Pubalgia? suggerimenti nella diagnosi e nella gestione

Pubalgia? suggerimenti nella diagnosi e nella gestione

La pubalgia è un sintomo comune negli atleti, in particolare in quelli che svolgono sport in cui si deve calciare un pallone ed in cui si richiede continui cambi di direzione e velocità. La casistica sportiva nella letteratura internazionale riporta un’incidenza media nei vari sport dal 5 al 15% di tutti gli infortuni.

I calciatori, i tennisti e i rugbisti sono le vittime favorite di questa affezione, poiché i gesti tecnici sport specifici che costantemente effettuano e gli intensi carichi di lavoro procurano forti squilibri a livello del bacino con successive alterazioni funzionali.

I principali processi patologici che stanno alla base di una pubalgia come disfunzione degli adduttori, dell’inserzione del retto addominale, osteite pubica ed impingment femoro acetabolare dovranno essere riesaminate e presentare una correlazione con i risultati diagnostici.

La biomeccanica e l’anatomia funzionale della regione inguinale è complessa.  Diversi gruppi muscolari agonisti ed antagonisti si inseriscono in zone adiacenti alla sinfisi pubica, la quale agisce come un fulcro di transizione di forze attraverso la pelvi.

Una lesione ossea locale o alle strutture fibrocartilagine cosi come un dolore riferito all’anca o alla regione lombosacrale  possono produrre una sintomatologia simile.  Un classico, per esempio, è rappresentato da quei pazienti che si presentano con un dolore inguinale , esacerbato dall’esercizio,  il quale potrebbe irradiarsi nella parte mediale della coscia e nella zona scrotale.


La pubalgia dello sportivo farebbe riferimento a tre entità anatomo-cliniche, tra loro spesso associate.

    • La patologia parieto-addominale, che interessa la parte inferiore dei muscoli larghi dell’addome (grande obliquo, piccolo obliquo e traverso) e gli elementi anatomici che costituiscono il canale inguinale

    • La patologia dei muscoli adduttori, che riguarda prevalentemente la loggia superficiale, ossia l’adduttore lungo ed il pettineo

    • La patologia a carico della sinfisi pubica

Un ulteriore complicazione diagnostica, è che altri processi patologici in atto, a distanza, posso riprodurre una sintomatologia simile alla pubalgia. Patologie acquisite o congenite, come un impingment femoro acetabolare o lesione del labbro per esempio, possono riprodurre una sintomatologia dolorosa nell’area inguinale, difficile da distinguere da una patologia adduttoria o del retto addominale.  Inoltre, come già accennato, anche l’articolazione sacro iliaca o la regione lombare possono produrre un simile quadro clinico.

Lo scopo di questo articolare è quello di riesaminare le caratteristiche diagnostiche e la gestione dei principali processi  patologici che possono produrre un dolore nell’area pubica.

DISFUNZIONE DEGLI ADDUTTORI ED INFORTUNIO DEL RETTO ADDOMINALE

Gli adduttori dell’anca, come l’adduttore lungo, breve, grande, il pettineo ed il muscolo gracile, sono gruppi muscolari che agiscono sulla sinfisi pubica. Disfunzioni di questi gruppi muscolari, con i rispettivi tendini, possono essere responsabile di una sintomatologia dolorosa pubica.  L’adduttore lungo è il muscolo che maggiormente può andare incontro a lesione.  Queste lesioni si possono presentare in maniera isolata oppure in concomitanza con un’altra lesione, sindrome retto – adduttoria per fare un esempio. I sintomi in questo caso sono esacerbati dall’esercizio  con un quadro clinico che spesso ci mostra punti di dolorabilità a livello del complesso aponevrosico prepubico o dolore alla contrazione degli adduttori. La risonanza magnetica rappresenta il GOLD STANDARD .  Il trattamento in questo caso degli adduttori e del retto, attraverso programmi di rinforzo muscolare gradualmente distribuito,  è fondamentale.

