TENNIS E INFORTUNI, OLTRE AL GOMITO C’E’ DI PIU’

TENNIS E INFORTUNI, OLTRE AL GOMITO C’E’ DI PIU’

QUALI SONO I DISTRETTI MAGGIORMENTE SOGGETTI AD INFORTUNI NEL TENNISTA?

È pensiero comune associare al tennista, amatoriale o professionista, come unica patologia la tendinopatia laterale di gomito, meglio conosciuta come “gomito del tennista”; ahimè, soprattutto se parliamo di atleti d’élite dove il gesto tecnico sport specifico è curato nei minimi dettagli, questo disturbo è piuttosto infrequente. Vediamo insieme quali sono gli altri distretti articolari che possono andare incontro a problematiche in chi compie questo sport.

SPALLA

Il dolore alla spalla è presente nel 24% dei tennisti di alto livello dai 12 ai 19 anni con una prevalenza che aumenta fino al 50% per i giocatori di mezza età.

COME COMPORTARSI DI FRONTE AD UNA LESIONE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI

Gli infortuni alla spalla sono comunemente dovuti all’uso ripetitivo e possono essere correlati a discinesia scapolare, patologie della cuffia dei rotatori o deficit di rotazione interna gleno-omerale con conseguente conflitto interno e/o patologia del labbro gleno-omerale.

In generale, i sintomi nel giovane tennista di alto livello sono correlati all’instabilità mentre la cuffia dei rotatori è più comunemente coinvolta nel giocatore adulto. A causa dell’incidenza elevata della patologia di spalla nei tennisti, alcuni autori hanno messo in dubbio che chi pratica tennis possa avere un maggior rischio di artrite gleno-omerale. Una studio ha analizzato 18 giocatori di tennis senior senza alcun pregresso chirurgico o trauma alla spalla e li ha confrontati con controlli di pari età che non giocavano a tennis. I risultati hanno mostrato che il 33% dei tennisti aveva segni radiografici di alterazioni degenerative a livello gleno-omerale del braccio dominante rispetto a solo l’11% dei controlli.

VIDEO DI 3 ESERCIZI FONDAMENTALI PER UN TENNISTA

ANCA

Lesioni all’articolazione dell’anca rappresentano dall’1% al 27% di tutti gli infortuni nei giocatori di tennis. In un periodo di 6 anni, Hutchinson et al hanno riportato un’incidenza di 0,8 ogni 1000 esposizioni atletiche e una prevalenza di 1,3 problematiche d’anca  su 100 tennisti junior d’élite. Sanchis-Moysi et al. hanno studiato le dimensioni dell’ileopsoas e dei muscoli glutei nei tennisti professionisti così come nei giocatori di calcio professionisti mediante risonanza magnetica e hanno scoperto che i tennisti presentavano un’ipertrofia asimmetrica dell’ileopsoas e un’inversione del normale equilibrio dominante-non dominante osservato nei controlli non attivi mentre i muscoli glutei risultavano ipertrofizzati in maniera asimmetrica.

Poiché l’ileopsoas può causare dolore inguinale da tendinoptia o borsite, i giocatori di tennis potrebbero essere più sensibili a queste patologie a livello dell’arto inferiore non dominante.

Così come per altre articolazioni, è stata trovata una correlazione tra partecipazione atletica e artrite dell’anca in ex atleti d’élite. Uno dei maggiori studi che coinvolgono ex atleti d’élite femminili che hanno gareggiato nella corsa e nel tennis hanno avuto un aumento del 250% della prevalenza di osteofiti intorno all’articolazione dell’anca rispetto ai controlli. Inoltre, questa stessa indagine ha riportato che c’era un tasso doppio di formazione di osteofiti intorno all’anca nei giocatori di tennis rispetto ai corridori.

GINOCCHIO

Un ampio studio epidemiologico ha documentato 397 atleti di tutti i livelli di abilità e di età con 530 infortuni sportivi in un periodo di 10 anni; ci sono stati circa 300 infortuni al ginocchio legati al tennis e di questi, l’11% ha avuto un danno del legamento crociato anteriore (LCA) confermato nel follow-up.

LESIONE DEL CROCIATO ANTERIORE: COSA C’è DA SAPERE

Questa stessa indagine ha riportato che il legamento collaterale laterale e patologie del menisco mediale erano più frequenti nei giocatori di tennis rispetto ad altri sport.

