Tendinopatia? ecco come trattarla

Tendinopatia? ecco come trattarla

Prima di tutto c’è da dire che…

…la gestione conservativa di una tendinopatia  rappresenta per il fisioterapista una sfida difficile perché i meccanismi responsabili di questo disturbo non sono ancora completamente conosciuti, perché non esiste un gold standard nel trattamento, perché il possibile coinvolgimento del sistema nervoso centrale (SNC) nel dolore persistente è poco indagato, perché la ricerca sul trattamento è scarsa nonostante l’enorme impatto di questo problema.

 

QUAL È IL NOSTRO SCOPO?

L’obiettivo del trattamento dovrebbe essere aumentare la capacità di carico del tendine tramite l’esercizio terapeutico basato sul carico progressivo, ovvero aumentare la capacità del tendine di resistere alle sollecitazioni, per ridurre la sintomatologia e migliorare la funzionalità.

In pratica, l’esercizio basato sul carico progressivo dovrebbe favorire l’adattamento del tendine, del muscolo, dell’unità miotendinea e della catena cinetica.

In base agli studi clinici e all’opinione degli esperti, l’esercizio terapeutico dovrebbe essere la principale scelta di trattamento nei soggetti con tendinopatia. I pazienti dovrebbero effettuare l’esercizio terapeutico basato sul carico per almeno 3 mesi prima di considerare altre opzioni di trattamento.

Ecco alcune regole:

  • Il riposo dovrebbe essere limitato esclusivamente alla fase reattiva e al periodo iniziale della fase di alterata riparazione per evitare una possibile progressione del disturbo.
  • Sono consigliati 2-3 giorni di recupero tra attività molto impegnative per favorire il turnover del collagene; nelle fasi finali della riabilitazione, con l’aumentare della capacità di carico del tendine e della catena cinetica, il tempo di recupero può diminuire.
  • Il turnover del collagene è ridotto con il passare degli anni, quindi atleti meno giovani potrebbero necessitare di tempi di recupero maggiori.
  • Il riposo prolungato riduce la capacità di carico del tendine e della catena cinetica. Negli sportivi, inoltre, un riposo eccessivo potrebbe ridurre la performance.
  • Evitare un riposo eccessivo potrebbe avere un impatto positivo sullo stato di salute generale del paziente in quanto le tendinopatia sono spesso associate a disturbi metabolici, come diabete mellito e ipercolesterolemia.

L’esercizio terapeutico è supportato dal più alto livello di evidenza e il training eccentrico è la stratega conservativa più utilizzata nel trattamento della tendinopatia nella pratica clinica quotidiana. Vieni a scoprire presso il studio i nostri protocolli di trattamento.

La valutazione della catena cinetica è una componente raramente considerata nei programmi di riabilitazione proposti.

  • Un deficit di capacità e/o controllo neuromuscolare dei segmenti prossimali potrebbe alterare la distribuzione dei carichi negli arti inferiori e aumentare nei soggetti sani il rischio di sviluppare una tendinopatia o comunque rappresentare un fattore perpetuante dei sintomi, anche se dagli studi a disposizione non è possibile stabilire se queste alterazioni siano causa o conseguenza del disturbo.
  • Un miglioramento del controllo prossimale potrebbe essere raggiunto eseguendo semplici esercizi da integrare ai training di carico progressivo.

ALTRE STRATEGIE DI INTERVENTO?

  • Altre strategie di intervento sono spesso utilizzate nella gestione della tendinopatia achillea: terapia manuale, dry needling, agopuntura, plantari, ultrasuoni, infiltrazioni (platelet – rich plasma, coricosteroidi, agenti sclerosanti, etc.), onde d’urto, laser, taping, FANS e chirurgia.
  • Nessuna di queste stretegie è efficace come l’esercizio terapeutico
  • Non modificano la capacità di carico del tendine, la forza della catena cinetica ed il possibile coinvolgimento del sistema nervoso centrale.

MA

Se utilizzate in associazione all’esercizio terapeutico potrebbero ridurre i sintomi e favorire l’aderenza del paziente

I principali programmi di riabilitazione per la tendinopatia, basati esclusivamente su training di rinforzo per stimolare l’adattamento del tendine, utilizzano un focus attentivo interno. Ma queste strategie potrebbero non modificare adeguatamente le modificazioni a livello del SNC responsabili del dolore persistente e delle recidive. L’utilizzo di un focus attentivo esterno (visivo o uditivo) durante l’esecuzione degli esercizi potrebbe rappresentare una strategia utile per migliorare l’aderenza, modulare il dolore, modificare il controllo corticospinale, accelerare l’acquisizione di nuove abilità motorie e aumentare la capacità di trasferire le abilità acquisite dal setting clinico allo sport.