SPORT ERNIA

È un termine usato per descrivere un gruppo eterogeneo di patologie dei tessuti molli che si manifestano con un dolore riferito a livello della regione mediale inguinale.

La patofisiologia è multifattoriale, inclusi ripetuti traumi all’eponeurosi del muscolo obliquo esterno, debolezza della parete addominale o lesione del legamento inguinale. Le attività sportive che comportano la torsione degli arti inferiori con i piedi piantati al suolo sotto massimo sforzo può causare una lacerazione nei tessuti molli del basso addome o all’inguine.

Anche qua una RMN rappresenta il GOLD standard per la valutazione dei tessuti molli.

Inizialmente il trattamento è di tipo conservativo, con fisioterapia e riabilitazione attiva. L’intervento chirurgico, in laparoscopia o a trattamento conservativo. cielo aperto, viene preso in considerazione successivamente.

OSTEITE PUBICA

È un’infiammazione causata da ripetuti microtraumi nella regione pubica. Spesso associata con una lesione a carico degli adduttori e/o del retto addominale. I sintomi più comuni sono il dolore sul pube, anche al tatto, con irradiazione della regione mediale della coscia o nella zona perineale. Una RMN è in grado di rilevare irregolarità dell’osso sub condrale e sclerosi, erosioni ossee o instabilità della sinfisi pubica.

Il trattamento iniziale include riposo inteso come riduzione dell’attività, riabilitazione attiva graduale ( intesa come rinforzo graduale) e farmaci. Iniezioni di corticosteroidi  possono essere prese in considerazioni in pazienti che non rispondono positivamente ad un trattamento conservativo. Il trattamento chirurgico viene intrapreso laddove la fisioterapia non riscuote un gran successo e laddove è presente un’instabilità  pelvica importante.

FRATTURE DA STRESS

Le fratture da stress sono il risultato di ripetuti traumi da caruco assiale. A carico principalmente del ramo inferiore pubico e del collo del femore.  La presentazione clinica del dolore a livello pubico o della regione mediale della coscia peggiora con il carico e con l’esercizio e diminuisce con il riposo.

IMPINGMENT FEMORO ACETABOLARE

Nelle teorie moderne, la deformità della regione prossima del femore e / o dell’acetabolo può causare il contatto anomalo con danno cumulativo sul labbro acetabolare  e sulle superfici articolari adiacenti. La gravità di questo danno e la conseguente  disabilità sono legati alla intensità e la frequenza di quei movimenti che si verificano durante le attività specifiche, di solito quelli che coinvolgono rotazione interna e flessione dell’anca.

I Sintomi spesso mimano una patologia intrinseca pubica ed includono un dolore anteriore pubico che potrebbe irradiarsi lateralmente alla coscia, spesso aggravata da quelle attività che comportano una rotazione dell’articolazione dell’anca. Il quadro clinico spesso mostra una limitazione articolare, in particolar modo della flessione e della rotazione interna. Il segno di “CONFLITTO” riproduce un dolore a 90° di flessione di anca, dolore che aumenta se aumentiamo la rotazione interna e l’adduzione.

La diagnostica per immagine è utile per valutare non solo la presenza o assenza di morfologia anormali di FAI , ma anche per la valutazione di altre cause di dolore all’anca , tra cui:osteoartrite , necrosi avascolare della testa del femore ( AVN ) , fratture , tumori ,e lesioni ossee .

L’obiettivo principale di un trattamento conservativo è quello di migliore il glide posteriore del femore, e rinforzare i muscoli dell’anca sia in catena cinetica chiusa e sia in catena cinetica aperta e correggere gli schemi difettosi di movimento, ripristinando la funzione in tutti e tre i piani di movimento .

LESIONI DEL LABBRO ACETABOLARE

I pazienti con lesione del labbro acetabolare descrivono il dolore nella regione anteriore dell’anca o a livello inguinale, a volte irradiato al gluteo e alla coscia, lateralmente. Un dolore nella regione anteriore dell’anca è frequentemente connesso ad una lesione del quadrante anteriore del labbro, un dolore nella regione posteriore ad una lesione del quadrante posteriore. I pazienti con lesione del labbro, inoltre, riferiscono una varietà di sintomi di natura meccanica, come click o scrosci articolari, sensazioni di cedimento e limitazioni funzionali. I sintomi peggiorano con le attività, specialmente se richiedono una rotazione dell’anca.