Oltre alla lesione del LCA sono molto frequenti nel tennista il dolore femoro-rotuleo (in particolare nelle femmine) e la tendinopatia rotulea (“jumper’s knee”). Thelin et al hanno studiato l’associazione tra la partecipazione al tennis e l’artrite al ginocchio in oltre 150 tennisti svedesi, rispetto ai controlli non praticanti ed hanno scoperto che non vi era alcuna correlazione significativa.

GAMBA

La “gamba del tennista” coinvolge la porzione mediale del muscolo gastrocnemio. Un’ampia popolazione di 720 atleti di tutti i livelli di abilità con “stiramento dei muscoli del polpaccio” studiati per un periodo di 12 anni ha rilevato che il 16% dei casi era dovuto ad attività legate al tennis. Indagini separate hanno dimostrato che lesioni del polpaccio e del tendine di Achille rappresentavano dal 4% al 9% di tutte le lesioni legate al tennis.

SCHIENA

Tra gli atleti, il mal di schiena ha una prevalenza che arriva fino all’85%.

In 148 tennisti professionisti, Marks et al. hanno riscontrato che il 38% riferiva di aver perso un torneo a causa del mal di schiena e il 29% soffriva di mal di schiena cronico.Un altro studio ha rilevato che il 50% dei giocatori di tennis d’élite soffriva di dolori alla schiena di almeno 1 settimana, con il 20% di questi soggetti che manifestavano un dolore “grave”.

COME PROTEGGERE LA ZONA LOMBARE DELLA SCHIENA 

Il gesto tecnico del servizio è il colpo più comunemente eseguito durante la competizione tennistica. Alcuni autori hanno teorizzato che l’esecuzione ripetuta del movimento del servizio potrebbe portare a problematiche in questo distretto.  Indagini di laboratorio hanno mostrato forze significativamente più alte nella porzione lombare per il servizio in Kick (‘topspin’) rispetto allo Slice o Flat, e portando potenzialmente a un maggior rischio di infortuni.

Data l’elevata frequenza di mal di schiena nei giocatori di tennis, sono stati intrapresi studi per determinare la prevalenza di anomalie radiografiche alla colonna in questi atleti; Alyas et al hanno eseguito una risonanza magnetica su tennisti d’élite asintomatici adolescenti e hanno rilevato che oltre l’80% presentava anomalie strutturali. Sebbene sia nota la presenza di patologie strutturali di schiena nei giocatori di tennis, la causa più comune di mal di schiena è legata alle strutture muscolari lombari piuttosto che a una patologia spinale.

FRATTURE DA STRESS 

Un recente studio sulle fratture da stress nei tennisti condotto da Maquirriain et al. ha seguito una coorte di 139 tennisti d’élite per un periodo di 2 anni ed hanno riscontrato un’incidenza di fratture del 13%, con il navicolare tarsale il più colpito (27%), seguito dalla pars interarticularis (16%), dai metatarsi (16%) e dalla tibia (11%). I minori di 18 anni erano maggiormente soggetti a fratture rispetto agli adulti.

Nell’estremità superiore, Balius ha riportato una serie di casi di sette fratture da stress metacarpale in tennisti junior di alto livello; tutte le fratture da stress erano localizzate nel secondo metacarpo ad eccezione di una che si trovava nel terzo metacarpo. Hanno trovato un’associazione con l’intensità di gioco e hanno teorizzato che la presa western o semi-western potrebbe essere un ulteriore fattore di rischio. Le aree meno comuni di fratture da stress nei giocatori di tennis che sono state riportate in letteratura, per lo più come casi clinici, sono state l’ischio, la prima costola, l’omero, l’osso sacro, la rotula, il gancio dell’amato, l’ulna e la porzione distale del radio.  

Bibliografia

CLAUDIO CECCARELLI, PT – OMPT

  • Fisioterapista
  • Orthopaedic Manipulative Physical Therapist (OMPT)
  • Assistente alla Didattica Università di Roma “Tor Vergata”, Master in Terapia Manuale Applicata alla Fisioterapia
  • Specializzato nella Riabilitazione dei Disordini  Muscoloscheletrici di Spalla, Gomito e Mano
  • Membro del gruppo di ricerca scientifica G.E.R.I.C.O (Generic Elbow Rehabilitation and Integrated Orthopaedic Collaboration)
Artrosi al ginocchio: trattarlo come un disturbo articolare

Artrosi al ginocchio: trattarlo come un disturbo articolare

ARTROSI AL GINOCCHIO? NON ALLARMARTI!

NON RIESCI PIU’ A CAMMINARE COME UNA VOLTA?
SALIRE E SCENDERE LE SCALE E’ ORAMAI DIVENTATO UN PROBLEMA?

 

L’ARTROSI AL GINOCCHIO NOI LO TRATTIAMO QUOTIDIANAMENTE.

