Un concetto chiave nella prevenzione e nella gestione degli infortuni nel running sta nell’equilibrio tra il carico di allenamento e la capacità di sopportare questo carico, lavorando entro i limiti e senza spingersi oltre le richieste a cui il nostro corpo può far fronte.

 

La figura qua sopra mostra un comune scenario nella gestione clinica quotidiana dei runners. OVVERO IL CARICO DI ALLENAMENTO SUPERA LA CAPACITÀ DI CARICO. Si è forzato l’allenamento, attraverso un incremento troppo rapido del carico oltrepassando le richieste a cui il corpo fa fronte e producendo quello che si chiama una RISPOSA REATTIVA.

IL TENDINE NE RAPPRESENTA UN BUON ESEMPIO. Quando il carico sul tessuto eccede la sua capacità di gestirlo esso reagisce diventando gonfio, sensibile e doloroso. Sfortunatamente le abilità di sopportare un carico è ridotta in un tessuto lesionato.

 

E’ importante quindi gestire il carico di allenamento attraverso il VOLUME, L’INTESITA’ E LA FREQUENZA.

Il carico tissutale attraverso lo sport e gli esercizi è salutare e promuove adattamenti come un guadagno di forza, un miglioramento della fitness e addirittura la guarigione del tessuto stesso. I problemi spesso si verificano quando il carico tissutale è incrementano troppo velocemente.

L’abilità del corpo di sopportare un carico è dipeso da una serie di fattori, quali forza, controllo del movimento, flessibilità e fattori biomeccanici. Recenti ricerche di Jill Cook e di Sean Docking sottolineano l’importanza di migliorare la capacità tissutale, non solo sul sito infortunato ma lungo tutta la catena cinetica. Il dolore femoro rotuleo ne è un buon esempio, in quanto altre aree, come per esempio l’anca, il tronco, piede e caviglia, possono influenzare il carico a livello di questa articolazione.

Di conseguenza un approccio combinato di modifica dell’allenamento e di  condizionamento ottimale è l’ideale per ridurre  il rischio di infortuni e correggere l’equilibrio tra le abitudini di carico e la capacità tessutale

Ovviamente, sebbene ci siano importanti fattori biomeccanici, anche altri fattori personali giocano un ruolo importante. La ricerca è partita con la valutazione del ruolo del riposo notturno sul rischio infortuni e sulla performance. Evidenze sui giovani atleti suggeriscono che il rischio infortuni incrementava con un riposo notturno inferiore alle 8 ore per notte.

Anche lo stress potrebbe giocare un ruolo cruciale ed è stato scoperto che è responsabile di una lenta guarigione nel 40-60% dei casi.

Una salute mentale potrebbe essere un fattore chiave ed una visione ottimistica del ritorno allo sport è stato associato con una più alta probabilità di ritornare ai livelli di attività pre lesionali.

La dieta e la disponibilità energetica potrebbero anch’essi giocare un ruolo importante sul rischio infortuni. L’indice di Massa corporea (BMI) è associata con un incremento del rischio di infortuni nel running ed è stato collegato alla tendinopatia ed alla fascite plantare. Le evidenze suggeriscono come l’età, la genetica, i cambiamenti ormonali durante la menopausa, i problemi metabolici e l’uso di certi antibiotici possano influenzare il rischio di sviluppo di una tendinopatia.

Tutti questi fattori hanno un collegamento con la capacità di carico tissutale o la sua adattabilità al carico. Aldilà di questo dobbiamo ricordare che il dolore non è solo dovuto a cambiamenti istologici dei tessuti. Recenti lavori hanno portato alla luce una inibizione corticale in atleti con tendinopatia patellare che potrebbe essere ridotta attraverso esercizi isometrici e ci sono evidenze che dimostrano come il cervello possa giocare un ruolo cruciale.