Il trattamento riabilitativo più appropriato per questi pazienti non è ancora stato definito. L’obiettivo dovrebbe essere rivolto a ridurre le forze dirette alla regione anteriore dell’anca, identificando gli impairment nella precisione dei movimenti attivi e passivi, ottimizzando l’allineamento articolare, correggendo i pattern di movimento durante gli esercizi (specialmente in estensione) e il cammino e modificando le attività funzionali. Il controllo motorio dei muscoli abduttori e rotatori esterni dell’anca dovrebbe essere ottimizzato e corretta la dominanza del quadricipite e degli hamstring.

Tuttavia, L’artroscopia dell’anca permette di trattare efficacemente la gran parte delle lesioni del labbro, che possono essere regolarizzate, risuturate al bordo osseo o persino resecate, qualora il tessuto residuo non permetta di eseguire una valida riparazione.


CONCLUSIONI

La diagnosi di pubalgia è spesso solo una constatazione clinica. Riteniamo che sia indispensabile e necessario, di fronte ad un atleta “pubalgico”, ricercare e individuare le cause e gli eventuali fattori predisponenti attraverso un’attenta valutazione funzionale, processo fondamentale per impostare un trattamento riabilitativo corretto.

Fisioterapista a Domicilio a Massa Carrara

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La Fisioterapia per la DONNA a Massa Carrara

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La fisioterapia uro-ginecologica è una branca della fisioterapia abbastanza recente. Il fisioterapista specializzato in essa è il professionista competente del trattamento conservatore per risolvere i problemi del pavimento pelvico.

La fisioterapia perineale è una scienza che previene e tratta le disfunzioni, aiuta a preparare la muscolatura in vista del parto durante la gravidanza e a recuperare tonicità dopo il parto.

Si tratta di una specializzazione che incentra l’attenzione sulla donna, sia rispetto al trattamento che alla prevenzione, per mantenerla in uno stato di buona salute.

Essa è indicata nei seguenti casi:

  • Gravidanza: tonifica e rende elastico il pavimento pelvico e lo prepara al parto.

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Gomito del tennista? epicondilalgia laterale di gomito

Gomito del tennista? epicondilalgia laterale di gomito

EPICONDILALGIA LATERALE DI GOMITO

Il dolore a livello dell’epicondilo laterale di gomito (Epicondilalgia laterale di gomito) durante una contrazione dei muscolo estensori del polso  è una presentazione clinica muscolo scheletriche molto comune nella popolazione maschile e femmine  tra i 35 ed i 54 anni.

L’epicondilalgia laterale di gomito (LET), conosciuta come gomito del tennista, colpisce in maniera approssimativa il 3% della popolazione.  E’ la risultante di un carico eccessivo a livello dell’epicondilo, comune fra i lavoratori manuali, tennisti compresi.

Quello che proponiamo è un algoritmo da utilizzare nella gestione di quei pazienti che presentazione questo disturbo, sebbene siano necessari ulteriori miglioramenti e validazioni.

Epicondilalgia laterale di gomito: patofisiologia

La patofisiologia dell’epicondilalgia laterale di gomito (LET) è multidimensionale, con alterazioni della matrice cellulare del tendine accompagnata da alterazioni dei processi di nocicezione con alterazioni quindi delle funzioni motoria e sensoriali.

La caratteristiche istologiche del gomito del tennista sono simile alle più comuni tendinopatie dell’arto inferiore, ovvero un incremento della cellularità, una disorganizzazione del collagene ed aumento nella neovascolarizzazione.  Il principale sito di degenerazione solo le fibre più profonde dell’estensore radiale breve del carpo.