O MEGLIO: TRATTATIAMO QUOTIDIANAMENTE PAZIENTI CON DOLORE ARTICOLARE ALLE GINOCCHIA.

 

ECCO COME!

L’artrosi  (OA – osteoartrosi) è la più comune malattia degenerativa delle articolazioni che si manifesta già a partire dalla maggiore età.   E’ la risultato di un complesso sistema di interazioni meccaniche, biologiche, biochimiche, molecolari ed enzimatiche che hanno come risultato finale il deterioramento del tessuto articolare.

 E’ un disordine dell’articolazione sinoviale caratterizzato da aree di distruzione focale della cartilagine articolare (che radiologicamente s’esprime con l’assottigliamento della cartilagine), da rimodellamento dell’osso sub condrale (che si esprime con la sclerosi, la formazione delle cisti e degli osteofiti), dall’infiammazione cronica della sinovia e dalla retrazione fibrotica della capsula articolare.

Poiché l’articolazione del ginocchio è una struttura complessa che comprende oltre ai tessuti articolari veri e propri (capsula, sinovia, menischi e legamenti) anche tessuti non articolari (l’osso adiacente, la cartilagine, i legamenti, le borse mucose ed i vasi), quello che sul piano clinico chiamiamo DOLORE ARTICOLARE è patogeneticamente un dolore che origina dalle varie strutture assemblate a formare l’articolazione

Le problematiche che colpiscono il ginocchio hanno come risultato un aumento degli oneri economici in termini di utilizzo di farmaci, come FANS o analgesici oppioidi,  e di iniezioni intra articolari o  trapianti di cartilagine.

La fisioterapia si è conquistata nel corso degli anni un ruolo di protagonista nella gestione delle problematiche di natura muscolo scheletriche a livello del ginocchio, per conferire sollievo dal dolore e per il ripristino della funzionalità articolare. Questa fisioterapia comprende esercizi terapeutici a carico graduale progressivo (con contrazioni isometriche ed isotoniche), esercizi di flessibilità ed esercizi aerobici.

Una mano al vostro ginocchio: con la TERAPIA MANUALE

La terapia manuale è una comune tipologia di trattamento in aumento e molti paesi la includono nelle linee guida nazionali per il trattamento dei disordini muscolo – scheletrici.

Tutte le nostre tecniche manuali vengono utilizzate secondo un ragionamento clinico, inserite in un contesto di evidence – based – practice.

La terapia manuale a livello del ginocchio,  che  include tecniche pratiche di mobilizzazione dei tessuti molli e dei tessuti articolari, è in grado di modulare il dolore attraverso i suoi effetti neurofisiologici,  migliorare l’estensibilità dei tessuti e il movimento articolare, fisiologico ed accessorio.

L’uso della tecnica di terapia manuale di Mulligan nel campo delle lesioni osteo-muscolo-articolari  sta diventando popolare nel campo della terapia manuale nei paesi anglosassoni.

 

In che cosa consiste?

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Secondo Mulligan due solo le  cause alla base dell’insorgenza del dolore e della perdita di movimento articolare:

  1. Un errore posizionale delle superfici articolari che causa la comparsa dei sintomi
  2. Un errore di traiettorie per cui durante il movimento le superfici articolari non scorrono nel corretto e normale solco.

Il trattamento consiste nel riposizionamento passivo articolare associato al movimento attivo.

Consistono nell’applicazione di una mobilizzazione passiva mantenuta costantemente dal fisioterapista sulla componente accessoria del movimento articolare, mentre il paziente esegue il movimento attivo precedentemente alterato.

La mobilizzazione viene direzionata secondo l’asse di movimento fisiologico dell’articolazione. Il fisioterapista dovrà selezionare in maniera specifica la direzione e la quantità di forza necessaria a correggere il movimento articolare alterato. Una delle componenti chiave delle MWM e del Mulligan Concept è far si che il dolore venga sempre ridotto e / o eliminato durante l’intera esecuzione della mobilizzazione.

Diversi studi affermano che sia le mobilizzazioni di Mulligan e sia le mobilizzazioni di Maitland a livello del ginocchio possano contribuire nella riduzione del dolore e nel miglioramento della mobilità funzionale.  Questi interventi sono basati sugli stessi meccanismi fisiologici che hanno come risultato finale una riduzione del dolore.

 

Se la pratica clinica non segue le linee guida basate sull’evidenze, non offriamo il meglio ai nostri atleti. PHYSIOTHERAPY segue sempre queste linee guida!

 Physiotherapy non tratta un ginocchio, ma una persona che ha un problema al ginocchio!

