. Il trattamento conservativo consiste nell’uso di farmaci antinfiammatori, fisioterapia e tutori rigidi notturni di polso in posizione neutra, per ridurre la pressione all’interno del canale. La fisioterapia prevede tecniche di terapia manuale incentrate sul “liberare” il decorso del nervo mediano, mediante esercizi di neurodinamica e release fasciale sui possibili siti di intrappolamento nervoso del nervo mediano. In associazione al trattamento il paziente è istruito all’esecuzione di esercizi da svolgersi con regolarità a casa e che prevedono auto-tecniche di neurodinamica e di allungamento fasciale.

Trocanterite? Meglio definirla come sindrome dolorosa del gran trocantere

Trocanterite? Meglio definirla come sindrome dolorosa del gran trocantere

Trocanterite: definizione

La trocanterite è una patologia infiammatoria dell’anca che interessa quei tendini, con la rispettiva borsa sinoviale,  che si inseriscono sul gran trocantere, in particolare piccolo e medio gluteo, importanti muscoli stabilizzatori del bacino quando si è in appoggio monopodalico.

 

  • Si ipotizza che tale condizione, spesso definita con il termine di tendinopatia glutea, con o senza borsite, si verifica in seguito ad una compressione inserzionale di queste strutture sulla regione trocanterica.

 

  • Ad oggi viene messa in discussione il ruolo dell’infiammazione da alcune evidenze scientifiche, motivo per cui la definizione oggi ritenuta più corretta è quella del Greater Trochanter Pain Syndrome, GTPS, ovvero sindrome dolorosa del gran trocantere.

 

Questa sindrome si manifesta con un dolore nella regione del gran trocantere del femore, causata da una patologia a carico dei tendini del medio e del piccolo gluteo con associata borsa trocanterica.

E’ una condizione disabilitante e cronica, spesso presente in tutti i gruppi di età, dal più giovane al più anziano, sia nella popolazione attiva e sia in quella sedentaria.

  • Le donne hanno un maggior rischio di sviluppare la GTPS (trocanterite) e questo rischio sembrerebbe aumentare con lo sviluppo della menopausa;
  • La maggior prevalenza nelle donne è attribuibile alla morfologia scheletrica della pelvi (maggior larghezza del bacino), e alla presenza di una coxa vara, ovvero un angolo tra il complesso testa-collo del femore e il corpo del femore inferiore a 120 gradi, valore minimo considerato normale;
  • Un aumento della larghezza della tuberosità del gran trocantere, un aumento della massa grassa ed una riduzione degli ormone sessuali femminili sono considerati fattori di rischio per lo sviluppo della trocanterite (Greater Trochanteric pain syndrome).

 

Grande e piccolo gluteo: principali fattori di rischio

Molto  spesso i pazienti sintomatici presentano modelli funzionali degli arti inferiori compromessi, inclusi un’ alterato schema del passo, che risulta essere più lento e più corto, e difficoltà a salire e scendere le scale.

Queste disfunzioni di movimento sembrerebbero essere la conseguenza di una ridotta forza dei muscoli deputati all’abduzione dell’anca e di una mancanza di controllo pelvico.

Mentre i muscoli grande e piccolo gluteo sono implicati in questa sindrome dolorosa, anche il deficit del grande gluteo potrebbe avere un suo impatto sulla funzione di questa popolazione, avendo un ruolo nella stabilità pelvica, nel passo, nell’abduzione,  nell’estensione e nella rotazione esterna dell’anca.

Uno studio condotto a Victoria, in Australia,  ha identificato specifici cambiamenti (dimensione e qualità) dei muscoli del gluteo nelle donne che presentavano questa condizione clinica a livello del gran trocantere, rispetto ad una popolazione asintomatica.

  • Una maggior quantità di infiltrato adiposo era evidente a livello del grande gluteo e del piccolo gluteo, specie nella sua porzione posteriore.
  • La porzione anteriore del piccolo gluteo è maggiormente soggetta ad atrofia con l’avanzare dell’età.

Il grande gluteo, assieme al piccolo e medio gluteo sono importanti abduttori dell’articolazione dell’anca, come già accennato precedentemente, e sono responsabili del controllo pelvico controlaterale durante l’appoggio monopodalico (corsa o camminata che sia).

  • Una ridotta forza da parte di questi muscoli viene riportata da una popolazione con tendinopatia gluteo (e quindi trocanterite), la quale potrebbe essere il risultato di un aumento dell’atrofia muscolare e di un maggior infiltrato adiposo .

L’impatto di questa tendinopatia sulle attività di vita quotidiana è sostanziale. Il dolore è spesso presente durante la notte, specie se si dorme sul lato affetto ed è comunemente sperimentato durante la camminata, specialmente se si allunga il passo, e nel salire o scendere una rampa di scala.

  • Si ipotizza che un focus specifico sul ripristino della funzione muscolare degli abduttori dell’anca e l’evitare carichi di compressione sui tendini fornirà un approccio migliore per ottenere risultati efficaci di trattamento.

Trattamento

La realtà attuale è che il piccolo e grande gluteo sono spesso muscoli poco considerati nella pratica clinica. La loro funzione principale è quella di stabilizzare l’estremità inferiore nelle attività monopodaliche, come la corsa od un salto, o semplicemente una passeggiata.

Spesso gli ortopedici prescrivono esercizi di rinforzo del quadricipite per risolvere questa condizione, se non addirittura terapie passive, quali tecar o laser per risolvere uno stato infiammatorio di dubbia presenza.

  • Considerato il ruolo primario della debolezza di questi muscoli (in termini di atrofia e infiltrato adiposo) la gestione terapeutica della sindrome dolorosa del gran trocantere dovrebbe focalizzarsi sul rinforzo di questi muscoli (in primis grande e piccolo gluteo), per esempio con esercizi in appoggio monopodalico.

GIONATA PROSPERI FT, SPT, SM, cert. VRS          

  • Fisioterapista Sportivo  e Scienze Motorie
  • OMPT Student – SUPSI switzerland
  • Fisioterapista esperto In Terapia Manuale nelle cefalee, emicrania
  • Fisioterapista dei disturbi dell’articolazione Temporo – Mandibolare
  • Fisioterapista dei Disturbi Vestibolari
  • Fisioterapista specializzato nella Spalla dolorosa