La diagnosi di epicondilite è essenzialmente basata sull’esame clinico che ha come scopo quello di provocare il dolore del paziente, in 3 modi:

  • Palpazione dell’epicondilo laterale
  • Resistenza all’estensione del polso
  • Prensione manuale

Una valutazione dei movimenti fisiologici (escursione articolare) ed accessori è necessaria (spalla, radio – ulnare e radio omerale), al fine di evidenziale restrizioni di movimenti associati.

Raccomandiamo inoltre una valutazione della regione cervicale e toracica, soprattutto per quei pazienti che presentano un dolore diffuso al collo ed al braccio con parestesie.

Per quanto riguarda il GOLD STANDARD per la diagnosi, la risonanza magnetica dimostra un alta sensibilità, ma limitata specificità, in grado di valutare anomalie strutturale del tendine, come ispessimenti ed aree di ipoecogenicità od incrementi del segnali di intensità.

I tendini rispondono a forze statiche e dinamiche che ne possono alterare: struttura, composizione e proprietà meccaniche, un processo definito come meccanotrasduzione. Overuse, «Under-use»/«stress-shielding», insufficiente vascolarizzazione tendinea, lesioni da ipertermia e modifiche da alterata espressione genica sono all’origine di cambiamenti strutturali tipici di tutte le tendinopatie.

A fondamento di questa teoria esistono numerosi studi che mettono in evidenza cambiamenti di tipo istologico in tendini non sempre sintomatici e che si riassumono nel “modello di progressione delle tendinopatie”. Sono descritte tre potenziali fasi di risposta al carico: 1) reattiva, 2) guarigione incompleta e 3) degenerativa. Ciascuno di questi momenti richiede un diverso approccio clinico riabilitativo. 

Importante effettuare una diagnosi differenziale in quanto caratteristiche cliniche  simili si presentano nella sindrome del tunnel radiale, e spesso entrambe le condizioni patologiche coesistono.

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Qua sotto elenchiamo i principali fattori prognostici di una comune tendinopatia laterale di gomito:

  • Patologia tendinea: continui cambiamenti a livello del tendine, disorganizzazione della matrice del tendine, disorganizzazione del collagene e neovascolarizzazione.
  • Sensibilizzazione centrale: una sensibilizzazione centrale del dolore è implicata nella patofisiologia della tendinopatia ed altre condizioni croniche muscolo scheletriche, come per esempio fibromialgia o colpi di frusta.
  • Concomitante dolore alla spalla ed al collo: il mal di collo è molto comune in pazienti che presentano una tendinopatia laterale di gomito. Spesso un esame del rachide cervicale riproduce dolore a livello del gomito. Molto spesso problematiche a livello di spalla, come restrizioni del movimento o debolezze possono portare, nel tempo, allo sviluppo di una tendinopatia laterale di gomito.
  • Fattori psicosociali: fattori psicosociali e lavorativi sono associati ad un aumento di un epicondilite. Un esempio è rappresentato da un utilizzo ripetitivo delle mani, per fattori lavorativi.

PRINCIPALI INTERVENTI

  • FARMACI: C’è un evidente conflitto per il ruolo dei FANS nella gestione dell’epicondilite. Potrebbero essere appropriati per quei pazienti che manifestano una forma acuta (tendinopatia reattiva) piuttosto per quelli che presentano una condizioni più degenerativa. C’è una forte evidenza che i corticosteroidi forniscono un sollievo nel breve termine ma producono nel lungo termine (6 – 12 mesi) un peggioramento. Antidepressivi ed antiepilettici potrebbero essere appropriati per quei pazienti cui si sospetta una sensibilizzazione centrale del dolore
  • Terapia manuale: c’è una moderata evidenza che la terapia manuale ortopedica possa produrre dei benefici in termini di riduzione del dolore e miglioramento della forza di prensione , soprattutto se usata in maniera combinata con gli esercizi specifici. Il glide laterale omero ulnare ed un glide postero anteriore della testa del radio rappresentano due tecniche in grado di produrre miglioramenti sostanziali immediati sul dolore e sulla funzione.  Anche le tecniche di terapia manuale a livello del rachide cervicale e toracico determinano benefici locali a livello del gomito in quei pazienti che presentano una quadro clinico di tendinopatia laterale di gomito associati a disturbi cervicali o toracici.
  • Esercizi terapeutici: l’esercizio è fondamentale nella gestione di molti pazienti che presentano questa tendinopatia. Produci risultati efficaci sia se eseguiti da soli o sia all’interno di una terapia multimodale. Malgrado siano chiari i benefici, la frequenza, l’intensità, la durata ed la tipologia di carico non sono ancora stata stabilita. Le linee guida generali raccomandano un incremento graduale della resistenza. Alcuni studi sono a favore dell’esercizio eccentrico e concentrico. La contrazione isometrica è in grado di produrre un beneficio immediato in termini di dolore nelle forme acute, mentre gli esercizi isotonici producono effetti positivi  soprattutto per quei pazienti che presentano una tendinopatia con quadro degenerativo (cronica)