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Artrosi e danno cartilagineo al ginocchio

Artrosi e danno cartilagineo al ginocchio

ARTROSI – OSTEOARTROSI 

L’artrosi  (OA – osteoartrosi) è la più comune malattia degenerativa delle articolazioni e colpisce più del 25% della popolazione oltre i 18 anni.  L’osteoartrosi è la conseguenza di un complesso sistema di interazioni meccaniche, biologiche, biochimiche, molecolari ed enzimatiche che hanno come risultato finale il deterioramento del tessuto articolare.

I cambiamenti fisiopatologici articolari comprendono una  perdita progressiva e distruzione della cartilagine articolare, ispessimento dell’osso subcondrale, formazione di osteofiti, gradi variabili di infiammazione della sinovia, degenerazione dei legamenti e dei menischi del ginocchio ed ipertrofia della capsula articolare.

L’eziologia dell’artrosi è multifattoriale ed include infortuni, obesità, età, eredità e stile di vita.

L’osteoartrosi con conseguenza danno alla cartilagine rappresenta la malattia articolare più diffusa associata al dolore e alla disabilità. È stato previsto che il 25% della popolazione adulta sarà affetta da questa malattia entro il 2020 e che l’OA sarà una delle principali cause di morbilità e limitazione funzionale tra gli individui di età superiore ai 40 anni.

I principali segni e sintomi clinici includono dolore durante le attività quotidiane, come camminare o salire e scendere le scale, instabilità articolare, rigidità e restringimento dello spazio articolare radiografico.

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Sebbene l’osteoartrosi colpisca principalmente gli anziani, le lesioni traumatiche legate allo sport possono portare a lesioni post-traumatiche, e quindi osteoartrosi precoce.

DANNO ARTICOLARE DELLA CARTILAGINE DEL GINOCCHIO

La cartilagine articolare è una tessuto connettivo che copre le superfici articolari delle ossa lunghe ed è specializzato nel fornire supporto strutturale, ammortizzare gli urti ed offrire il minor attrito possibile.

Nel corpo umano, ne esistono due tipi principali: fibrocartilagine (presente nei menischi, nelle inserzioni legamentose e tendinee) e cartilagine ialina, che ricopre le superfici articolari.

Quest’ultima è il tessuto bersaglio dei processi patologici determinanti l’artrosi; fenomeni quali stress meccanico e invecchiamento, oltre a fattori genetici, sono responsabili delle modificazioni che provocano la malattia in termini di funzionalità della matrice extracellulare e dei condrociti.

La cartilagine è un composto poroso, visco-elastico che si basa su una complessa interazione e organizzazione dei suoi componenti per fornire la capacità di lubrificazione, e di dissipatrice di forze. In pratica favorisce l’assorbimento delle forze su tutta la superficie articolare, riducendone l’attrito e fungendo da cuscinotto tra le articolazioni quando camminiamo, ci pieghiamo o quando corriamo.

IL CARICO: UN AIUTO ALLA CARTILAGINE

Il carico a livello della cartilagine articolare è essenziale per il suo mantenimento. Una riduzione del carico infatti porta ad una atrofia e degenerazione cartilaginea, motivo per cui i pazienti con lesioni nervose mostrano una progressiva perdita della cartilagine a livello del ginocchio.

I condrociti articolari, le cellule del tessuto cartilagineo, sono meccano sensibili e rispondono in maniera positiva o negativa a seconda del carico, tuttavia, l’esatto meccanismo di come lo scarico influisce negativamente sulla cartilagine articolare non è stata ancora chiarita: sembrerebbe che lo scarico articolare porti ad una perdita del fattore TGF-b ed ad una riduzione della cartilagine.

Uno studio condotto nel laboratorio di ricerca ortopedica olandese ribadisce il concetto che il  fattore di crescita trasformante beta (o TGF-β), una proteina della famiglia delle citochine, giocherebbe un ruolo importante nel mantenimento della salute della cartilagine articolare.

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IL PARERE DI PHYSIOTHERAPY

Il carico è un bene per le nostre articolazioni. Il nostro consiglio è quello che di fronte ad un ginocchio artrosico ma soprattutto doloroso l’esercizio terapeutico, con somministrazione di carico graduale monitorando costantemente il dolore, possa rappresentare la migliore strategia terapeutica per sedentari e non, evitando complicazioni che spesso portano ad un intervento chirurgico.

Se la pratica clinica non segue le linee guida basate sull’evidenze, non offriamo il meglio ai nostri atleti. PHYSIOTHERAPY segue sempre queste linee guida!

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