Bibliografia

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26381484

Ahmad, Z. Siddiqui, N. Malik, S. S. Abdus-Samee, M. Tytherleigh-Strong, G. Rushton, N. Lateral epicondylitis: A review of pathology and management – Bone and Joint Journal – 10.1302/0301-620X.95B9

B K Coombes, L Bisset, B Vicenzino A new integrative model of lateral epicondylalgia – Br J Sports Med 2009;43:252–258. doi:10.1136/bjsm.2008.052738

Cook, J L, Purdam, C RIs tendon pathology a continuum? A pathology model to explain the clinical presentation of load-induced tendinopathy. 10.1136/bjsm.2008.051193

Lyman J, Weinhold PS, Almekinders LC. Strain behavior of the distal achilles tendon: implications for insertional achilles tendinopathy. Am J Sports Med. 2004 Mar;32(2):457-61.

Almekinders LC, Vellema JH, Weinhold PS. Strain patterns in the patellar tendon and the implications for patellar tendinopathy. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2002;10:2–5.

Bales, Chris P. Placzek, Jeffrey D. Malone, Kevin J. Vaupel, Zachary Arnoczky, Steven P. Microvascular supply of the lateral epicondyle and common extensor origin 10.1016/j.jse.2006.08.006

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Il Running RINFORZA la tua schiena ed i tuoi dischi intervertebrali!

Il Running RINFORZA la tua schiena ed i tuoi dischi intervertebrali!

Ti hanno detto che correre rovina i dischi intervertebrali e causa mal di schiena?

Ti hanno magari spiegato come l’impatto ripetitivo con il suolo peggiori le tue “ernie” peggiorando la tua lombalgia?

non è esattamente cosi, anzi succede l’esatto OPPOSTO!

Il running RINFORZA la struttura del disco intervertebrale (a tutti i livelli!), maggiore il numero di Km. percorsi correndo maggiore lo spessore del disco….

Uno studio condotto dalla facoltà di medicina della  Deakin University, infatti,  dimostra che la corsa rafforza la colonna vertebrale, in particolare L3/L4 ed L5/S1 (maggiore idratazione e contenuto di proteoglicani).

I risultati dello studio hanno mostrato infatti che i runner hanno una maggiore idratazione e un maggior contenuto di glucosaminoglicano rispetto ai soggetti non attivi. Questo effetto è presente in tutti i livelli vertebrali compresi tra T11/T12 e L5/S1. L’effetto della corsa sull’idratazione dei IVD e sul contenuto di glucosaminoglicano è maggiore a livello della regione centrale del nucleo rispetto all’anulus.

La corsa ha un effetto “anabolizzante” ovvero di IPERTROFIA sui dischi intervertebrali attraverso gli aumenti del carico, e quindi di pressione, sui dischi intervertebrali

La nostra ipotesi è che chi svolge una regolare attività di running avrà dei benefici a livello dei dischi intervertebrali rispetto a persone sedentarie con storia di patologia spinale.

Noi ti mettiamo nelle migliori condizioni….cosi puoi tornare a correre!

Fonte: https://www.nature.com/articles/srep45975